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Perché siamo pronti ad una riforma costituzionale. Il commento di Celotto

Da un paio di settimane il governo Conte 2 vacilla, per una serie di tensioni interne. Come per mesi hanno vacillato il governo Conte 1, il governo Letta, il governo Berlusconi, il governo Prodi, per fermarsi agli ultimi 10 anni.

In fondo è oramai una caratteristica della nostra Repubblica parlamentare avere governi fragili. Perché in uno Stato pluralista e politicamente frammentato, con un sistema elettorale proporzionale, raggiungere la maggioranza parlamentare per un governo non è mai facile. In tal modo, si resta sempre legati agli ultimi 2 o 3 senatori, che – tentennando – mettono in crisi qualsiasi governo.

La soluzione potrebbe essere proprio nella suggestione lanciata da Matteo Renzi negli ultimi giorni: trasformare il presidente del Consiglio nel Sindaco d’Italia.

In pratica si tratterebbe di far eleggere direttamente dal popolo il premier, in un sistema che si trasformerebbe da parlamentare in presidenziale.

In Italia già conosciamo il sistema presidenziale non solo sui libri di diritto comparato, per quello che accade negli Usa o in Francia, ma anche perché le Regioni dopo la riforma del 1999 già operano in chiave presidenziale.

Nel modello presidenziale viene a meno il legame della fiducia tra parlamento e governo, nel senso che il premier viene eletto direttamente a suffragio universale. E assieme al premier il governo non ha più necessità di ottenere la fiducia parlamentare. In tal modo, la durata del governo non è più legata agli orientamenti parlamentari. Il vantaggio sarebbe quello di una maggiore stabilità del governo che potrebbe operare senza doversi preoccupare di tensioni nella maggioranza.

Sappiamo bene che questo modello non fu scelto in Assemblea Costituente per i timori di avere un premier troppo forte. Settanta anni di Repubblica parlamentare ci hanno sicuramente rassicurato in tal senso. Ma ora – in tempi mutati – appare evidente che ormai il modello rischia di non funzionare più: per cui occorre un serio ripensamento.

Forse siamo davvero pronti ad una riforma costituzionale che ci consenta di evitare che gran parte delle energie del governo – di ciascun governo, di destra come di sinistra – venga spesa per prevenire o risolvere le possibili crisi. In fondo abbiamo bisogno di un governo che governi e non di un governo che cerchi soprattutto di ricucire la sua maggioranza. Per un miglior funzionamento della nostra Repubblica.

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