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Contro il coronavirus Conte faccia come Roosevelt. Il consiglio di Gustavo Piga

Altro che misure una tantum o spot, contro il coronavirus servirebbe Franklin Delano Roosevelt. Non c’è da fare troppo gli ottimisti, il virus arrivato dalla Cina non lascerà molto scampo alla nostra economia, aggrappata ancora troppo a quel Nord industriale ormai prossimo alla paralisi. Per questo, dice a Formiche.net, Gustavo Piga, economista e docente a Tor Vergata a mali estremi servono estremi rimedi e questo è uno di quei casi. La mano pubblica deve intervenire pesantemente, un po’ come fece negli anni 30 il presidente americano, per risollevare gli Stati Uniti dall’abisso della Grande Depressione. Primo passo, andare in Europa e chiedere immediatamente il via libera a innalzare il deficit fino a ridosso del 3% del Pil, per consentire di sbloccare gli investimenti pubblici nei territori colpiti.

Professore, si torna a parlare di deficit al 3%. Lei crede sia la via maestra per impedire che il coronavirus demolisca la nostra economia?

Non lo credo io, lo crede la maggior parte degli economisti. E anche da anni. Questa è una crisi dovuta a una calamità e il coronavirus lo è, non dipende dall’azione del governo. Questo crollo a cui andiamo incontro, e mi creda che ci sarà, non è colpa delle mancate riforme. Di questo l’Europa non può non tener conto, deve darci massima flessibilità, dobbiamo andare a Bruxelles e pretendere un deficit al 3%. Punto.

Ma lei si aspetta davvero un impatto del virus così violento sulla nostra economia nei prossimi mesi? 

Io sono uno che vede nero da diversi anni. La nostra economia, già prima del coronavirus aveva una performance che più nera non poteva essere. Addirittura stavamo flirtando con la quarta recessione, anche per colpa di sciagurate politiche come reddito di cittadinanza e quota 100 che sono state preferite agli investimenti pubblici. Tutte le stime della Commissione Ue, prima del coronavirus, ci davano come ultimi della classe. E appena il virus è arrivato in Cina, Nomura e non Gustavo Piga, ha detto che per l’Italia si prevede una decrescita compresa tra il -0,1% e il -1%. Ora che la crisi del coronavirus è anche italiana, mi dica quale analista finanziario possa decretare una crescita positiva per noi. Siamo alla recessione sulla recessione, non ho il minimo dubbio.

C’è da mettersi le mani nei capelli. Piga, che si fa?

Si ricorda di Roosevelt? Roosevelt diceva che l’unica paura di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa. Ma diceva anche un’altra cosa. E cioè che il governo deve sostenere l’economia con una manona pubblica fino a quando non tornerà l’ottimismo. E la manona in questione sono gli investimenti pubblici. Insomma, un intervento dello Stato profondo e massiccio. Anche perché quando ci sono crisi così gravi, come quella italiana, fatta di stagnazione e ora di emergenza sanitaria, bisogna sempre ricordarsi una cosa.

Sarebbe?

Se queste crisi non vengono curate bene, anche quando torna il bel tempo ci possono essere effetti negativi nel lungo periodo. Se noi andiamo a indebolire il nostro tessuto industriale, intaccando cioè la capacità delle nostre aziende di interagire con le altre, allora le altre aziende inizieranno a comprare prodotti dai paesi rivali. E per recuperare questo ritardo avremo bisogno del quadruplo del tempo per recuperarlo. Anche in questo caso è il pubblico che deve muoversi: se le nostre aziende hanno un calo degli ordini, per esempio, spetta allo Stato fare quegli ordini di beni e servizi in grado di farle vivere.

Le probabilità che Ursula von der Leyen faccia come Roosevelt, ovvero ci consenta di investire pesantemente in barba al deficit, quali sono?

Roosevelt lo deve fare Conte tanto per chiarire. Qui l’Italia deve battere i pugni e chiedere, perché più tardi ci muoviamo e più difficile sarà uscire da questa crisi. Spetta al governo italiano usare la manona pubblica di cui parlavo, dopo aver chiesto campo libero sul deficit all’Europa. Non voglio nemmeno pensare che Bruxelles possa negarci questa possibilità. Altrimenti sa che succede? Domani mattina i sovranisti arrivano al 52%. Dunque non c’è un motivo al mondo perché l’Europa possa dire di no a una situazione che non ha pari nel nell’ultimo secolo.

Piga non per fare l’avvocato del diavolo. Ma come possiamo pretendere simili concessioni di deficit con il terzo debito sovrano al mondo?

Il debito pubblico rispetto al nostro Pil negli ultimi anni è aumentato del 20% proprio a causa delle politiche di austerità. E questo perché non abbiamo fatto ripartire l’economia per mezzo degli investimenti. Se il Pil crolla perché non si investe come si dovrebbe, il debito schizzerà al 140% del Pil. E poi come la mettiamo? L’unico modo per ridurre il debito, e anche per evitare l’esplosione dei sovranisti, è fare investimenti e far crescere l’economia.

Può aiutare il fatto che l’Ue abbia deciso di riscrivere il Patto di Stabilità, per giunta consultando gli Stati membri?

Una condizione necessaria ma non sufficiente. Se poi lo riscrivono male, come nel 2011 quando abbiamo creato il Fiscal compact che ha generato l’austerity, allora che senso ha? E comunque per riscrivere il Patto serviranno mesi. E nel frattempo l’Italia che fa? Il coronavirus mica aspetta il nuovo Patto…

Diciamocelo, il governo fin qui non si è mosso col dovuto polso per mettere in sicurezza l’economia dinnanzi al coronavirus…

L’emergenza è scoppiata adesso, facile criticare l’esecutivo ora. Però bisogna avere un occhio lungo e capire come risistemare l’economia a emergenza finita. E per risistemarla c’è un unico modo, investire. Conte ha due ministri, Sanità ed Economia. E a ognuno di essi deve dire quello che devono fare una volta terminata l’emergenza.



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