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Padre Spadaro spiega Querida Amazzonia. E il sinodo, che continua

L’esortazione apostolica “Querida Amazonia”, ha da oggi la possibilità di essere letta con la “guida alla lettura” (Marsilio) del direttore de La Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro. È una nota dettaglia e approfondita, ma soprattutto è importante perché consente di capire chi l’ha scritta, cioè Papa Francesco. Un noto teologo, che da anni insegna negli Stati Uniti, Massimo Faggioli, commentando Querida Amazonia giorni fa ha scritto su Twitter: “Devo dire una cosa. Non possiamo essere tutti gesuiti”. Ha colto il punto. L’importanza di alcune categorie proprie della spiritualità ignaziana sono decisive per capire Francesco e il suo stile, anche di governo. Così si può dire che chi vuole capire quale sia il rapporto tra l’esortazione apostolica firmata dal papa e il documento finale del sinodo stesso deve leggere questo testo di un altro gesuita, Spadaro. Noi siamo abituati al pensiero dialettico invece che al discernimento e alle antinomie. Il pensiero antinomico invece è fondamentale per Bergoglio e anche per Francesco, lo sanno tutti coloro che hanno letto la sua prima esortazione apostolica, Evangelii Gaudium.

Ho cercato a lungo di entrare nel pensiero antinomico. Noi pensiamo alla dialettica come tesi-antitesi-sintesi. Francesco, forte della spiritualità ignaziana e del pensiero di Romano Guardini, arriva a farci immaginare uno sforzo per noi considerevole: se la vita è atto, ogni atto deve avere un punto di partenza fisso. Dunque ogni atto presuppone un momento statico. Sono opposti, non sono contrapposti. Qui, tra azione e fissità non c’è tesi e antitesi da cui scaturisce una sintesi intesa come compromesso, o via di mezzo, ci sono invece due opposti indispensabili. Le stagioni fredde e calde, umide e secche, si rimpiazzano quando raggiungono il massimo di espansione, visto che a quel punto la loro costruttività viene meno. Ma si può fare a meno delle une o delle altre? Non sono indispensabili per mantenere uno stato di equilibrio? L’elaborazione delle opposizioni polari non è estranea alla nostra cultura, Roberto Ardigò ha affermato che la concordia discors di Orazio, cioè l’armonia discorde, indichi una strada necessaria, quella “generata da persone che si ascoltano e si confrontano.”

Tutto questo ci appartiene, con Orazio ed Empedocle, come appartiene all’Estremo Oriente, incluse ovviamente le sue concezioni filosofiche. La realtà si mostra attraverso una tensione sempre rinnovata tra polarità contrarie. Di più: nel libro di Massimo Borghesi si legge che per Bergoglio “la cattolicità esige, chiede questa polarità tensionale tra il particolare e l’universale, tra l’uno e il multiplo, tra il semplice e il complesso. Annichilire questa tensione va contro la vita dello Spirito. Ogni tentativo, ogni ricerca di ridurre la comunicazione, di rompere il rapporto tra la Tradizione ricevuta e la realtà concreta, mette in pericolo la fede del Popolo di Dio. Considerare insignificante una delle due istanze è metterci in un labirinto che non sarà portatore di vita per la nostra gente. Rompere questa comunicazione ci porterà facilmente a fare della nostra visione, della nostra teologia, un’ideologia.”

Eccoci così al passaggio cruciale dell’accompagnamento alla lettura di padre Antonio Spadaro. Che l’autore si dolga che l’Amazzonia sia sparita dai commenti è ovvio. La Chiesa parla al mondo, ma i giornalisti che di solito la sollecitano a parlare al mondo quando lo fa le chiedono di parlare solo alla Chiesa, cioè solo di celibato facoltativo. È anche ovvio che l’autore si dolga del fatto che un testo che recupera la dimensione culturale plurima del mondo, e che lo fa anche tramite la poesia, per sconfessare i progetti monisti, di tutti i monisti, sia trascurato dai commenti. Solo Bolsonaro ha colto.

Ma il destino di questo testo è entrato nell’orizzonte ristretto imposto dal libro del cardinale Sarah: dunque il papa sta con il celibato o no? Si è imposta un’agenda piccola, ovvio che la prima denuncia della deforestazione spirituale del mondo e sociale dell’Amazzonia sparisca. Il riduzionismo è riuscito, bisogna venirci a termini. E Spadaro alla fine lo fa, ma ci avverte che la chiave per capire è il recupero delle spiritualità amazzoniche, la valorizzazione delle comunità di base, l’orizzonte di una Chiesa di tutti i battezzati e le battezzate, non solo dei sacerdoti. Questo è il vero orizzonte che indica, e che invero sembra proprio archiviare l’idea di neo-cristianità tanto cara ai tradizionalisti. Non a caso finisce dicendo che tra i grandi fiumi che Bernini immaginò confluire in Piazza Navona ora c’è anche il Rio delle Amazzoni, e scusate se è un fiume da poco.

Per venire però alla “concordia discors”, al futuro, al rapporto con il testo del sinodo che indubbiamente propone i preti sposati, Spadaro scrive: “Registra il fatto che ci sono situazioni pastorali che suggeriscono soluzioni opposte. [….] Che fare dunque qualora ci si presentassero due proposte differenti? Il Papa risponde riprendendo la sua Evangelii Gaudium, che quando succede questo è probabile che la vera risposta alle sfide dell’evangelizzazione sta nel superare tali proposte, cercando altre vie migliori, forse non immaginate. Il conflitto si supera ad un livello superiore dove ognuna delle parti, senza smettere di essere fedele a sé stessa si integra con l’altra in una nuova realtà. Tutto si risolve ‘su un piano superiore che conserva conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto’”. Leggendo bene si scopre una novità enorme: non c’è accettazione? Io dire che non c’è imposizione.

Personalmente credo che l’orizzonte posto da Querida Amazzonia, ma di questo nel testo in oggetto non v’è traccia, sia la novità più affascinante: la lenta elaborazione di un rito amazzonico.

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