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Il vero guaio di Salvini non è Mosca, ma Berlino e si chiama AfD

Durante la recente conferenza all’Associazione della Stampa Estera Matteo Salvini rispondendo a un giornalista sulla sua visione dell’Europa ha commesso un errore politico, ma i giornalisti presenti non hanno colto la sua importanza. Il leader della Lega ha dichiarato: “Noi non vogliamo uscire da niente”. In Europa c’é, viceversa, un posto da cui Salvini e la Lega dovrebbero uscire a gambe levate: il gruppo del Parlamento europeo denominato “Identity and Democracy”a cui partecipa il partito tedesco di estrema destra AfD.

L’alleanza della Lega con AfD nel Parlamento europeo suscita negli Stati Uniti e negli altri Paesi democratici una barriera politica che ostacola la piena legittimazione democratica della Lega a livello internazionale. Le posizioni razziste e nazionaliste di molti esponenti di AfD hanno innescato aspre polemiche nell’arena politica tedesca; e le critiche di alcuni leader di AfD al monumento in memoria della Shoa – costruito nel cuore di Berlino – hanno provocato indignazione in tutto il mondo. In effetti dal sin dal 2013 (anno di fondazione del partito) una buona parte di esponenti AfD – pur utilizzando slogan ambigui per non incorrere nelle severe sanzioni della legislazione tedesca contro i reati di apologia del nazismo – hanno proposto temi, parole e immagini di incitamento all’odio e al razzismo di ispirazione neo-nazi.

Colpisce che la parte più moderata del partito – nonostante le scissioni – si sia rifiutata di prendere le distanze dalla corrente più estremista di AfD, la cosiddetta “Der Fluegel”. Fonti qualificate hanno segnalato che quest’ultima potrebbe essere attenzionata dai servizi interni tedeschi per le possibili collegamenti con gruppi violenti che operano in Russia. In Germania numerosi analisti sostengono che per troppo tempo l’ attenzione è stata focalizzata esclusivamente sull’estremismo islamista. In effetti solo in tempi recenti le autorità tedesche hanno compreso il pericolo che i gruppi estremisti di destra rappresentano per il futuro della democrazia tedesca. Un’altro sintomo preoccupante è che per la prima volta – in seguito alla crescita dell’antisemitismo – alcune famiglie di religione ebraica stiano pensando di lasciare la Germania.

In verità nella Lega c’è chi ha capito che la relazione con AfD è una grossa spina nel fianco per il partito. Dopo la sua recentissima nomina a Responsabile del Dipartimento Esteri della Lega, Giancarlo Giorgetti (leader di lungo corso della Lega, delfino di Bossi e parlamentare dal 1996) ha dichiarato al Corriere della Sera: “Per me si può fare anche domani (uscire dal gruppo parlamentare con AfD, ndr). I tedeschi li conoscevamo poco, e nessun matrimonio è indissolubile”.

Se per Giancarlo Giorgetti si può fare a questo punto la palla passa a Matteo Salvini. Peraltro Salvini ha pubblicamente dichiarato di voler stabilire un rapporto privilegiato con Berlino per bilanciare l’influenza francese e i suoi legami con AfD certamente non lo aiutano a realizzare questo progetto. Se nei prossimi mesi assumerà una netta presa di posizione (tagliare i ponti con AfD uscendo dal Gruppo parlamentare europeo “Identity e Democracy”) la visita negli Stati Uniti – pianificata per i prossimi mesi – avrà sicuramente più successo. Se viceversa Salvini continuerà a tergiversare gli osservatori si chiederanno: perché? Difficile rispondere.

Azzardiamo alcune ipotesi: a) all’interno della Lega potrebbe essere percepito come un segnale di “cedimento” alle posizioni di Giorgetti? b) C’è timore di perdere consenso tra gli elettori italiani più estremisti, quelli più affascinati da Borghezio e C.? c) Nostalgia per il progetto di Steve Bannon di una aggregazione europea nazional-populista filo russa? Forse nessuna di queste é la risposta giusta. Come dimostrano le posizioni sul Coronavirus Salvini cerca sempre di sintonizzarsi con gli umori della gente perché sa quanto contano i “gesti” e sopratutto quanto è forte il “contagio della paura”. Cosa avrebbe detto se l’ospedale di Codogno – di cui parlano tutti i media mainstream del mondo non fosse stato in provincia di Cremona, ma di Firenze?

Il suo fiuto e la sua straordinaria grande abilità di comunicatore è la sua forza, ma anche la sua debolezza. Gli umori dell’opinione pubblica cambiano con incredibile velocità. Giusto o sbagliato che sia oggi i sondaggi ci dicono che oltre i il 60% degli elettori tedeschi pensa che la strage di Hanau sia colpa dell’estremismo propagandato da AfD, una accusa infamante. Per la Lega AfD rappresenta un boomerang di grandi proporzioni: se fossi Matteo Salvini seguirei il suggerimento di Giorgetti taglierei i ponti domani.

P.S. Aggiungo un altro suggerimento non richiesto. Matteo Salvini e Luca Morisi dovrebbero riflettere seriamente sull’errore di comunicazione compiuto con la citofonata a Bologna nel quartiere Pilastro. L’errore più grave non è quello messo in evidenza dai media: aver accusato ingiustamente un ragazzo. Il messaggio era profondamente sbagliato per giunta da un ex ministro dell’Interno. Altro che suonare al citofono: un cittadino che sospetta un giro di spaccio ha un dovere morale ben preciso: non dirlo a nessuno per evitare fughe di notizie e rivolgersi al più presto ad Commissariato di PS o a una caserma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

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