Skip to main content

Il dibattito dem e il repulisti di Trump alla Casa Bianca. Il racconto di Gramaglia

È partito il grande repulisti: Donald Trump ha silurato il rappresentante degli Usa presso l’Ue Gordon Sondland, poche ore dopo avere cacciato dal Consiglio per la Sicurezza nazionale il colonnello Alex Vindman e suo fratello Yevgeny Vindman consulente legale alla Casa Bianca.

Sondland, come Vindman, è stato uno dei testimoni chiave nell’inchiesta della Camera che ha portato all’impeachment del presidente. Ad annunciare il benservito lui stesso: “Sono stato avvisato che il presidente intende richiamarmi immediatamente”, afferma Sondland.

A Vindman, “è stato chiesto di lasciare per aver detto la verità”, ha riferito il suo legale. Il repulisti è stato deciso dallo stesso presidente, che vuole disfarsi di tutti coloro che non gli hanno mostrato assoluta fedeltà nella vicenda dell’impeachment, di cui lui chiede la cancellazione da parte del Congresso. Fra i nomi a rischio, c’è anche il capo dello staff a interim della Casa Bianca Mick Mulvaney.

Gli scossoni alla Casa Bianca hanno fatto passare in secondo piano il dibattito fra gli aspiranti alla nomination democratica a Manchester, nel New Hampshire, Stato dove martedì 11 ci saranno le primarie.  Sul palco erano in sette: in ordine alfabetico Joe Biden, Pete Buttigieg, Amy Klobuchar, Bernie Sanders, Tom Steyer, Elizabeth Warren, Andrew Yang. Fuori gioco Tulsi Gabbard, Bill Bennet e Deval Patrick, oltre a Mike Bloomberg, che non partecipa alle primarie di febbraio.

Buttigieg e Sanders, usciti entrambi vincitori dai caucuses nello Iowa, i cui risultati non sono ancora divenuti ufficiali, si sono dati battaglia, ma sono anche stati oggetto degli attacchi dei loro rivali, soprattutto Biden e la Warren, che temono di perdere ulteriore terreno. La strana coppia, il vecchio e il giovane – fra i due, quasi 40 anni -, s’è ben difesa; e l’offensiva condotta dall’ex vice-presidente e dalla senatrice davanti a milioni di telespettatori non avrebbe prodotto grossi frutti.

L’ultimo sondaggio Nbc pubblicato dà “Mayor Pete”, il moderato, e “Nonno Bernie”, il “socialista”, davanti anche nel New Hampshire. Sotto tiro nel dibattito di Manchester è stato soprattutto Buttigieg, attaccato da Biden, che si sente sfilare di dosso il ruolo di campione dei moderati, e pure da Sanders, che lo vede come l’antagonista da battere sulla strada della nomination. Anche se resta l’incognita di Bloomberg che scenderà in campo a partire dal Super Tuesday del 3 marzo.

Due i momenti di unità democratica nella serata. Quando Biden ha chiesto e ottenuto dalla platea una standing ovation per i funzionari cacciati da Trump per avere testimoniato nell’inchiesta sull’impeachment. E quando Sanders ha signorilmente rifiutato di commentare le critiche espresse nei suoi confronti da Hillary Clinton (“Bernie non piace a nessuno”): Biden gli si è avvicinato, stringendolo in un abbraccio affettuoso.

Ma ci sono pure stati momenti di confronto, se non di tensione. Buttigieg esordisce contro Trump: “Bisogna voltare pagina”; e, rivolto a Sanders, aggiunge: “Bisogna rinunciare alle ricette estreme per unire il Paese”. Il senatore replica: “Per unire il Paese serve un’agenda che guarda a chi è in difficoltà e che ridistribuisca la ricchezza in mano all’1% della popolazione americana”.

Biden accusa Sanders di proporre un programma dai costi irrealistici. E cerca di fare valere la sua enorme esperienza, contrapposta all’acerba carriera dell’ex sindaco si South Bend, troppo giovane per candidarsi allo Studio Ovale – sarebbe il più giovane presidente mai eletto -. “Non possiamo risolvere i problemi guardando sempre indietro”, gli replica Buttigieg. Biden rilancia: “Le politiche del passato non sono poi sempre così male”, con un riferimento alla presidenza di Barack Obama. Buttigieg non arretra: “Gli obiettivi raggiunti sono stati fenomenali: quello era il momento giusto. Ma ora dobbiamo confrontarci con il presente. E questo momento è diverso”. Applausi.

Sanders e Warren, i due progressisti del lotto, attaccano Buttigieg, che accetta soldi per fare campagna da finanziatori miliardari. L’ex sindaco sottolinea che i democratici devono confrontarsi con “l’enorme macchina che raccoglie denaro” della campagna Trump. La Warren critica pure Bloomberg che sta spendendo cifre enormi in spot elettorali per salire nei sondaggi, preparandosi alla discesa in campo nel Super Martedì  del 3 marzo.

Infine, Biden sorprende tutti, mettendo le mani avanti: riconosce di avere preso una batosta in Iowa e avverte che rischia di essere così anche in New Hampshire, ma assicura che si rifarà in altri Stati: sempre che, commentano parecchi osservatori, ce ne sia ancora il tempo.



×

Iscriviti alla newsletter