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Lo zio di Guaidò in manette. L’ultimo gesto disperato di Maduro

Il regime di Nicolás Maduro insiste ad assediare il presidente del Parlamento venezuelano, Juan Guaidó. Questa volta ha deciso di arrestare lo zio, Juan José Márquez. La denuncia è partita da Romina Botaro, moglie dello zio del leader dell’opposizione venezuelana, poco dopo essere atterrato a Caracas da Lisbona con il figlio. “Non abbiamo saputo nulla di lui – ha dichiarato alla stampa Botaro -, 24 ore dopo ci ha comunicato che era sotto custodia della Direzione Generale di Contro-intelligence militare”.

Márquez aveva passato il controllo migratorio dell’aeroporto internazionale di Maiquetía, a circa 30 chilometri da Caracas, ed è stato arrestato inizialmente da funzionari della dogana venezuelana, Seniat. Successivamente è stato portato al Palazzo di Giustizia.

Botaro aveva spiegato che suo marito aveva un giubbotto anti-proiettili, aggiungendo che questo non è un reato: “Mio marito è un uomo di famiglia, un lavoratore, non ha nessun precedente politico né penale. Sono tranquilla perché non possono imputare nulla a mio marito”.

Prima di avere notizie di Márquez, Guaidó aveva scritto su Twitter che responsabilizzava direttamente Nicolás Maduro per la scomparsa dello zio.

Ma poco dopo è arrivata la conferma da Diosdado Cabello, uno dei leader del chavismo: lo zio di Guaidó era in carcere per presunto possesso di esplosivi chimici e giubbotti anti-proiettili non dichiarati.

“Portava lampadine tattiche – ha detto Cabello durante il suo programma settimanale di tv -, queste lampadine all’interno, dove vanno le batterie, avevano sostanze chimiche, probabilmente esplosivo sintetico C4. Sono qui, non è una bugia”. “E adesso, che facciamo? È lo zio di ‘Juanito Alimaña’ – in riferimento a Guaidó – e per questo bisogna lasciarlo libero? No, no. Una e mille volte no”.

Tuttavia, sia la compagnia aerea portoghese Tap, sia il governo di Lisbona, hanno respinto le accuse di Cabello, spiegando che è impossibile viaggiare con esplosivi nei loro velivoli: “Ci sono sistemi di sicurezza che li identificano […] Nella normativa di Tap e tutte le aerolinee alleate, non solo è vietato viaggiare con esplosivo, ma questo include anche le batterie”.

Cabello ha anche dichiarato che i giubbotti anti-proiettili che portava Márquez erano stati acquistati dall’esperto politico Juan José Rendón Delgado, noto oppositore del regime di Maduro, e che Márquez aveva sul telefono cellulare il numero di contatto di un “funzionario dei servizi segreti degli Stati Uniti sotto il nome di Charles”.

Per il senatore americano dello Stato della Florida, Rick Scott, il sequestro dello zio del presidente ad interim Guaidó è una prova della disperazione che vive il regime venezuelano: “Nicolás Maduro e i suoi scagnozzi hanno arrestato arbitrariamente lo zio di Juan Guaidó quando è arrivato in Venezuela. Non sappiamo dove sta e perché l’hanno detenuto […] Maduro sa che il suo tempo è arrivato alla fine. Questo è il gesto di un tiranno disperato”.

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