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Emergenza coronavirus in Italia? La Difesa americana c’è. Ecco come (e quanto)

Meno chiacchierati e ben poco propagandati, continuano ad arrivare in Italia gli aiuti dagli Stati Uniti. Non possono contare sulla potenza della narrativa cinese, né sui rodati canali della disinformazione russa, eppure arrivano copiosi da diversi giorni, persino dal Pentagono, l’istituzione che oltreoceano rischia di subire maggiormente l’emergenza, e che pure invia aiuti al nostro Paese, complice il rapporto tra il ministro Lorenzo Guerini e il segretario alla Difesa Usa Mark Esper.

LA NUOVA CONSEGNA

Oggi è la volta di 140 posti letto, barelle, schermi ed altre attrezzature mediche che con otto camion sono stati donati alla Regione Lombardia dall’ambasciata Usa in Italia, in partnership con la Defense security cooperation agency (Dsca) e lo Us Army Europe, dunque direttamente dal governo degli Stati Uniti. La Dsca dipende formalmente dal Pentagono, guidato da Mark Esper, anche se segue le linee politiche del dipartimento di Stato targato Mike Pompeo. È stato proprio Pompeo il primo (era inizio marzo) a promettere sostegno all’Italia quando l’emergenza era ancora agli albori.

SEGNALI CONCRETI

Gli ha fatto seguito Donald Trump con il noto tweet che riprendeva le Frecce tricolori. Un messaggio di “love” seguito a sua volta da tanti segni concreti di vicinanza, tra donazioni e invii di materiali sanitari, molti dei quali avvenuti attraverso aziende private, dalle multinazionali alle organizzazioni no profit, e forse proprio per questo testimonianza maggiore di vicinanza tra due comunità (oltre i due Paesi). Domenica scorsa è stata la volta dell’aiuto diretto dal Pentagono. Dalla base di Ramstein, in Germania, è arrivato ad Aviano un C-130J Super Hercules della US Air Force con a bordo un sistema mobile di stabilizzazione dei pazienti che fornisce dieci posti letto e può supportare un totale di 40 pazienti per un periodo di 24 ore). Il materiale era stato preso in carico dalle Forze armate italiane, mentre oggi gli otto camion sono in consegna alla Regione Lombardia, accolti da Alan Rizzi, sottosegretario ai rapporti con le delegazioni internazionali della giunta lombarda.

IL LEGAME TRA DUE DIFESE

Anche in questo caso c’è comunque il contributo delle Forze armate italiane, vista l’assistenza al carico fornita dai Carabinieri. D’altra parte, avevamo notato, il rapporto tra la Difesa italiana e il Pentagono è attualmente, con il Quirinale, lo snodo delle relazioni tra Roma e Washington. Aiuta il rapporto personale che si è instaurato tra Lorenzo Guerini e Mark Esper, suggellato alla fine di gennaio con una visita ufficiale negli States del ministro italiano. Il dipartimento della Difesa americano rischia di risultare l’istituzione Usa più coinvolte nell’emergenza (che inizia a mostrare tinte particolarmente drammatiche), ma questo non ha impedito l’invio di aiuti all’alleato italiano. Tra l’altro, non è da escludersi che non possano arrivare a breve altri annunci di sostegno al nostro Paese. E non è un caso che a ringraziare dell’arrivo sia stato proprio Guerini: “Italia e Stati Uniti sono Paesi amici, storicamente legati da una forte alleanza”. Ora, “sono vicini più che mai anche in questa battaglia contro il Covid-19; la nostra amicizia è sempre un punto fermo”, ha detto il titolare di palazzo Baracchini, autore la scorsa settimana di una lettera al collega Esper per esprimere vicinanza al popolo americano.

CERIMONIE A CONFRONTO

Per l’arrivo odierno di aiuti, sorprende un po’ il basso profilo della cerimonia di consegna, sicuramente inferiore rispetto agli abbracci tributati al personale militare arrivato dalla Russia e alla gioiosa accoglienza riservata ai medici cubani, per non parlare delle grandi telecamere per gli aiuti dalla Cina. D’altra parte, lo stesso si poteva dire, la scorsa settimana, per l’aiuto arrivato a bordo di un velivolo cargo DC8 partito dagli Stati Uniti. A bordo, il personale (sanitario e logistico) e attrezzature mediche per venti tonnellate messe a disposizione dall’organizzazione evangelica Samaritan’s Purse. Tonnellate che sono servite (con il grande contributo delle Forze armate italiane) per realizzare un intero ospedale da campo a Cremona, operativo per tre mesi con 60 posti letto e otto unità per la terapia intensiva. Segnali concreti, insomma, anche se fanno poco rumore.


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