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Il Cura Italia? Non basta. Stop a tasse, bollette e mutui. La ricetta di Bernini (FI)

Di ritorno dalla conferenza dei capigruppo in Senato. Roma è semi deserta. Ma, a Palazzo Madama, si lavora alacremente. La capogruppo Anna Maria Bernini, tra le figure in assoluto più carismatiche in Forza Italia, ha un’idea chiara e netta del decreto Cura Italia, partorito dall’esecutivo: insufficiente. E, nella nostra chiacchierata, ci spiega perché.

Senatrice Bernini, il decreto ‘Cura Italia’, tra le varie cose, garantirà seicento euro ai lavoratori autonomi, peraltro escludendo i professionisti che fanno riferimento a casse previdenziali autonome rispetto all’Inps. Cosa ne pensa?

È il carrello della spesa mensile di una famiglia italiana, non di più. Ai commercianti, ai professionisti, alle partite Iva il governo sta dicendo che potranno sopravvivere per il mese di marzo. Troppo poco. Non basta un semplice paracadute, dobbiamo dotarli di un equipaggiamento sicuro per quello che é un vero e proprio salto nel buio. Stop ai mutui, stop alle bollette, stop a tasse e contributi almeno per un anno.

Gli enti locali dovranno dare risposte concrete a tutte le comunità in forte crisi. Secondo lei, le proroghe ai pagamenti concesse dal decreto sono sufficienti?

La scadenza al 31 maggio è quasi una provocazione. È uno di quei punti che in Parlamento dovremo assolutamente cambiare. Se non si produce o si produce drasticamente di meno perché il mondo si è fermato, non si deve pagare nulla. Agli italiani dobbiamo dare rassicurazioni e garanzie, non ulteriori preoccupazioni. Serve un’iniezione di fiducia attraverso i fatti. Leggevo che in alcune città, tra cui Roma, la Polizia Municipale stava facendo controlli a tappeto ed elevando contravvenzioni. Io dico, diamoci tutti una regolata e soprattutto diamoci una mano. Gli enti locali, i Comuni, possono fare molto di più in questa fase. Quanti hanno sospeso la tassa di soggiorno? Quanti hanno solo rinviato di poche settimane pagamenti onerosi come Imu e Tari? Il buonsenso non lo devono avere solo gli italiani costretti a casa.

Il 3,5% dell’intera cifra (880,5 milioni) sono destinati a chi in questi giorni di piena crisi si è recato ugualmente al lavoro. Non le sembra un po’ poco?

Mettere a rischio la propria vita non ha prezzo. Questo è un principio che vale sempre. Ma capisco le buone intenzioni del governo e voglio preservarne lo spirito. Proprio per questo dico: diamo almeno la doppia mensilità a tutti coloro che adesso stanno lavorando e stanno garantendo un servizio. Medici, infermieri, ricercatori, forze dell’ordine in primis, che sono i nostri soldati al fronte, ma anche commessi, operai, operatori ecologici, autisti, impiegati, postini. Stanno tutti combattendo una battaglia contro un nemico invisibile che non si può monetizzare. Ma almeno diamo un segnale di concretezza, attenzione e rispetto.

Quali sono gli emendamenti che Forza Italia avanzerà?

Agiremo per mettere al sicuro la salute delle persone e l’Italia che produce. Oltre il 75% delle attività ha abbassato la saracinesca e non sappiamo ancora fino a quando. Puntiamo a sospendere ogni forma di pagamento almeno fino a fine anno. Ciò deve valere per tasse, tributi, bollette, mutui, affitti. In più vogliamo una garanzia fino a dicembre per tutti gli scoperti e la rimodulazione per gli autonomi del bonus di 600 euro, che è inferiore al reddito di cittadinanza, la doppia mensilità per tutti i lavoratori in trincea, la reintroduzione della cedolare secca per i contratti di locazione in corso, l’estensione della cassa integrazione in deroga soprattutto per i contratti a tempo determinato, il ripristino dei voucher quale strumento di rilancio del lavoro temporaneo e stagionale. Mi aspetto che il governo valuti le nostre proposte con la stessa attenzione con cui noi stiamo guardando al bene del Paese. E’ il momento che anche l’esecutivo dimostri maturità e faccia cadere ogni steccato ideologico.

Il testo normativo prevede la possibilità per i medici neo laureati, saltando l’esame di stato (e quindi di fatto rendendo la laurea abilitante alla professione), di lavorare da subito in corsia. Cosa ne pensa?

Ben venga un’ondata di energia positiva nei nostri ospedali, nei pronto soccorso, sulle ambulanze. Ma attenzione: un giovane medico neolaureato ha passione ed entusiasmo, ma non ha quell’esperienza che si acquisisce sul campo. Rendiamoci conto, quindi, che stiamo chiedendo molto a chi verrà catapultato al fronte senza aver mai fatto nemmeno un’esercitazione. Per un giovane medico è un’opportunità, ma anche una grande responsabilità. La funzionalità di molti ospedali, quindi, dipenderà dalla capacità di mettere a regime le forze e le energie dei nuovi collaboratori, con l’abilità e la competenza di chi fa questo mestiere da anni.

Concretamente, a suo giudizio, che tipo di risposte si può aspettare un piccolo imprenditore da questa manovra?

Che non è solo. Che alle sue spalle c’è lo Stato. Dobbiamo migliorare il decreto perché tutti possano riprendersi la propria vita e nessuno debba perdere il lavoro. Siamo in guerra e per questo serve un’economia di guerra, che pensi all’oggi per costruire il domani. Al governo diciamo di ascoltarci. Non possiamo permettere che una guerra che troppe vittime sta facendo negli ospedali, ne faccia altrettante anche nel nostro tessuto produttivo.

A parti invertite, Forza Italia in maggioranza. Su cosa avrebbe puntato?

Ci sono questioni che abbiamo posto non da oggi, ma da gennaio. Io stessa nel primo incontro con il ministro Speranza sollevai la necessità di tenere sotto controllo le scuole, di non limitarsi a bloccare i voli diretti ma di tenere sotto osservazione quelli con scali, di fermare gli sbarchi dall’Africa dove non c’è una infrastruttura sanitaria adeguata. Il governo ha risposto con un ritardo imperdonabile a queste richieste. Il tempo non torna e oggi scontiamo quegli errori iniziali e tanti altri che ne sono seguiti, come una comunicazione schizofrenica e una assurda fuga di notizie che ha seminato il panico. Qualcosa da dire c’è anche sul mancato coordinamento dell’emergenza. Avevamo suggerito da subito di adottare il modello Bertolaso, mentre oggi ci ritroviamo con un possibile conflitto di attribuzioni tra il Capo della Protezione civile e il neo commissario Arcuri. I conti li faremo dopo e il giudizio lo darà la storia. Ma di certo noi avremmo seguito un’altra strada.

Nella compagine del centrodestra, Forza Italia è sempre stato il partito dalla linea più convintamente europeista. Come giudica in questa fase il comportamento dell’Europa alla luce delle dichiarazioni del presidente della Bce Lagarde?

Un grande amore tradito o vede cambiamenti concreti e positivi, oppure finisce per sempre. L’Europa deve dimostrare in questa fase di avere un senso. Ed allora, o è solidale, o non è. Il danno che ci ha causato il presidente della Bce con le sue improvvide dichiarazioni va oltre i miliardi bruciati in Borsa. Ma adesso quello che conta è avere liquidità e la soluzione è a portata di mano. Bisogna mettere a disposizione di tutti i Paesi in difficoltà e senza alcuna condizione i soldi del Mes, ovvero del Fondo salva Stati, che per fortuna non è stato riformato. In guerra non si va con i fucili a salve, ma con i mezzi di sfondamento. O l’Europa ci mette a disposizione ingenti risorse economiche, oppure solo con i nostri soldi non ci salviamo.

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