Già nel 2016 la Commissione europea, all’interno del report Study on Big Data in Public Health, Telemedicine and Healthcare, spiegava i vantaggi derivanti dal potenziale utilizzo dei big data nel settore sanitario. A distanza di anni però, i passi avanti sul tema sono stati inferiori alle attese. Anche se in queste ultime settimane si è tornato a parlarne soprattutto in tema di medicina predittiva. Formiche.net ne ha parlato con Mary Franzese, ceo e founder di Neuron Guard, innovativa startup che opera nella medicina predittiva.
Franzese, quali potrebbero essere i vantaggi derivanti dall’utilizzo dei big data nel settore sanitario?
Innanzitutto possiamo parlare di vantaggi solo quando si generano impatti positivi per tutti gli attori del settore, in primis il paziente. L’emergenza coronavirus ci insegna che un efficace utilizzo delle più avanzate tecnologie consente alle strutture sanitarie di fare rapide analisi per individuare la diffusione del virus, le cause e il modo migliore per contrastarlo. La raccolta di dati in tempo reale, nel rispetto della tutela della privacy, ci consente di conoscere il numero di pazienti presi in carico all’interno di ciascuna struttura, l’iter terapeutico e il numero dei dimessi, che mi auguro aumenti giorno dopo giorno. Un altro vantaggio, come sta accadendo di recente, potrebbe essere l’utilizzo di sistemi di Intelligenza Artificiale per abbreviare i tempi di sviluppo di nuovi farmaci e vaccini.
A fronte di tanti aspetti positivi sull’altro piatto della bilancia l’attenzione maggiore è verso la tutela della privacy. Lei che ne pensa?
Penso sia cruciale tutelare la privacy dei nostri pazienti e auspico una corretta gestione dei loro dati per contrastare un utilizzo errato o ancora una loro illecita diffusione.
Di quali soluzioni avremmo bisogno per garantire un perfetto bilanciamento tra tecnologia, sicurezza, Intelligenza Artificiale e fattore umano digitale, il tutto per la maggiore e miglior tutela della salute dei pazienti?
Secondo uno studio dell’American Journal of Managed Care, tra il 2009 e il 2016 abbiamo assistito ad oltre il 30% di violazioni dei big data nei sistemi sanitari per estrapolare le informazioni contenute nelle cartelle cliniche. Una possibile soluzione potrebbe essere rappresentata da metodi di crittografia e strumenti di rilevamento che rendano i portali meno “aggredibili” dagli hacker. Passando alle organizzazioni, pur disponendo di strumenti avanzati, i dipendenti sono l’anello debole per mancanza di formazione. Dunque è necessario formarli adeguatamente. Un’ultima soluzione potrebbe essere faiutare le aziende delle telecomunicazioni affinché aumentino i loro investimenti in reti infrastrutturali 5G in grado di garantire un flusso di dati veloce, sicuro ed efficiente.
Neuron Guard è una startup innovativa che sta sviluppando un dispositivo medico salva-vita da utilizzare in situazioni di emergenza, quali ad esempio il post-arresto cardiaco e trauma cranico. Qual è la grande innovazione che portate avanti?
Il nostro dispositivo è un collare terapeutico, principale interfaccia termica con il paziente che funziona scambiando calore con il collo, collegato a un’unità di controllo, che alimenta, controlla e raccoglie i dati durante il funzionamento del collare. Grazie ad un recente studio condotto su un piccolo numero di pazienti al Cambridge University Hospital (Inghilterra), abbiamo dimostrato la sua fattibilità nel fornire una gestione della temperatura mirata al cervello in pazienti con lesioni cerebrali. La nostra mission è rivoluzionare il processo di cura dei danni cerebrali a partire dal luogo dell’evento fino all’ospedale, e accompagnare il paziente, il personale medico e quello laico in tutto il percorso terapeutico. La nostra prossima sfida? Raccogliere i capitali necessari per portare la nostra innovazione sul mercato e fare la differenza nella vita di milioni di persone.