Sono 27, da questa mattina, le carceri italiane in cui si stanno svolgendo proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza coronavirus. Gravi disordini si registrano nei carceri di San Vittore a Milano, di Rebibbia e Regina Coeli a Roma, dopo che nella giornata di ieri, domenica 8 marzo, è scoppiata una vera e propria rivolta nella casa circondariale di Modena, nata come protesta contro le disposizioni adottate per fronteggiare il contagio da Covid-19 che prevedono la sospensione dei colloqui con i parenti all’interno del carcere. Ad oggi sei sono le vittime tra i detenuti di Modena, mentre le forze politiche chiedono l’intervento del ministro della Giustizia e del governo (qui l’intervista a Gennaro Migliore sul caos nelle carceri).
L’INFORMATIVA DEL MINISTRO BONAFEDE
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sarà in Senato alle 17 di mercoledì per l’informativa sulle Carceri. È quanto stabilito dalla capigruppo di Palazzo Madama.
LA PREOCCUPAZIONE DEL GARANTE NAZIONALE DEI DIRITTI DEI DETENUTI
Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale esprime “forte preoccupazione” per le proteste da giorni in corso in diversi istituti penitenziari, proteste sfociate talvolta in violenze inaccettabili, con conseguenze gravissime, prime fra tutte la morte di alcune persone detenute. “La sospensione dei colloqui diretti con i familiari, disposta come misura precauzionale per contrastare il diffondersi del virus Covid-19 – si legge in una nota del Garante – comporta un grave sacrificio per le persone ristrette e le loro famiglie, ma si tratta di una misura a termine, fino al 22 marzo. La sostituzione delle visite con le video-comunicazioni e con l’aumento del numero di telefonate previste dalla legge richiede uno sforzo organizzativo da parte dell’amministrazione centrale e degli istituti, ma soprattutto un impegno teso a favorire una comunicazione corretta e completa sui provvedimenti adottati in carcere e anche sul territorio nazionale. Oggi, infatti, l’intero Paese e’ chiamato a uno sforzo di responsabilità, come non era mai accaduto prima. La difficoltà di accettare misure estreme si accentua nei luoghi di privazione della libertà, dove ancora maggiore deve essere l’attenzione ad assicurare una informazione diffusa e capillare, soprattutto laddove tali provvedimenti toccano il diritto a mantenere i rapporti familiari. Lo stesso Garante nazionale – continua la nota – intende impegnarsi direttamente in tal senso, come ha già fatto nei giorni scorsi durante la visita ad alcuni istituti”.
IL FOCOLAIO DI MODENA
La rivolta di domenica 8 marzo all’interno della casa circondariale di Modena è nata come protesta contro le disposizioni adottate per fronteggiare il contagio da Covid-19 che prevedono la sospensione dei colloqui con i parenti all’interno del carcere. Sei le vittime della rivolta, e sarebbero tutti decessi per overdose. Le proteste sono cominciate domenica verso ora di pranzo, quando alcuni detenuti hanno dato fuoco ai locali di uno dei padiglioni del carcere. La situazione, nelle ore, è degenerata fino a trasformarsi in una vera e propria guerriglia, con l’arrivo nella struttura di Strada Sant’Anna di agenti della polizia e militari dei carabinieri in tenuta antisommossa che hanno tentato di sedare la rivolta. Decine di carcerati sono stati bloccati e trasferiti in altre strutture. Alcuni detenuti, però, prima di arrendersi hanno assaltato l’infermeria trafugando confezioni di metadone e altri farmaci. E proprio l’abuso di sostanze stupefacenti dovrebbe essere la causa dei decessi. Tra le persone rimaste ferite, anche un agente della penitenziaria e sette sanitari finiti in ospedale ma con lesioni lievi.
PROTESTE A SAN VITTORE
Nel carcere di San Vittore due pm starebbero “trattando” coi detenuti in rivolta che, nel frattempo, sarebbero scesi dal tetto e urlano da dentro “libertà, libertà”. I magistrati sono il pm di turno Gaetano Ruta e il collega Alberto Nobili. Le richieste dei detenuti sono relative ai colloqui negati come misura di prevenzione contro il contagio da coronavirus. A causa delle proteste, sono state bloccate a Milano viale Papiniano e le altre strade che conducono al carcere di San Vittore. I vigili hanno apposto un nastro per fermare l’accesso. I detenuti, secondo quanto ricostruito da fonti di agenzia, sarebbero saliti sul tetto del penitenziario, e avrebbero incendiato alcuni materassi e altri oggetti dopo aver danneggiato gli ambulatori. Più di una decina di detenuti è salita sui tetti, mentre fuori dall’istituto le forze dell’ordine presidiano la zona, bloccando alcune vie.
DISORDINI NELLE CARCERI ROMANE
“Da questa mattina sono 27 le carceri dove si stanno svolgendo proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza #Covid19. Gravi disordini si registrano a Rebibbia a Roma, dove – oltre a bruciare diversi materassi – alcuni reclusi avrebbero assaltato le infermerie. Lo riferisce il Sindacato di polizia penitenziaria”, si legge in un post su Facebook dell’account dell’assessorato regionale alla Sanità del Lazio.
Una cintura delle forze dell’ordine si trova al momento attorno al carcere di Rebibbia. Poliziotti e carabinieri hanno circondato le mura perimetrali dell’istituto penitenziario dove, da stamattina, è in corso una protesta dei detenuti contro le restrizioni che limitano le visite dei parenti per contrastare la diffusione del contagio da coronavirus. Al momento un elicottero sorvola la struttura penitenziaria. I vigili del fuoco stanno spegnendo alcuni focolai di incendio.
Fumo viene segnalato anche all’interno di Regina Coeli. Sul posto agenti delle forze dell’ordine. Nell’altro istituto di pena romano di Rebibbia sono intervenuti i vigili del fuoco per la segnalazione di roghi nei diversi bracci.
FOGGIA, NESSUN FERITO, 20 EVASI
Secondo fonti delle forze dell’ordine contattate da Adnkronos non ci sono stati feriti, né tra le forze dell’ordine né tra i detenuti nella rivolta che questa mattina si è scatenata nel carcere di Foggia. La situazione, sempre secondo quanto si apprende, sta rientrando gradualmente. I disordini nel carcere di Foggia avrebbero avuto un’anticipazione ieri, ma sono poi esplosi oggi arrivando a una situazione tale per cui il carcere è stato per qualche ora in mano ai detenuti, come hanno comunicato fonti sindacali e da testimonianze che arrivano da agenti sul posto. “Hanno sfasciato tutto sono saliti sui cancelli del ‘Blockhouse’ che hanno tentato anche di abbattere”, spiega una fonte.
Nel corso della rivolta, sono evasi circa 20 detenuti dal carcere di Foggia. Dei quasi 50 detenuti fuggiti durante gli scontri 30 sono stati immediatamente rintracciati. Durante la rivolta i detenuti hanno provato ad abbattere i cancelli e sono riusciti ad appiccare un incendio davanti all’ingresso del casa circondariale, subito domato dai Vigili del fuoco.
La polizia ha intercettato e arrestato, sulla tangenziale di Bari, altri quattro detenuti evasi questa mattina. A quanto si apprende, i quattro detenuti avrebbero rapinato un’auto per scappare da Foggia. L’auto è stata intercettata grazie al numero di targa che era stato rapidamente diffuso alle forze dell’ordine. I quattro detenuti evasi sono della provincia di Taranto.
UCCIARDONE BLINDATO
Anche il carcere Ucciardone, a Palermo, è stato blindato, tutte le vie di accesso chiuse al traffico e presidi di controllo della polizia di stato in via Enrico Albanese, in via Borrelli e via Delle Croci, il punto più vicino tra i “bracci” e le mura di recinzione. Anche in questo caso, ci sono state proteste all’interno del penitenziario, come avvenuto ieri sera al “Pagliarelli”. La protesta è stata determinata dai timori di contagio da coronavirus e alle restrizioni ai colloqui con i familiari, necessarie per il contenimento del Covid-19. Diversi familiari, proprio in via Borrelli, hanno “comunicato” urlando verso il carcere da cui provenivano urla dai detenuti. Nelle guardiole, sui bastioni, sono presenti agenti di polizia penitenziaria, che vigilano da dietro i vetri blindati dopo che alcuni detenuti avrebbero tentato di scavalcare una prima recinzione in ferro che precede le antiche mura di recinzione.
PIEMONTE SOTTO CONTROLLO
Sarebbe invece sotto controllo la situazione nelle 13 carceri piemontesi. Dopo le battiture sulle inferiate da parte di reclusi nelle carceri di Vercelli, Alessandria San Michele e Alessandria Don Soria, la situazione è tranquilla. Lo si apprende da fonti sindacali. Le proteste erano scattate ieri a seguito delle modifiche introdotte dal governo rispetto alle modalità di colloquio nelle carceri tra detenuti e familiari, a causa dell’infezione da coronavirus.