Annamaria Furlan conferma: la scelta di chiudere le attività strategiche fino al tre aprile è maturata in una vertice tra il premier e le parti sociali, in teleconferenza. A proporre la stretta sono stati sindacati. E le polemiche sul Parlamento scavalcato? Per la leader della Cisl è il momento dell’unità, non delle polemiche.
Segretaria, pensa che la chiusura delle attività non strategiche fino al 3 aprile decisa dal premier Giuseppe Conte servirà a qualcosa?
Guardi è una decisione assolutamente necessaria e condivisibile quella di chiudere in tutto il paese le fabbriche la cui produzione non è essenziale o necessaria in questo momento di grave emergenza. Siamo stati anche noi a chiedere ieri sera al presidente del consiglio Conte di sospendere temporaneamente tutte le attività produttive non indispensabili per prevenire il contagio. Anche nei servizi bisogna distinguere quali attività sono davvero indispensabili per i cittadini e quelle che possono essere temporanemante sospese. Ed abbiamo anche chiesto al Governo che si dia la possibilità ai prefetti nelle zone dove la situazione è drammatica di varare norme prescrittive ancora più drastiche, se ce n’è bisogno. Se non riusciamo a fermare il contagio non ci sarà futuro per il Paese.
Cosa pensa delle polemiche sul fatto che il premier ha consultato le parti sociali e non il Parlamento? I corpi intermedi possono veramente dare un contributo oggi?
Certo. Come ha detto il presidente della repubblica Mattarella, questo è il momento dell’unità e della massima coesione nazionale. La scorsa settimana abbiamo siglato un protocollo importante con le associazioni imprenditoriali ed il governo per garantire il massimo sostegno a tutti i lavoratori. Tutela della salute e tutela del reddito sono facce della stessa medaglia. Adesso è indispensabile che i decreti attuativi siano fatti bene e in fretta, il tempo non è una variabile indipendente. Le misure vanno rese subito fruibili per imprese e lavoratori. L’auspicio è che si recuperino più risorse anche per i lavoratori autonomi, gli stagionali ed i collaboratori. Nessuno deve essere lasciato da solo in questa situazione difficile. Bisogna mettere da parte le divisioni, le polemiche politiche e concordare insieme ogni intervento possibile e straordinario per affrontare questa terribile emergenza sanitaria. Ciascuno deve fare la propria parte: il governo, il Parlamento, le regioni, le forze politiche, le parti sociali. Questo è il momento della responsabilità.
Le risorse stanziate dal governo sono sufficienti a fare superare la fase di emergenza a imprese e lavoratori?
Servono provvedimenti economici che garantiscano la salvaguardia del reddito dei lavoratori e la liquidità per le imprese. Per questo ad aprile serve un altro decreto economico con un’entità superiore ai 25 miliardi già annunciati e l’Europa deve fare la sua parte. Alcuni provvedimenti europei sono positivi ma non basta. Ci vuole un vero Piano Marshall per la ripresa e per la crescita.Oltre che sospenderlo, il Patto di stabilità va rivisto in profondità. Il governo italiano deve intestarsi una proposta di cambiamento profondo. Abbiamo visto che cosa ha comportato il Patto di stabilità, in termini di tagli ai servizi pubblici, alla sanità pubblica. Se abbiamo una percentuale di medici e infermieri per abitanti inferiore alla Germania o alla Francia è per le misure di rigore e di Austerity. È condivisibile anche il ricorso agli eurobond, contenuto anche nel documento di Confindustria. Noi li chiediamo da anni, come Confederazione europea dei sindacati. Potranno finanziare un piano anticiclico straordinario, per poter guardare al domani con maggior fiducia. L’Europa finora è stata sorda alle nostre proposte, ma la gravità della situazione impone un profondo cambio di rotta.
Cosa ne pensa delle proposte di Confindustria?
Sono proposte condivisibili. Impresa e lavoro devono marciare più che mai insieme in questa fase. Lo abbiamo ribadito ieri sera al governo: in questo momento di emergenza nazionale è importante garantire, insieme agli ammortizzatori sociali per i lavoratori, la liquidità alle imprese, non solo per sostenerle per l’attuale calo di fatturato generalizzato, ma anche per metterle in condizione di ripartire quando questa terribile emergenza sarà superata.