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Conte sbatte i pugni a Bruxelles. Minzolini: è troppo tardi

Se non è un ultimatum, ci va molto vicino. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rigettato la bozza conclusiva del Consiglio europeo e ha chiesto insieme al premier spagnolo Pedro Sanchez che entro dieci giorni si trovi “una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo”. Lo fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, spiegando che, nonostante la bozza contenesse gran parte delle richieste degli sherpa italiani, fra cui “l’eliminazione di qualsiasi riferimento al Meccanismo europeo di stabilità (Mes), questa è stata giudicata insufficiente dal capo del governo, che ha trovato “significative aperture” dai colleghi di Francia, Portogallo, Grecia, Irlanda e Lussemburgo.

Conte avrebbe chiarito che “nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne”, aggiungendo che l’Italia ha i conti in ordine con un rapporto deficit/Pil dell’1,6%.

Sono le tempistiche e le modalità di intervento che suscitano dubbi. Si deve intervenire “domattina”, non “nei prossimi mesi”, ha detto Conte ai suoi omologhi in videoconferenza. La proposta avanzata da Spagna e Italia è allora quella di istituire un gruppo di lavoro formato dai “cinque presidenti” (di Consiglio Ue, Commissione Ue, Europarlamento, Bce, Eurogruppo) per la formulazione di una proposta di risposta comune.

Poi l’avvertimento, riportato da fonti della presidenza del Consiglio: “Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve li potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”.

Una crisi straordinaria richiede strumenti di intervento straordinari, è stato il ragionamento di Conte, “strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire a una guerra che dobbiamo combattere insieme per vincerla quanto più rapidamente possibile”. “Che diremo ai nostri cittadini – si è chiesto il premier – “se l’Europa non si dimostra capace di una reazione unitaria, forte e coesa di fronte a uno shock imprevedibile e simmetrico di questa portata epocale?”.

Dieci giorni per battere un colpo dunque, a partire da domattina. Funzionerà l’ultimatum? Non secondo Augusto Minzolini. “Sarà anche l’effetto Draghi, ma almeno l’ex presidente della Bce ha battuto i pugni in maniera tecnica, Conte rischia di non trovare alleanze e di far la fine del colonnello Buttiglione – dice a Formiche.net la firma del Giornale, già direttore del Tg1. “In Europa serve una parola che conta, per questo da settimane dico che serve un governo di unità nazionale, un gabinetto di guerra”. Si può riparare agli errori commessi durante l’emergenza sanitaria evitandod di ripeterli per l’emergenza economica, spiega Minzolini: “Draghi ha ragione, siamo in guerra e in guerra si deve fare debito, ma per farlo serve una garanzia, e chi può garantire meglio il Paese di chi ha inventato il Quantitative Easing dentro la Bce?”.

È tardi per mostrare i muscoli a Bruxelles, continua il giornalista, ora serve “un passo indietro” della classe dirigente. Più che Churchill, “Conte dovrebbe comportarsi come un Chamberlain, che seppe fare un passo indietro quando il Paese lo richiedeva”. Con un gabinetto emergenziale guidato da Draghi l’Italia riacquisirebbe autorevolezza ai tavoli europei, è troppo tardi per gli ultimatum, conclude Minzolini. “Abbiamo avuto sette governi di unità nazionale, dal secondo Badoglio al De Gasperi II. Erano persone con opinioni opposte, non diverse: gli uni guardavano ad Eisenhower, gli altri a Stalin. Se si poteva fare allora, si può fare tanto più oggi”.

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