Il balletto sulla chiusura delle scuole (prima sì, poi forse) è la prova documentale che non c’è sufficiente equilibrio nell’attuale governo per gestire una situazione di oggettiva emergenza nazionale come quella che si è venuta a creare.
È difficile, oggi come oggi, stabilire se l’allarme italiano è stato previdente o esagerato: lo dirà soltanto il passare del tempo. Però è evidente l’affanno dei massimi livelli istituzionali, costretti a fare i conti con una escalation di provvedimenti sempre più restrittivi di cui si fatica a vedere la fine. Vorremmo essere chiari però, a scanso di equivoci.
Nessuno può sottovalutare la portata distruttiva del fenomeno Coronavirus, che non a caso sta interessando (quasi) l’intero pianeta. Quindi ogni sforzo per contenere il contagio deve essere preso in considerazione, seguendo le indicazioni degli esperti. Se però, come stanno facendo le autorità italiane e come non stanno facendo quelle degli altri Paesi europei, si sceglie la strada del massimo allarme fino ad una sostanziale paralisi di tutte le attività, allora occorre una monumentale forma di solidità politica ed istituzionale per reggere l’urto.
Ebbene la prima non c’è perché la maggioranza di governo è risicata e litigiosa, come tutti sanno benissimo (e solo l’emergenza sanitaria ne ha allontanato la probabile crisi). Ma neppure quella istituzionale è presente in forma sufficiente, come innumerevoli sinistri scricchiolii hanno denunciato nelle intersezioni tra governo centrale, regioni e comuni.
Ad ogni modo la strada italiana è tracciata ed è quella della massima allerta. Tornare indietro è impossibile, irresponsabile, ridicolo. Quindi occorre andare avanti, avendo chiaro che pesantissime saranno le conseguenze di carattere economico. Tutto ciò però richiede un assetto politico di ben altra solidità, a cui nessuno dovrebbe (e potrebbe) sottrarsi.
Questo 2020 sarà durissimo per l’Italia: nel primo semestre per l’emergenza sanitaria e nel secondo per quella sociale ed economica. Lo si affronti con un governo di “salute pubblica” ispirato a doveri di lealtà verso la Repubblica e le sue istituzioni.
Un governo che tutti i gruppi parlamentari (ed in particolare i cinque più numerosi cioè M5S, Pd, Lega, FI e FdI) debbono far nascere in tempi e modi concordati con il Capo dello Stato.
La prossima manovra di bilancio in autunno non potrà essere affrontata in una logica di scontro maggioranza/opposizione, pena il fatto che si finirà in una specie di lotta senza quartiere in presenza di una grave difficoltà del sistema produttivo nazionale. Occorre quindi agire adesso, perché a problemi eccezionali bisogna dare risposte eccezionali.