Gli auguri internazionali per i 159 anni dell’Unità d’Italia hanno quest’anno un sapore particolare. Oltre il clima surreale che accompagna questo 17 marzo, la pandemia ha ormai da giorni squarciato il velo delle narrazioni sui rapporti tra Paesi, mostrando come spesso dietro i grandi proclami si nascondano strategie di propaganda ben strutturare. E così, di fronte ai sforzi profusi dalla Cina su questi canali, l’euro-atlantismo si è ridestato. Si moltiplicano da Stati Uniti e Nato i messaggi di vicinanza e solidarietà all’Italia, da aggiungere agli auguri delle ultime ore per i 159 anni di unità nazionale.
Il messaggio più forte è arrivato direttamente dal presidente americano Donald Trump, che qualche giorno fa ha fissato in cima al suo profilo Twitter il video del volo delle Frecce tricolori, accompagnato dal messaggio “gli Stati Uniti amano l’Italia” (ne ha parlato con Airpress anche il comandante della Pattuglia acrobatica nazionale Gaetano Farina). Anche la figlia Ivanka ha fatto lo stesso, rilanciata da una molteplicità di messaggi di affetto alla Penisola. Il presidente americano aveva parlato dell’Italia anche nella conferenza stampa in cui aveva annunciato lo stop ai voli dall’Europa continentale, è un Paese che amiamo”, ha detto rispondendo alla domanda di un giornalista. “Sta affrontando la situazione più difficile, ma credo che vedremo risultati molto buoni” e “noi stiamo lavorando con loro”.
A inizio marzo, quando i numeri del contagio in Italia erano appena iniziati a crescere era stato il segretario di Stato Mike Pompeo a offrire “sostegno” contro l’epidemia all’Italia, ringraziando la Penisola degli sforzi fino ad allora compiuti. Lo stesso Pompeo è intervenuto ieri con un forte messaggio diretto alla Cina, invitando Pechino a frenare la disinformazione sulla pandemia globale.
Per l’Italia, è arrivato lo scorso venerdì un apprezzato messaggio dall’ammiraglio James Foggo, comandante delle Forze navali americane in Europa e dell’Allied Joint Force Command di Napoli: “Stiamo combattendo il virus in Italia e nel Jfc di Napoli da oltre un mese – ha detto l’ammiraglio – e devo riconoscere un grande merito alla nostra nazione ospitante”. La Penisola “ha capito prima di tutti che sarebbe stato un grosso problema ed è stato uno dei primi Paesi ad avviare test sulle persone in arrivo da aree esterne presso aeroporti e stazioni”, ha aggiunto.
Qualche giorno fa, all’ormai consueto appuntamento delle 18 (anche musicale) sui balconi della Penisola, si è aggiunta la partecipazione della USS Mount Whitney, la nave ammiraglia della Sesta flotta navale Usa, che dal porto di Gaeta ha fatto risuonare l’inno di Mameli. “Così si dimostrano l’amicizia e il supporto”, ha scritto la Sesta flotta, prontamente rilanciata al motto di “one team one fight” dal Comando Shape della Nato (uno dei due comandi strategici dell’Alleanza). “Con ciò che sta accadendo nel mondo – ha scritto il comando guidato dal generale Tod Wolters – è importante esserci l’uno per l’altro; la Nato resta impegnata per i suoi membri e sulle sue missioni”. Già il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg aveva espresso solidarietà e vicinanza agli alleati colpiti dall’emergenza, lanciando un “pensiero particolare” per l’Italia.
Il messaggio più concreto e forte è comunque arrivato dal G7 di ieri, rigorosamente in teleconferenza. I leader di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Giappone hanno provato a definire una linea comune di reazione all’emergenza. Si baserà (lo spiegavamo qui) “sulla scienza e sulle prove, coerentemente con i nostri valori democratici, e sul ricorso al nostro settore privato”. Riferimenti non banali, seguiti dalla sottolineature sul “valore di una condivisione delle informazioni in tempo reale per assicurare l’accesso alla migliore e più recente intelligence, migliorando le strategie di prevenzione e le misure di mitigazione”. Insomma, una linea che pare opposta a quella cinese.