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Vi spiego il piano per risollevare l’Italia. Parla Calenda

Europarlamentare e fondatore del movimento di Azione, già ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda sull’emergenza sanitaria da Coronavirus, e soprattutto sulle ricadute economiche sui comparti produttivi del nostro Paese, ha le idee chiare: «Occorre un piano di rilancio dell’economia nazionale».

Calenda, in cosa consiste?

Nasce da un gruppo di lavoro composto, tra gli altri, da ex membri del ministero, industriali e parte del mio movimento. Per usare una metafora direi che questo documento costituisce un vero e proprio defibrillatore per intervenire sull’infarto che sta subendo l’economia italiana a più livelli.

Quali sono i cardini del piano?

Si parte dalla necessità di ripristino integrale dell’iperammortamento e del superammortamento del Piano Impresa 4.0 con aliquote indifferenziate per dimensione degli investimenti, ed estensione ad almeno a tre anni del periodo di validità degli incentivi. Includere negli investimenti ammessi quelli legati all’economia circolare e alla decarbonizzazione; alla innovazione ambientale; e alle tecnologie abilitanti lo Smart working. Sul credito d’imposta per la Ricerca & Sviluppo è invece necessario maggiorare le aliquote attualmente in vigore e introdurre un meccanismo di ruling con l’Agenzia delle Entrate per un accordo di applicabilità del credito di imposta sugli investimenti in R&s di significativo importo. Occorre una modifica del codice sulla crisi d’impresa e la semplificazione del codice degli appalti.

Capitolo fisco. Cosa avete in mente?

Serve liquidità per affrontare le crisi d’impresa. Una liquidità positiva, di sviluppo. Insomma a nostro modo di vedere occorre spendere, su specifiche misure, un punto di Pil. Subito, perché “domani” potrebbe essere troppo tardi. Questa misura è da leggersi anche nell’ottica di evitare che il nostro Paese chiuda con meno tre punti di prodotto interno lordo. La recessione, che peraltro già c’era prima del coronavirus, è da arginare il più possibile. Concretamente, una misura da attuare subito è la cancellazione, per quest’anno, dell’Imu sulle strutture di accoglienza turistica e sui ristoranti.

Il governo si è mosso per tempo?

Inizialmente è mancata la coordinazione dal punto di vista decisionale. Ma, in una situazione di questa gravità, è stata poi posta molta attenzione sul piano sanitario e si è raggiunto un buon livello di controllo. Lo stesso non si può dire sotto il profilo economico, una qualsiasi strategia è ancora latitante. Alla luce di questi presupposti nasce il documento che, come primi destinatari, ha i partiti di opposizione.

Perché proprio l’opposizione?

La forza di questo documento è la trasversalità, è rivolto a tutte le formazioni: da Più Europa alla Lega. Oggi è al vaglio di tutti i partiti.

Chiudiamo con l’Europa. Cosa può e deve fare?

Il primo passo è disattivare la regolamentazione finanziaria e cambiare la normativa sugli aiuti di Stato per consentire un aiuto ai settori a rischio. È una questione di sicurezza nazionale. Anche la Bce deve svolgere un ruolo attivo e non interrompere l’immissione di liquidità, rivedendo al contempo, provvisoriamente, la normativa di Basilea per favorire la gestione di Npl e l’immissione di liquidità nel sistema economico.

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