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Soldati, limiti e denunce. Così i prefetti applicano le norme antivirus

Le norme ci sono e le interpretazioni vengono fornite quasi ogni giorno perché i dubbi su quello che è consentito fare o meno per l’emergenza coronavirus restano diversi e qualcuno cerca di approfittarne. Dopo il decreto del Presidente del consiglio dell’11 marzo, una circolare firmata dal capo di gabinetto del ministro dell’Interno, prefetto Matteo Piantedosi, ha elencato ai prefetti modalità e tempi di attuazione delle norme.

L’utilizzo dell’Esercito a supporto delle forze dell’ordine ha causato qualche equivoco: da un ausilio che sarebbe consentito solo da oggi a disquisizioni giuridiche in base alle quali si dovrebbe intervenire con decreto legge e non con un provvedimento amministrativo qual è il decreto del presidente del Consiglio.

La circolare del 12 marzo firmata da Piantedosi ricorda ai prefetti che possono disporre del personale delle Forze armate, al quale è attribuita la qualifica di agente di pubblica sicurezza, in base alla legge del 5 marzo scorso che convertì il decreto del 23 febbraio. Se un soldato impiegato nell’operazione Strade sicure non avesse quella qualifica non potrebbe per esempio chiedere i documenti a una persona o perquisire un’auto; ora una legge in vigore da una settimana consente l’attribuzione della qualifica di agente di pubblica sicurezza per controllare l’applicazione delle misure di contenimento previste dai primi due articoli di quel decreto di febbraio.

Per il resto la circolare ricorda i vari limiti: le chiusure e le eccezioni consentite in situazioni di necessità, come la possibilità di fare la spesa e anche svolgere l’attività sportiva o motoria all’aperto pur con “la distanza interpersonale di almeno un metro”. Dopo le proteste degli autotrasportatori perché nelle autostrade trovavano chiusi gli autogrill dopo le 18, impedendo pasti e igiene personale, il decreto dell’11 marzo consente espressamente la somministrazione di alimenti e bevande anche nelle aree di servizio autostradali oltre che nelle stazioni, negli aeroporti e negli ospedali.

Eppure, nonostante il rischio di una denuncia e della chiusura dell’esercizio commerciale fino a 30 giorni, ancora troppi cittadini e commercianti provano a fare i furbi. Nella giornata del 12 marzo le forze dell’ordine hanno controllato 130.584 persone: 4.275 sono state denunciate per non aver osservato le prescrizioni contenute nei vari decreti, 68 per false dichiarazioni. Gli esercizi commerciali controllati sono stati 62.218 con 369 titolari denunciati. Il giorno precedente i controlli erano stati un po’ meno (106.659), ma sommando i dati solo degli ultimi due giorni i cittadini denunciati sono stati 6.540 e gli esercenti 482. I controlli aumenteranno ogni giorno per sanzionare furbi e irresponsabili.


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