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Covid-19, perché non siamo fan del modello Wuhan. L’affondo di Formentini (Lega)

“Come si fa a resistere, a credere nell’Europa? Con l’intervento di Christine Lagarde abbiamo toccato il fondo”. Paolo Formentini, deputato della Lega, risponde al telefono preoccupato. Per l’emergenza Covid-19, che nel bresciano, suo territorio d’origine, si mostra in tutta la sua drammaticità. Per il crollo di Piazza Affari, e della fiducia nelle istituzioni Ue. Per la propaganda cinese, che descrive l’Italia come Paese da soccorrere e dichiara vittoria sul virus in patria, omettendo dati, informazioni, e sorvolando sulla censura. Eppure, qui, in Italia, dice lui, questa propaganda trova ampie, ampissime praterie.

Formentini, a cosa si riferisce?

Stiamo assistendo a una deriva imbarazzante della nostra stampa. Una celebrazione h24 della Cina, una dittatura che ha sì iniziato a reprimere il virus a Wuhan, ma con metodi dittatoriali che certo non sono da prendere a esempio qui.

Il modello Wuhan funziona con il virus. O no?

Al modello Wuhan preferiamo il modello Codogno. Anche la Lega ha chiesto dall’inizio la chiusura totale della zona rossa, le analogie finiscono qui. Per il resto parliamo di un regime che ha gestito in modo non chiaro questa pandemia. Non sappiamo da stime certe i numeri reali, ma sappiamo con certezza che chi fra i giornalisti cinesi ha provato a metterli in discussione è scomparso nel nulla.

Dalla Cina è atterrato questo venerdì un maxi-carico di mascherine e respiratori.

Punto primo: una parte sono donazioni, un’altra riguarda trasferimento di know how, non è chiaro quale, un’altra ancora contratti, è il caso di specificarlo. Lo ha fatto con coraggio il capogruppo della Lega Riccardo Molinari ripostando su Facebook un volantino propagandistico dei Cinque Stelle, in cui si spiegava come “l’amicizia e la solidarietà reciproca pagano”. Punto secondo: timeo Danaos et dona ferentes (temo i Danai anche se portano doni).

Perché?

Dobbiamo smontare la mitizzazione dell’alleato cinese. Fomentata, mi spiace dirlo, da questo governo e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ricordo ancora quando, attoniti, lo abbiamo ascoltato descrivere in Commissione Esteri le linee programmatiche del suo dicastero, e definire Cina e Iran nuovi “alleati”.

Allora il Paese non era con l’acqua alla gola, ora sì.

È proprio ora che il sistema Paese è in grave difficoltà che bisogna innalzare il livello d’allerta. Purtroppo c’è chi, al governo e soprattutto all’interno della pravda grillina, va a prendere ordini dall’ambasciata cinese a Roma. Noi della Lega no. Non prendiamo ordini da una dittatura dove sono negati i diritti individuali, abbiamo visto cosa è successo a Hong Kong, Taiwan e nello Xinjiang. E lo continueremo a ribadire, anche in Parlamento.

Come?

Non escludo un’interrogazione parlamentare per chiedere conto delle donazioni arrivate da Pechino, e dell’assenza di trasparenza sui dati della pandemia. Chiarire tutti i dettagli della vicenda è un bene, a prescindere.

Formentini, non eravate voi al governo quando l’Italia ha aderito alla Via della Seta?

La Lega ha realizzato praticamente subito i rischi, avanzando dei correttivi da mettere in campo. Matteo Salvini ha sempre chiarito che il commercio è benvenuto, ma la sicurezza nazionale ha la priorità, che l’Italia non avrebbe dovuto seguire il modello Pireo. Purtroppo eravamo al governo con i Cinque Stelle, che su questo non hanno mai cambiato idea. Come i comunisti italiani un tempo guardavano all’Unione Sovietica come a un paradiso, oggi i grillini guardano alla Cina.

E ora siete agli antipodi anche sul 5G. Huawei, per il momento, ha strada libera.

Speriamo proprio di no, daremo battaglia perché non succeda. In questi giorni il Partito comunista cinese è perfino arrivato a tirare in ballo il coronavirus per convincere gli Stati Uniti ad aprire il mercato del 5G a Huawei, che sia da lezione. Il collega Raffaele Volpi ha lanciato un allarme condiviso all’unanimità dal Copasir. Ora serve passare ai fatti.

Perché pensa che l’Italia non abbia gli anticorpi per resistere alle pressioni cinesi?

Questo discorso non vale solo per la Cina. Negli ultimi giorni ho ricevuto dozzine di telefonate di concittadini preoccupati che mi chiedevano se migliaia di soldati americani fossero davvero sul punto di sbarcare qui, in Italia, da un momento all’altro. Si riferivano all’esercitazione Defender Europe, che è programmata da mesi, e cui l’Italia non prenderà parte per far fronte all’emergenza. Sono questi gli effetti della propaganda antiatlantica che va tanto di moda di questi tempi.

 

 



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