La conduzione delle sperimentazioni cliniche sta subendo delle modifiche per lo stato di emergenza causato dalla pandemia. Alessia Amore, avvocato e bioeticista ha intervistato, per Formiche.net, il dott. Roberto Poscia, direttore dell’Unità di Ricerca Clinica e Clinical Competence dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Umberto I.
Dott. Poscia, è del 20 marzo la pubblicazione da parte dell’Ema del documento: “Guidance on the Management of Clinical Trials during the Covid19 (Coronavirus) pandemic”. Come cambiano gli studi clinici ai tempi del coronavirus?
L’Agenzia europea per i medicinali (Ema), in collaborazione con altri gruppi di lavoro, tra cui quello degli ispettori delle Good Clinical Practice, il Gruppo di Facilitazione e Coordinamento delle Sperimentazioni Cliniche, un gruppo di lavoro della Commissione europea che rappresenta i Comitati Etici, le Autorità nazionali competenti e naturalmente la Commissione europea hanno implementato una serie di misure atte alla gestione dei trial clinici in corso, a seguito all’emergenza Covid-19. Si tratta di misure idonee a porre interrogativi e a fare chiarezza sulle difficoltà rilevate a causa del limitato accesso dei pazienti ai siti di sperimentazione e dovute alla chiusura parziale delle attività ordinarie degli ospedali. Purtroppo non esiste, però, in questo momento solo il coronavirus, ci sono anche altre persone con patologie gravi come i pazienti oncologici ed ematologici.
In questa tipologia di persone più vulnerabili, così come per le malattie rare, la sperimentazione clinica risulta una validissima alternativa terapeutica anche prevista nelle linee guida per il trattamento di tali patologie e devono continuare.
Le linee guida dell’Ema stabiliscono, per gli Stati membri, dei principi da tenere in considerazione e da applicare integrandoli alle normative nazionali. Si parla di misure straordinarie e di adattamento delle sperimentazioni cliniche al momento contingente. Tali principi guidano la gestione di particolari situazioni riferite, ad esempio, al fatto che i partecipanti ad uno studio clinico si trovano in autoisolamento o in quarantena forzata, hanno un accesso limitato agli ospedali, e in aggiunta gli operatori sanitari sono impegnati in compiti critici. Come si procede in questi casi?
Oltre l’Ema, che ha dettato delle raccomandazioni, anche le Autorità regolatorie nazionali hanno emanato regolamenti in tal senso. L’Aifa, in questo momento di urgenza, ha infatti emesso delle direttive molto corrette e coerenti per limitare il rischio di contagio da coronavirus. Per esempio, attraverso la notifica di un emendamento sostanziale ai Comitati Etici di riferimento, è stato previsto di rendere disponibile il farmaco sperimentale ai pazienti, ove fattibile, senza che gli stessi debbano recarsi in ospedale, in modo da garantire la continuità terapeutica. A questo proposito sono state previste deroghe e dunque vi è la possibilità di fornire una quantità di farmaco che copra un intervallo di tempo più lungo di quello normalmente preventivato. Anche riguardo agli esami da effettuare previsti all’interno del protocollo di studio, il paziente potrà eseguirli presso una struttura diversa dal centro clinico in cui si stava eseguendo la sperimentazione, anche presso il proprio domicilio, ponendo particolare attenzione alla rilevazione degli eventi avversi e alla gestione della sicurezza del paziente. Riguardo invece al monitoraggio delle sperimentazioni, possono essere attuate modalità eccezionali quali contatti telefonici o meglio videoconferenze con il personale del sito sperimentale al fine di controllare la correttezza dei dati. Ogni modalità va messa in atto ponendo particolare attenzione ai possibili rischi clinici che potrebbero verificarsi, compresa la gestione domiciliare del paziente con procedure di Home nursing. Purtroppo il tumore o malattie ematologiche non aspettano il Coronavirus, quindi la ricerca deve essere garantita ed assolutamente continuata.
Per le sperimentazioni Covid-19 sono previste particolari procedure accelerate?
Per l’avvio di nuovi protocolli finalizzati a testare nuovi trattamenti per Covid-19 gli sponsor sono incoraggiati a prendere in considerazione la presentazione di tali richieste tramite percorsi facilitati per una valutazione accelerata. Gli sponsor che promuovono medicinali o vaccini sono invitati a contattare l’Ema, non appena possibile, con informazioni scientifiche sulla loro proposta di sviluppo inviando un’e-mail a 2019-ncov@ema.europa.eu. L’Ema offre un’esenzione completa dalle tasse e una procedura rapida per la consulenza scientifica. Indipendentemente dagli Studi Covid19, in Europa è attivo dal 2016 il Progetto pilota Vhp, Virtual Harmonization Procedure, per la valutazione congiunta Aifa e Comitati Etici che ci porterà verso il nuovo Regolamento sulle sperimentazioni cliniche (Regolamento n. 536/2014) che entrerà in vigore definitivamente a breve.
La procedura Vhp si applica su base volontaria agli studi clinici di fase I-IV multicentrici che vengono svolti in diversi Stati membri dell’Ue e permette la valutazione coordinata dei trial in un’unica soluzione contemporanea per tutti gli Stati coinvolti nella sperimentazione.
Alla valutazione coordinata segue la fase nazionale, con la presentazione della domanda di sperimentazione clinica secondo la normativa attuale, con una autorizzazione in tempi molto rapidi, basata sulla ratifica da parte delle autorità competenti nazionali della decisione presa durante la Vhp.
In Italia, il progetto Vhp e le specifiche linee guida sono state preventivamente condivise con le Regioni, i Comitati Etici e le aziende farmaceutiche sponsor che hanno studi in corso nel nostro Paese. Questa procedura molto veloce si potrebbe applicare per la sottomissione di nuovi studi, dando la precedenza agli studi Covid-19. Del resto, anche il nuovo regolamento sulla sperimentazione clinica va in questo senso. Diciamo che la strada era già segnata con la creazione di un portale unico europeo per armonizzare e velocizzare la valutazione di una sperimentazione.
Il ruolo dei Comitati Etici di ogni Paese rimane lo stesso in questo momento? E in riferimento alle sperimentazioni Covid-19?
Le sperimentazioni internazionali seguiranno probabilmente la procedura Vhp. Per i protocolli Covid a livello italiano, invece, l’Aifa farà da coordinatore per velocizzare le procedure. Infatti, i protocolli di studio e gli usi compassionevoli dei medicinali per pazienti con Covid-19 sono preliminarmente valutati dalla Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Aifa che ne comunica gli esiti anche al Comitato tecnico scientifico dell’Unità di crisi del Dipartimento della Protezione civile. E limitatamente al periodo dello stato di emergenza, di cui alla delibera del Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, il Comitato Etico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma esprime il parere nazionale, anche sulla base della valutazione della Cts dell’Aifa, quale Comitato Etico unico nazionale per la valutazione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali per uso umano e dei dispositivi medici per pazienti con coronavirus.
Sono richieste attenzioni particolari allo sponsor di uno studio clinico, sia per studi relativi al Covid-19 che per le altre sperimentazioni in corso. Le misure adottate e descritte nel protocollo di studio devono essere riconsiderate per verificare se le stesse siano appropriate in questo momento? Nel caso contrario si devono presentare emendamenti al protocollo di studio che dovranno essere sottoposti al Comitato Etico per avere una nuova approvazione e all’Autorità Regolatoria nazionale, in conformità alla Direttiva 2001/20/CE e alle leggi nazionali.
Sicuramente per le sperimentazioni cliniche Covid-19, che hanno la precedenza per quanto riguarda l’avvio rispetto alle altre che vengono presentate adesso, le misure peculiari atte a garantire i pazienti sono state già tenute in considerazione nei protocolli. Per gli altri studi clinici, quelli in corso, sarà necessario l’impegno richiesto allo sponsor o al promotore al fine di apportare emendamenti per poi farli approvare nuovamente dai Comitati Etici e dall’autorità competente. Le raccomandazioni Ema specificano proprio questo, dando importanza anche alla rimodulazione dei consensi informati e alla possibilità, se previsto dalle normative nazionali, di consensi firmati in modalità elettronica o differiti.