Compagnie aeree, aeroporti, costruttori e persino il settore della Difesa. Nessuno sembra escluso dalla crisi che si sta per abbattere su un mondo alle prese con il Covid-19. Le stime per il trasporto aereo sono a dir poco drammatiche, con il rischio di allargarsi anche ad altri segmenti ritenuti più strutturati. Gli Stati Uniti si attrezzano con un piano da 500 miliardi di dollari per le proprie aziende, mentre in Europa si sommano gli appelli delle imprese ai governi: bisogna fare presto e iniettare liquidità.
UNO SCENARIO DRAMMATICO
I dati di Eurocontrol descrivono un quadro drammatico, in peggioramento di giorno in giorno. Rispetto allo scorso anno, ieri si è registrato un -79% (martedì era -77%) per il traffico aereo del Vecchio continente. Tiene contro del +4% per i voli cargo, tale per cui, considerando il solo traffico passeggeri, la discesa si attesta intorno al -90%. Coinvolge tutti, anche le compagnie più strutturate. Ieri, easyJet non ha avuto voli; Ryanair è calata del 95% con soli 89 voli. Ha fatto lo stesso la tedesca Lufthansa, con -93%, tra le altre ad aver già annunciato la sospensione del dividendo per il 2019. Anche l’International Air Transport Association (Iata) ha aggiornato le stime: in Europa le compagnie aeree rischiano di perdere 76 miliardi di dollari, scenario che mette a rischio 5,6 milioni di posti di lavoro e 378 miliardi di Pil generato dal comparto. Dalle compagnie aree, nota Eurocontrol, la crisi si estende poi agli aeroporti, che registrano complessivamente un -75%. Lo scalo di Parigi Orly è il peggiore con -95%, mentre Milano Malpensa di attesa al -86%.
L’APPELLO DELL’INDUSTRIA EUROPEA
È per questo che oggi l’Aerospace and Defence Industries Association of Europe (ASD, associazioni delle industrie aerospaziali e della difesa europee) ha rivolto un appello senza mezzi termini ai governi del Vecchio continente. Senza il supporto finanziario alle compagnie, “esiste il rischio di fallimenti diffusi che creerebbero un impatto finanziario immediato e devastante su altre parti della catena del valore”. Non sono immuni infatti gli altri attori del settore. L’aerospazio, nota ASD, “ha subito un forte impatto diretto dalla crisi Covid-19, con conseguenti tagli alla produzione, problemi di approvvigionamento, ritardi nella produzione, ritardi nella consegna degli aeromobili e problemi di flussi di cassa”.
RISCHIO EFFETTO DOMINO SULLA DIFESA
Non è immune il comparto della Difesa. Il collasso dell’aviazione e dell’aerospazio, nota ancora ASD, “danneggerebbe gravemente anche la base industriale europea della Difesa, visto che molte compagnie aerospaziali sono pure fornitori-chiave di attrezzature all’avanguardia per le nostre forze armate”. Lo ha notato nei giorni scorsi anche l’agenzia di rating Moody’s: “Il settore della difesa, relativamente stabile, non è più sufficiente per frenare una regressione” e dunque “è improbabile che esca incolume”. Si temono soprattutto revisioni al ribasso dei budget pubblici per il comparto, per molti scontate quando si tratterà di ridefinire i bilanci dopo l’emergenza. Eppure, avverte ASD, la posta in gioco “non è solo economica, ma anche strategica”. Ne deriva l’appello ai governi: servono “misure simili a quelle previste da Paesi terzi, come gli Stati Uniti”.
GLI AIUTI DEL GOVERNO USA
Il riferimento è al pacchetto d’aiuti che il Senato americano ha approvato per l’industria nazionale, sulla scia degli input dell’amministrazione e in attesa, venerdì, del passaggio definitivo alla Camera. Donald Trump ha invitato il Congresso a fare in fretta, promettendo una rapida firma al decreto che rischia di passare come il più importante nella storia degli Usa. L’accordo raggiunto prevede 30 miliardi per le compagnie aeree (passeggeri e merci) tra garanzie dirette e garanzie per fidi bancari, così da garantire liquidità. Sono previsti inoltre 17 miliardi per le aziende definite cruciali per la sicurezza nazionale, formula che, nota il Washington Post, è pensata soprattutto per Boeing, che di miliardi ne aveva chiesti 60.
LE COMPAGNIE AMERICANE VERSO L’INTERVENTO PUBBLICO
A dare l’idea della determinazione del governo federale americano c’è oggi l’indiscrezione del Wall Street Journal secondo cui nelle pieghe del pacchetto ci sarebbe la possibilità per gli Stati Uniti di rilevare quote delle compagnie aree a stelle e strisce. Sebbene l’intervento pubblico in tale settore sia piuttosto consueto nel nostro Paese, lo stesso non si può dire dell’alleato americano, tradizionalmente restio a iniziative di questo tipo. Eppure, riporta il quotidiano, l’ipotesi sarebbe stata paventata dal segretario al Tesoro Steve Mnuchin, come una sorta di tentativo per mettere tutti d’accordo rispetto al pacchetto d’aiuti previsti.
IL RIMBALZO DI BOEING
Intanto, sulla scia delle notizie del supporto governativo, il titolo Boeing vola a Wall Street, con un rimbalzo che tuttavia non sembra permettere di recuperare quanto è stato perduto. Sulla crescita del titolo pesa da ieri anche la notizia del ritorno alla produzione, a maggio, del 737 Max, il velivolo messo a terra da un anno dopo due drammatici incidenti. Il tema rappresentava la maggiore criticità per il costruttore americano prima dell’emergenza Covid-19, che dunque è intervenuta a complicare una situazione già difficile (non irreversibile, notava l’esperto Gregory Alegi). È per questo che il gruppo guidato dal ceo Dave Calhoun ha chiesto direttamente al governo 60 miliardi di euro, trovando sponda disponibile direttamente in Donald Trump. Non è escluso dunque che i fondi per il settore aumentino. Un segnale per l’Europa, dove i venti di crisi iniziano a soffiare sempre più forti.