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Coronavirus e disinformazione. Occidente sotto attacco. Ecco come

Cresce il timore all’interno dell’amministrazione statunitense di una campagna di disinformazione straniera volta a diffondere la paura nel Paese alla luce della pandemia di coronavirus. A riferirlo sono tre funzionari statunitensi citati dall’Associated Press, che però hanno preferito non dare dettagli sulla provenienza delle attività. Non è chiaro, spiegato l’Associated Press, se lo sforzo sia collegato alle accuse rivolte dall’amministrazione statunitense e dal Pentagono al governo cinese che aveva iniziato, come raccontato anche da Formiche.net, ad alimentare teorie del complotto con al centro l’origine a stelle e strisce del coronavirus. Il presidente Donald Trump ha dichiarato in un punto con la stampa lunedì, nel giorno in cui il dipartimento della Salute ha annunciato di aver subito un attacco informatico nel fine settimana come spiega Axios, che potrebbero esserci delle entità straniere che “giocano” con il coronavirus. 

RUSSI, CINESI E IRANIANI NEL MIRINO

La disinformazione, in particolare quella di matrice russa, la scorsa settimana si era concentrata in Europa sulla missione Defender come spiegato su Formiche.net. Questa volta, senza però la certezza della provenienza, ha tentato di alimentare voci di quarantena nazionale, costringendo alla smentita via Twitter il Consiglio di sicurezza nazionale.

Gli Stati Uniti non hanno mai nominato l’entità responsabile della campagna di disinformazione. Ma, anche in passato, i funzionari dell’intelligence statunitense hanno più volte messo in guardia dagli sforzi di Russia, Cina e Iran in particolare. In queste ore, come abbiamo ricostruito su Formiche.net, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha chiesto alla Cina di smetterla con la propaganda sul coronavirus, invitando il governo di Pechino a prendersi le proprie responsabilità e contribuire alla soluzione della crisi. Ma l’appello da Foggy Bottom non sembra fermare il Partito comunista cinese, che spinge al massimo la disinformazione e sfrutta come terreno di sfogo anche il nostro Paese, sempre più sedotto sulla Via della seta (anche quella della salute).

PANDEMIA E INFODEMIA

In un recente brief il Soufan Center di New York evidenzia come, parallelamente alla più grave pandemia da oltre un secolo, stiamo vivendo una fase di “infodemia”, contraddistinta da “una combinazione di disinformazione, attacchi informatici e una carenza di leadership politica” che “amplifica la minaccia rappresentata dalla diffusione” del coronavirus. Che pone rischi di due tipi agli Stati Uniti: da una parte per il sistema sanitario, dall’altra per la sicurezza nazionale. 

“Nonostante i molti sforzi di risposta da parte a livello statale, locale, federale e privato, la diffusione della disinformazione ha ostacolato gli sforzi per combattere la diffusione del Covid-19”, spiega il Soufan Center. “Gli attori malevoli hanno usato i social media e i mezzi convenzionali per diffondere intenzionalmente la disinformazione sull’origine del virus diffondendo teorie della cospirazione, incluso che l’esercito degli Stati Uniti ha creato il virus per contrastare le attività di Iran e Cina, due Paesi che hanno sofferto in modo significativo le conseguenze”. 

LE FALSE MAPPE DEL CONTAGIO

Infine, il Soufan Center ricorda un episodio recente oltre a quello dell’attacco informatico al dipartimento della Salute per diffondere la fake news dell’introduzione della legge marziale e della quarantena per tutto il Paese. “In un altro caso”, si legge nel brief, “gli hacker hanno creato false mappe interattive che illustrano la diffusione del Covid-19 nel tentativo di introdurre malware su computer o smartphone degli utenti ignari”. Si tratta di una strategia particolarmente pericolosa visto che ormai “la mappa dell’epidemia della Johns Hopkins University è diventata uno strumento onnipresente per raccogliere informazioni verificate sulla portata della minaccia Covid-19”.

Neppure il Soufan Center fa nomi. Ma a differenza dell’amministrazione statunitense non cita la Russia. E considerate le capacità iraniane e la loro vicinanza con il governo cinese rafforzata dalla cooperazione sul coronavirus, tutti gli indizi sembrano portare a Pechino.

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