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Il debito italiano è sostenibile. Parola di Blanchard (Peterson Institute)

Toh, il debito italiano è sostenibile. E pazienza se lo spread ieri ha sfondato il muro dei 300 punti base con rendimenti sul Btp decennale oltre il 2,4%. Il Paese con il terzo debito mondiale non deve temere. Parola del Peterson Institute (Piie) di Washington, uno dei più prestigiosi think tank americani. Che in un editoriale a firma Olivier Blanchard, ex responsabile economista del Fondo Monetario Internazionale, dice molto: Il debito italiano è sostenibile.

“I leader europei discutono questioni riguardanti un massiccio salvataggio finanziario dell’Italia. E, anche con la risposta fiscale dell’Italia al coronavirus, il debito italiano è sostenibile”, premette l’economista del Piie. Al punto che “la Germania dovrebbe accettarlo, perché il debito italiano è sostenibile a meno che la crisi economica mondiale non risulti ancora peggiore di quanto ci aspettiamo. Allora e solo allora la sostenibilità del debito italiano potrebbe diventare un problema, non solo per l’Italia ma per quasi tutti i Paesi”.

Al Piie, hanno fatto i conti per bene. “Prima dell’inizio della crisi, l’indebitamento netto italiano era pari al 120% del Pil. Tuttavia, il rendimento dei titoli di stato italiani a 10 anni era inferiore all’1%. Pertanto, da allora, i mercati chiaramente non si sono preoccupati né del rischio di credito né di ridenominazione. E in effetti, dati i tassi di crescita attesi e supponendo che il governo italiano potesse continuare a indebitarsi a quei tassi bassi, tutto il governo italiano ha dovuto fare di tutto per stabilizzare il rapporto debito/Pil per far fronte a un disavanzo primario non superiore a 2%. La maggior parte degli osservatori ritiene che ciò sia fattibile sia economicamente che politicamente”.

Dunque, una prima conclusione. “Supponiamo che le misure adottate dal governo italiano per il coronavirus e la diminuzione della produzione nel 2020 implichino un aumento del 20% del rapporto debito/Pil: per mantenere il nuovo rapporto più elevato si andrebbe incontro a un aumento del saldo primario dello 0,2% del Pil. È difficile credere che ciò sia impossibile”.

Cosa succederebbe se i tassi di sicurezza, ovvero i tassi sui titoli più sicuri, diventassero molto più alti in futuro? È qui che la “stagnazione secolare” e i bassi tassi di sicurezza sottostanti forniscono un rivestimento d’argento. Tutte le prove prima della crisi erano che i tassi sarebbero rimasti bassi per molto tempo. E, semmai, questo è ancora più probabile che sia vero dopo la crisi. È probabile che il risparmio precauzionale sia elevato e che gli investimenti risentano della persistente incertezza.

E se gli investitori non fossero d’accordo con l’analisi in questione? E magari chiedessero tassi più elevati sulle obbligazioni italiane, cioè sui Btp (come hanno fatto negli ultimi giorni), facendo salire ancora lo spread? A Piie si sono posti il problema. “Il debito italiano potrebbe infatti diventare insostenibile. Ma questo può essere evitato. La Bce può e dovrebbe intervenire. E se non lo facesse sarebbe un crimine”.

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