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Perché l’Italia non parteciperà a Defender Europe

Anche le Forze armate devono rivedere i propri programmi a causa dell’emergenza coronavirus e quindi l’Italia non parteciperà all’esercitazione Defender Europe 2020 che impegnerà decine di migliaia di militari, dal 27 aprile al 22 maggio mentre si registra il primo decesso di un ufficiale italiano a causa del Covid-19: sarebbe un tenente colonnello di 50 anni in servizio alla Segreteria generale della Difesa. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha deciso che i nostri militari non faranno parte dell’esercitazione perché “gli uomini e le donne della Difesa sono in campo senza sosta per fronteggiare, in questo delicato momento, l’emergenza sanitaria e per garantire l’attuazione delle importanti delibere decise del governo”. La decisione è stata presa, com’è naturale, insieme con lo Stato maggiore della Difesa, guidato dal generale Enzo Vecciarelli, e comunicandolo al vertice della Nato.

“Pur sostenendo il valore strategico dell’esercitazione, ho ritenuto opportuno mantenere massimo l’apporto delle Forze Armate in questa situazione”, ha spiegato Guerini in una nota. Va detto che la partecipazione italiana avrebbe riguardato solo due reparti dell’Esercito: un’unità della Brigata Folgore in Lettonia e una della Brigata Garibaldi in Germania. I parà della Folgore avrebbero effettuato un’esercitazione insieme con i parà statunitensi della 173. Brigata di stanza in Veneto. L’esercitazione, la più massiccia degli ultimi 25 anni con 20mila militari americani che stanno arrivando dagli Usa, punta a testare le capacità logistiche e di mobilità militare nel Nord Europa e in particolare Lettonia, Polonia e Germania. La decisione non modifica certo il ruolo dell’Italia nell’Alleanza atlantica. Guerini nella nota ribadisce che “l’Italia è tra i principali contributori delle missioni Nato, Ue e Onu, e l’operato delle sue Forze Armate è riconosciuto in tutto il mondo. La Nato è il pilastro fondamentale, insieme all’Unione Europea, per la nostra difesa e l’Italia continuerà a fornire il suo prezioso contributo nelle missioni internazionali per la stabilizzazione delle aree di crisi da dove provengono le minacce per la nostra sicurezza”.

La scelta italiana, a fronte di un’emergenza che altri Stati ancora non realizzano nelle sue reali dimensioni, arriva mentre anche nella Nato si notano alcune scelte prudenziali. Lo Us Army, infatti, ha annunciato che parteciperanno meno militari rispetto ai 20mila previsti (senza indicare numeri) e ogni attività sarà rivista in accordo con gli alleati. Il totale iniziale era 37mila militari Nato, ora saranno meno. Per esempio, il 14 marzo nel porto olandese di Vlissingen arriveranno tre reparti americani per la Defender Europe e lo Us Army ha annullato la presenza della stampa come misura precauzionale a causa del coronavirus. Inoltre, è notizia recente che il comandante delle truppe americane in Europa, generale Cristopher Covoli, è in quarantena insieme con i membri del suo staff perché potrebbe essere stato contagiato in una riunione. Nei giorni scorsi il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina, aveva comunicato di essere positivo al virus e di essere in quarantena. Come lui, a quanto risulta, sarebbero in quarantena altri generali di corpo d’armata dell’Esercito che hanno partecipato ad alcune riunioni con Farina.


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