Scortati dai Carabinieri e inseriti nell’ospedale da campo degli Alpini, i militari russi non sono “liberi” di scorrazzare per la Penisola. Certo, la loro presenza desta più di qualche perplessità, così come un arrivo ben diverso dagli aiuti (più silenziosi, ma non per questo meno importanti) dagli alleati storici, Stati Uniti e Germania.
CRONOLOGIA DEGLI AIUTI
Gli aiuti russi nascono da una telefonata diretta tra il presidente Vladimir Putin e il premier Giuseppe Conte. A prendere in carico la gestione di un arrivo imprevisto e non preventivato di militari da Mosca è stato inevitabilmente lo Stato maggiore della Difesa italiano, con l’input del ministro Lorenzo Guerini per mantenere alta l’attenzione e avere il controllo della situazione. Non a caso, nonostante l’idea che alcuni vogliono far passare, il convoglio russo che si è mosso da Pratica di mare per arrivare a Bergamo (passando per Grande raccordo anulare e A1) c’erano le Forze armate italiane, con i mezzi dei Carabinieri ad aprire e chiudere il corteo, tra l’altro seguito a stretto giro da un convoglio dell’Esercito italiano, anch’esso in prima linea nell’emergenza Covid-19, tra ospedali da campo e controlli in strada. A Bergamo, i russi si trovano all’interno dell’ospedale da campo degli Alpini.
CONVOGLI A CONFRONTO
In altre parole, i militari russi non sono stati lasciati “liberi” di muoversi sulle nostre autostrade, come sembra descrivere una certa narrativa particolarmente attiva sui sociali. Certo, le immagini non sono piacevoli per un Paese membro storico dell’Alleanza Atlantica, soprattutto se confrontate con gli otto camion civili utilizzati dallo US Army per far arrivare attrezzature per 140 posti letto alla Regione Lombardia. Per non parlare del C-130J della US Air Force che, dalla Germania, ha portato ad Aviano un sistema mobile di stabilizzazione dei pazienti per dieci posti letti. Germania che ha fornito poi il suo supporto diretto, mandando (con i voli della nostra Aeronautica militare) 830mila mascherine e un centinaio di ventilatori polmonari, accettando inoltre di ospitare pazienti italiani presso le proprie strutture.
IL SUPPORTO DAI PARTNER STORICI
Un supporto silenzioso, come nota Europa Atlantica, che viene da Stati Uniti e Germania, due storici alleati, anch’essi alle prese con l’emergenza, e che tuttavia fa meno rumore degli aiuti da Cina e Russia, poiché privi dei canali della disinformazione del Cremlino e della potenza della narrativa di Pechino (qui un focus). A confronto, gli aiuti russi fanno inevitabilmente alzare qualche sopracciglio.
LE PERPLESSITA’ SULLA MISSIONE RUSSA
D’altra parte, la missione “dalla Russia con amore” ha da subito destato diverse perplessità, evidenziate su queste colonne a partire dai numeri del personale inviato da Mosca sul territorio, fino alla guida del generale il generale Sergey Kikot, passando per le attività di sanificazione di Bergamo dalla dubbia utilità. Se è vero che in tempo d’emergenza ogni aiuto è benvenuto, è altresì opportuno mantenere elevata la soglia d’attenzione. Come ha ricordato il generale Mario Arpino, è meglio seguire il monito del troiano Laocoonte di fronte al cavallo inviato dai greci: “Timeo Danaos, et dona ferente”.
LA COLLOCAZIONE EURO-ATLANTICA
Fortunatamente, sulla collocazione euro-atlantica, i canali ufficiali parlano chiaro, da entrambe le parti. E così, se dagli Stati Uniti arrivano copiosi aiuti, dall’Italia si moltiplicano i ringraziamenti all’alleato, a partire dalla Difesa che (con il Quirinale) traccia l’asse privilegiato dei rapporti con Washington. “Italia e Stati Uniti sono vicini più che mai anche in questa battaglia contro il Covid-19; la nostra amicizia è sempre un punto fermo”, ha detto ieri Guerini accogliendo gli otto camion dello US Army, frutto anche della lettera inviata la scorsa settimana al segretario Usa Mark Esper. Tra i due emerge un feeling particolare, suggellato a fine gennaio dalla visita ufficiale Washington del ministro italiano.
IL FRONTE NATO
E non è un caso che, con la Difesa in prima linea, in tutto questo sia coinvolta anche la Nato, con la richiesta arrivata da palazzo Baracchini di “supporto e disponibilità di ventilatori, test diagnostici, mascherine e voli per l’attività di approvvigionamento del materiale sanitario che stiamo acquisendo in vari Paesi”. L’Alleanza Atlantica, a partire dal segretario generale Jens Stoltenberg, ha mostrato da subito disponibilità, rilanciando tra l’altro l’esigenza di ripensare anche le capacità comuni per questo tipo di emergenze. “Sono certo – ha detto Guerini – che anche la Nato farà la sua parte”.