Neanche l’emergenza Coronavirus ferma i piani di Erdogan sul dossier energetico, con una serie di rischi a catena che il presidente turco si assume in prima persona. È arrivata in Turchia la Kanumi, la terza nave di perforazione offshore che si somma alla Fatih e alla Yavuz, proveniente dall’Inghilterra. Subito in quarantena. E intanto Atene si prepara all’escalation.
KANUNI
Il personale a bordo del Kanuni, situato al largo della provincia meridionale di Mersin, sarà messo in quarantena all’interno della nave come misura preventiva contro il Coronavirus. Ma nel frattempo si avvierà il processo di manutenzione e sviluppo della nave, che ha una capacità di profondità di perforazione fino a 11.400 metri. Il nome della nave (Kanuni) vuol dire “Legislatore” e si riferisce a Suleiman il Magnifico: tutte le tre piattaforme di perforazione turche portano simbolicamente i nomi dei sultani dell’Impero ottomano.
Nel febbraio scorso il governo aveva annunciato che la nuova nave avrebbe probabilmente operato nel Mediterraneo orientale. Facile ipotizzare che segua la strategia di Ankara sul gas a Cipro, dove le attività illegali della Turchia nella Zona economica esclusiva sono state stigmatizzate dall’Ue e dagli Usa, ma di fatto non hanno registrato uno stop.
GAS
In parallelo al dossier siriano e alle provocazioni con i migranti a Evros, Erdogan continua la sua azione a tenaglia per il gas a Cipro. Le navi Fatih e Yavuz hanno operato all’interno della zona economica esclusiva di Cipro (ZEE) dallo scorso maggio infrangendo leggi e trattati internazionali, e proprio per questa ragione Ankara le ha fatte scortare da due navi da guerra in un fazzoletto di acque dove sono transitate anche altre navi, come la portaerei francese Charles de Gaulle, la fregata francese Fremm e vari mezzi americani.
La tesi di Ankara è che i turco ciprioti hanno il diritto di condividere le entrate provenienti dalle riserve di gas naturale al largo dell’isola divisa di Cipro, mentre il governo cipriota afferma che la questione sarà risolta dopo che un accordo di pace sarà stabilito nell’isola, non solo divisa, ma occupata abusivamente da 50mila militari turchi.
LIBIA
Lo spettro di azione turco come è noto si è allargato nel 2020 alla Libia, dove la Turchia ha in programma di estendere la sua ricerca di gas alle acque territoriali grazie ad una serie di accordi firmati con il governo di accordo nazionale riconosciuto dall’Onu (GNA) in cambio del sostegno militare al governo con base a Tripoli. In contemporana ha avviato una disputa con la Grecia per l’isola di Kastellorizo, famosa per essere stata teatro del capolavoro di Gabriele Salvatores, “Mediterraneo”.
KASTELLORIZO
L’atollo di soli 11,98 chilometri quadrati rientra nella strategia turca finalizzata ad abolire i confini marittimi. Lo ha denunciato il premier greco Kyriakos Mitsotakis secondo cui “il tentativo della Turchia di abolire i confini marittimi di isole come Creta, Rodi, Karpathos e Kastellorizo con escamotages non produrrà risultati legali a livello internazionale”. Delle isole che ha menzionato, Kastellorizo si trova a soli 2 km dalla costa turca. Gravi inoltre le parole del ministro della Difesa turco Hulusi Akar, che attacca ancora il Trattato di Losanna: “La Grecia ha militarizzato illegalmente 16 delle 23 isole (ai sensi del Trattato di Losanna) dal 1936. D’altro canto, rivendica una piattaforma continentale di sei miglia, sostenendo che ha uno spazio aereo di 10 miglia, mai visto prima nella storia. Questo non ha senso”.
ESCALATION
La reazione della Difesa ellenica è in un paper che disegna gli scenari relativi ad una possibile escalation della situazione. Se fino allo scorso anno Atene si attendeva una crisi locale o regionale, con l’ingombrante vicino, adesso il quadro è sensibimente mutato. In pochi si aspettavano che Erdogan avrebbe innescato una reazione, più di nervi che strategica, con la crisi dei migranti a Evros, perimetrata sul doppio obiettivo di destabilizzare la Grecia e ricattare l’Europa, sfruttando in questo modo le conseguenze militari, economiche e sociali del suo coinvolgimento in Siria.
La Difesa di Atene programma, quindi, un altro assetto di mezzi e personale tarato su ampi orizzonti, poco avvezzo all’improvvisazione, ma figlio di un copione che viene scritto in questi giorni al fine di non farsi trovare impreparato, a tutti i livelli.
twitter@FDepalo