Sei F-35 italiani in una delle maggiori base aeree al mondo per una delle più complesse attività d’addestramento per il combattimento aereo. Considerando l’emergenza Coronavirus, il complottismo (qui smontato) che circola su Defender Europe e la debole cultura della difesa nel nostro Paese, ci sarebbero tutti gli ingredienti per una nuova ondata di bufale e fake news. Non è così, un po’ per l’assenza dei grandi riflettori mediatici per l’esercitazione “Red Flag 20-2”, in corso in Nevada, nella base di Nellis della US Air Force, un po’ perché l’Aeronautica militare italiana ha ormai acquisito un ruolo di leadership europea sulla quinta generazione, elemento che consolida il legame con il partner americano (mentre Donald Trump twitta le Frecce tricolori per esprimere vicinanza alla Penisola).
L’ESERCITAZIONE
L’esercitazione è già partita da circa una settimana, considerata tra le più complesse al mondo per le forze aeree coinvolte. Punta ad addestrare i militari al combattimento aereo e al dispiegamento rapido, simulando una molteplicità di scenari operativi in cui diverse squadre si affrontano. I partner internazionali di questa edizione sono Italia, Spagna e Germania, con il nostro Paese che si conferma assiduo frequentatore della Red Flag americana. “L’esercitazione ci permette di lavorare con una varietà di aerei, caccia, bombardieri e velivoli per il riconoscimento, la Guerra elettronica e il commando e controllo, così come su forze cyber e spaziali”, ha spiegato il colonnello William Reese, comandante 414esimo Combat Training Squadron (CTS) americano che coordina le manovre.
L’EVENTO PER L’ARMA AZZURRA
Per l’Aeronautica militare guidata dal generale Alberto Rosso, si tratta “del più importante e complesso evento addestrativo del 2020”, in cui “i piloti consolidano le capacità d’impiego dei sistemi d’arma in dotazione e la validità delle rispettive tattiche, mediante l’organizzazione ed il coordinamento di pacchetti costituiti da un elevato numero di velivoli”. La grande novità italiana è comunque l’impiego degli F-35: “Un’eccellente occasione addestrativa – spiega la Forza armata – per accrescere ulteriormente e consolidare il ruolo del nuovo velivolo quale enabler fondamentale in scenari complessi, che includono minacce aeree e terrestri avanzate, permettendo una maggiore efficacia anche degli assetti di quarta generazione.
UN “GAME CHANGER”
Gli Stati Uniti hanno utilizzato il caccia di quinta generazione nell’ambito della Red Flag dal 2017. Già allora il velivolo si dimostrava superiore agli altri assetti, “in grado di vedere dove velivoli di precedenti generazioni non vedono”, nonché “di contrastare ed eliminare minacce avanzatissime”. La media per gli assetti era di venti nemici abbattuti per ogni caccia perso, elevatissima, tra l’altro per un assetto che non fa dell’attacco il suo primo elemento di forza. È così che il velivolo di Lockheed Martin è diventato protagonista dell’esercitazione. In una delle edizioni dello scorso anno, erano arrivati a Nellis tre istruttori dell’Aeronautica italiana, inseriti in un reparto internazionale con colleghi statunitensi e norvegesi per volare però su velivoli americani al fine di incrementare le capacità di formazione di piloti.
I PRIMATI
Quest’anno la partecipazione italiana è salita di livello. In Nevada sono arrivati infatti sei velivoli del 32° Stormo di Amendola, ormai all’avanguardia nel Vecchio continente per ciò che riguarda gli F-35. Gli assetti italiani sono stati i primi in Europa a dichiarare la capacità operativa iniziale (era il dicembre del 2018), ma anche a essere dispiegati in una missione Nato, in Islanda, venendo certificati dall’Alleanza per la piena capacità operativa lo scorso ottobre. D’altra parte, nel dicembre 2016 il 13° Gruppo dello Stormo di Amendola fu il primo in Europa a ricevere il velivolo, arrivando a integrarlo nel sistema di Difesa aerea nazionale a marzo del 2018. Primati operativi possibili anche grazie a quelli industriali, con lo stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, protagonista della prima trasvolata oceanica e del primo assemblaggio di quinta generazione al di fuori degli Stati Uniti.
L’F-35 DIPLOMACY
Trattandosi di un programma internazionale che punta ad accrescere l’interoperabilità tra partner e alleati, il velivolo italiano è oggetto crescente della cosiddetta “F-35 diplomacy”. Già lo scorso luglio, la base pugliese di Amendola ospitava le prime attività addestrative bilaterali sui cieli italiani tra F-35 dell’Aeronautica e gli stessi assetti di Regno Unito e Stati Uniti. In quell’occasione, si testava tra l’altro il concetto di “supporto logistico avanzato”, basato su un sistema denominato Alis, che consente di gestire richieste, movimentazioni e distribuzione delle parti di ricambio su scala globale. In sintesi, si tratta della possibilità che qualsiasi base che ospita F-35 nel mondo, sia in grado di sostenere anche i velivoli degli altri Paesi. I ritorni operativi e logistici sono evidenti.
GLI ALTRI ASSETTI COINVOLTI
Nella base di Nellis non ci sono però solo gli F-35 per l’Italia. La partecipazione alla Red Flag permette difatti all’Aeronautica di aderire per la prima volta dal 1989 all’esercitazione con tre tipologie di velivoli. Ci sono anche gli Eurofighter (alla seconda Red Flag dopo il 2016) e il velivolo da sorveglianza, comando e controllo Caew, anch’esso al debutto nel particolare scenario addestrativo di Nellis. Un debutto che risulta di particolare interesse anche perché è un primato a livello internazionale. Il velivolo italiano ha il compito di gestire “un numero elevatissimo di aerei per la prima volta in un poligono americano”.