La prima Opa in tempi di coronavirus è arrivata. La giapponese Mitsubishi con la sua controllata Agb ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto su MolMed, azienda biotech quotata a Piazza Affari, specializzata in terapie per la cura del cancro e delle malattie rare.
Anche se l’offerta parte da una rivalutazione del 110% del prezzo delle azioni di MolMed (ieri aveva chiuso a 0,24 euro) a 0,518 euro per complessivi 240 milioni di euro, è chiaro che in un momento molto difficile per la sanità italiana possono finire sotto pressione quelle aziende che nell’arco delle ultime due settimane hanno lasciato sul terreno oltre il 30% del proprio valore.
Insomma c’è il rischio concreto, come paventato più volte dal Copasir, non ultimo l’intervento del suo presidente Raffaele Volpi, che a prezzi di sconto interi asset italiani potrebbero finire in mano straniere. Un esempio su tutti sono le banche, il cui indice azionario ha lasciato nell’ultimo mese sul terreno quasi il 50%, (Unicredit è scesa da 14 euro a 7 euro, Intesa da 2,54 a 1,45) per non parlare poi di colossi come Eni che anche a causa della crisi del petrolio ha visto il suo prezzo nell’ultimo mese scendere da 13 a 7 euro o nel campo assicurativo di Generali che in mese ha visto le sue azioni passare da 18,77 euro a 10,80.
“Presenteremo emendamenti al Decreto cura per estendere la golden power anche a Banche e Assicurazioni, per evitare scalate ostili che possano mettere a rischio il credito alle imprese e soprattutto il rinnovo dei titoli pubblici” spiega a Formiche.net il vicepresidente del Copasir, Adolfo Urso che tra i primi ha lanciato l’allarme sul rischio di uno shopping straniero verso gli asset strategici per il nostro Paese.
“Tanto più in questo momento in cui appare a tutti chiaro come diventi sempre più importante la sostenibilità del debito pubblico – prosegue Urso – Nel contempo abbiamo chiesto che il governo appronti un piano di emergenza nazionale per salvaguardare il Sistema Italia consentendo a CdP di utilizzare le risorse di Poste per evitare la colonizzazione del nostro sistema industriale. Se il ministro francese Le Maire ipotizza la nazionalizzazione delle imprese strategiche noi dobbiamo almeno erigere una linea di difesa altrettanto forte, credibile, tempestiva nell’intervento, efficace nella gestione”.
Tornando a MolMed, la società nata nel 2004 come start up dell’ospedale San Raffaele, non è che l’ultima azienda di un comparto strategico come quello del Big Pharma che presto potrebbe finire in mano straniere, visto il caso di Recordati che appena un anno e mezzo fa è finita al fondo inglese Cvc Capital Partners.
La società milanese non era messa in cattive acque, tutt’altro. Nel 2019 infatti I ricavi erano cresciuti del 21,4% a 36,272 milioni di euro rispetto all’esercizio precedente grazie allo sviluppo del business conto terzi che ha registrato ricavi di vendita per 34,338 milioni (+41,8%). Proprio per questo i giapponesi si sono decisi a promuovere l’offerta pubblico d’acquisto con l’obiettivo di ritirare MolMed da Piazza Affari raggiungendo in prima battuta con l’opa almeno il 66,6% del capitale.
Il maggior socio di MolMed, il gruppo Fininvest è intenzionato ad aderire all’offerta con l’intera sua quota pari a poco più del 23%. Fonti vicine alla società di Silvio Berlusconi hanno spiegato che questa strategia è coerente con quella della holding di concentrarsi sul proprio core business, ovvero la tv e l’editoria. Intanto un altro pezzo di made in Italy presto parlerà giapponese.