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Perché ho cambiato idea su Draghi (ma non su Conte). Parla Becchi

Irriverente, graffiante. Paolo Becchi, editorialista su alcune testate e docente universitario è una delle voci più critiche al governo. Ma, soprattutto, il suo punto di vista sbriciola a suon di tesi strutturate molte delle misure che Conte&C hanno adottato per gestire l’emergenza Covid-19. Peraltro, è uno degli intellettuali per così dire “non conformi” che hanno firmato l’appello dell’ex presidente del Senato Marcello Pera di cui abbiamo dato conto su Formiche.net. Sebbene Becchi stesso si definisca “abbastanza restio a firmare documenti e manifesti: “In genere li trovo inutili” l’eccezione è dovuta al fatto che “a fronte di alcune scelte scellerate che stava prendendo il governo, ho creduto che fosse il caso di assumere una posizione chiara”. Non foss’altro che per un’esigenza di ribadire che “il diritto al dissenso deve essere garantito anche in un momento di crisi come questo sennò, oltre a morire le persone, muore anche la democrazia”.

Tenere aperto il Parlamento, facendo in modo che le due Camere lavorino perché “il coronavirus non può uccidere la democrazia”. Un messaggio “breve ma chiaro – dice Becchi – , per il quale mi sono trovato nuovamente in sintonia con Marcello Pera”. “Attenzione però – ammonisce il professore – non si tratta di un messaggio che mira alla disobbedienza civile. Non si vuole far passare l’idea che i cittadini debbano uscire di casa e fare quello che vogliono. Il governo sta adottando delle disposizioni – sbagliate a mio giudizio – ma, per dirla con Gustav Radbruch, non a tal punto ingiuste dal dover chiamare la cittadinanza alla ribellione”. Dunque, le limitazioni volute, pensate e annunciate dall’esecutivo “non sono l’unica via per il contenimento del virus e rischiano di avere pesanti ricadute, anche in termini economici sul nostro Paese”.

L’alternativa è “il modello coreano: magari si viola qualche disposizione sulla privacy di quarantamila persone. Ma almeno non si tiene agli arresti domiciliari un paese intero”. Ma Becchi trasgredisce alle regole? “No. Io resto a casa, con la speranza di mandarli a casa”. Direi che i destinatari sono quantomai espliciti. Ma il problema della clausura maxima, a detta di Becchi, è da individuarsi nel fatto che “gli esponenti di Palazzo Chigi si sono fidati solamente dei virologi e dei medici italiani, a partire da Burioni. Il quale peraltro nel 2010 non ha neanche passato il concorso da professore ordinario a ‘La Sapienza’”.

Peraltro, Becchi su Burioni tiene a ricordare come “per primo fu lui che qualche tempo fa, in alcune trasmissioni televisive, minimizzava l’entità dell’emergenza, salvo poi ricredersi”. Al netto della questione sanitaria, Becchi focalizza la sua critica anche sulle tipologie di provvedimenti che il governo sta adottando: i decreti del presidente del Consiglio. “È gravissimo che molti costituzionalisti blasonati del calibro di Gustavo Zagrebelsky stiano difendendo a spada tratta Conte, Gualtieri e il governo in generale – incalza l’accademico – : si tratta di decisioni ai limiti del nostro ordinamento giuridico e, sono sicuro che, se questo tipo di provvedimenti li avesse presi uno come Salvini o la Meloni, gli stessi personaggi che oggi spalleggiano il premier avrebbero gridato all’attentato alla democrazia”.

Ma, per Covid-19, il vero grande defunto, a detta di Paolo Becchi, è l’Europa. O meglio l’Unione europea che “grazie a questa crisi avrebbe avuto un’occasione d’oro per rilanciarsi dopo aver fallito nella gestione del fenomeno dell’immigrazione, prendendo delle decisioni comuni. Invece vediamo che anche all’interno dell’Eurogruppo l’ipotesi Coronabond è stata bocciata, così come furono bocciati gli eurobond”.

Di contro, è del tutto evidente “che siamo assistendo al ritorno degli stati nazionali”. Questa crisi secondo Becchi dovrebbe servire come momento per un vero e proprio ripensamento dell’Europa a partire dai trattati di Maastricht, senza però “chiuderci in noi stessi”. Nel frattempo l’opposizione “dovrebbe fare il suo lavoro nelle sedi deputate e non su Twitter”.

Il richiamo di Becchi è molto chiaro: “Il ruolo dell’opposizione dovrebbe essere quello di mandare a casa il governo sfiduciandolo”. E poi? “L’unica via verso la salvezza per il nostro Paese è un governo di salvezza nazionale guidato da Mario Draghi”. Draghi? “Si, l’ho criticato in passato ma, leggendo il suo intervento sul Financial Times, e valutando il suo curriculum non c’è dubbio che sarebbe l’unico uomo in grado di risollevare il Paese e di far valere le nostre istanze, anche in Europa”. Un po’ uomo della Provvidenza, un po’ monocolo nella terra dei ciechi. Ora, Mario Draghi, avrà un altro grattacapo.


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