Alla fine l’accordo è arrivato e gli ambasciatori degli Stati membri dell’Unione europea hanno trovato la quadra sulla nuova missione navale che da aprile dovrà far rispettare l’embargo dell’Onu sulle armi alla Libia. Si chiamerà Irini (in greco vuol dire “pace”) e sostituirà l’Operazione Sophia il cui mandato scadrà alla fine del mese. L’Italia ha mantenuto il comando che resterà nella sede dell’attuale EunavforMed presso la caserma “Francesco Baracca” a Roma: fino alla decisione ufficiale del 31 marzo, la diplomazia dice che l’Italia “ha offerto il comando”, ma è scontato che la guida sarà affidata all’ammiraglio Fabio Agostini che il 21 febbraio è subentrato all’ammiraglio di Squadra Enrico Credendino al vertice di Sophia. L’Italia ha ottenuto che gli eventuali migranti soccorsi non saranno sbarcati nei nostri porti come prevedono le regole d’ingaggio della missione in scadenza: alla rigida posizione italiana fin dal governo Conte I, tanto da costringere Sophia a proseguire l’attività senza mezzi navali, si è aggiunta l’emergenza coronavirus che non consentirebbe un’adeguata assistenza.
L’accordo prevede che gli sbarchi avvengano in Grecia con una successiva ripartizione europea su base volontaria. La disponibilità della Grecia ha risolto un grande problema all’Ue, che sa di dover essere grata, e quindi il peso specifico di Atene sui tavoli europei sarà maggiore. Inoltre, come si era ipotizzato fin dall’inizio, è stata inserita la clausola in base alla quale le navi verranno ritirate nel caso diventassero un pull factor, un fattore di attrazione per i trafficanti di esseri umani. L’emergenza coronavirus ha stravolto anche la geopolitica, ma resta in piedi il dubbio che rendere noto l’eventuale ritiro delle navi possa favorire una ripresa delle partenze.
In attesa del via libera ufficiale degli Stati e dando per scontato l’inevitabile soccorso di chi fosse in difficoltà in mare, lo scopo principale di Irini resta quello di far rispettare l’embargo. L’intervento sarà spostato verso Est: non più nella zona del Canale di Sicilia sulle rotte dalla Tunisia o dalla Libia verso l’Italia, bensì più vicino all’Egitto nel tentativo di bloccare l’afflusso di armi verso la Cirenaica del maresciallo Khalifa Haftar. Ciò non impedirebbe però rifornimenti di armi via terra. L’Unione europea continua a manifestare ottimismo su un vero cessate il fuoco in Libia anche dopo i morti e i feriti dei giorni scorsi con accuse reciproche tra Tripoli e Haftar. Il premier Fayez al-Serraj in un discorso televisivo ha accusato Haftar di considerare il Covid-19 un suo alleato nell’attacco a Tripoli anziché un nemico comune.
A EunavforMed-Sophia partecipano sulla carta 26 nazioni con un apporto limitato in questo momento a cinque velivoli, di cui uno italiano, e un Predator italiano. Non si sa ancora quanti Stati parteciperanno a Irini, che formalmente si chiamerà EunavforMed-Irini in quanto forza navale europea nel Mediterraneo: l’elenco uscirà da quella che in gergo tecnico si chiama Generation Conference che va fatta entro il 31 marzo, anche se dovrebbero farne parte Italia, Spagna, Francia, Germania e Finlandia. Come sempre avrà un ruolo importante l’attività di intelligence, parte integrante delle missioni, e come per Sophia si prevede la possibilità di interventi anche sul territorio libico o nelle acque di competenza se le autorità lo permetteranno. È stato impossibile finora e probabilmente lo sarà in futuro.