I numeri diffusi oggi dall’Istat parlano chiaro, il Paese arretra, a dispetto dei quasi 4 miliardi di euro messi sul piatto dal governo (flessibilità dell’Ue permettendo) per fronteggiare l’emergenza coronavirus. L’Istituto di statistica ha confermato il calo del Pil dello 0,3% nel quarto trimestre 2019. Ma il dato che deve più preoccupare è un altro e cioè quello della crescita acquisita.
Vale a dire quella che si realizzerebbe nel 2020 se tutti e quattro i trimestri fossero a crescita zero. Una sorta di effetto trascinamento che arriva dall’anno precedente. Ebbene, il dato è previsto in calo dello 0,2%. In altre parole, con l’ultimo trimestre dell’anno già col segno meno e con la ragionevole prospettiva di un 2020 già negativo, il nostro Paese di trova già in recessione. Anche perché c’è un altro dettaglio, poco trascurabile. A novembre il coronavirus non esisteva ancora, tanto meno i suoi effetti devastanti sull’economia reale. Eppure il Pil era già negativo. In altre parole, c’erano e ci sono, problemi strutturali che vanno ben oltre il coronavirus.
Tornando ai dati dell’Istat, dall’Istituto di statistica hanno fatto sapere che “la diminuzione del Pil è stata determinata dalla domanda interna, in particolare dalla variazione delle scorte”. Il dato sulle scorte ha infatti contribuito negativamente per 0,7 punti percentuali al calo congiunturale, nettamente positivo invece il contirbuto della domanda estera (+0,6%) mentre è debolmente in calo quello dei consumi interni (-0,1%). A livello settoriale, l’Istat evidenzia che nell’ultimo trimestre del 2019 “si registrano andamenti congiunturali negativi sia per il valore aggiunto dell’industria sia per quello dei servizi, diminuiti rispettivamente dell’1,2% e dello 0,1%, mentre il valore aggiunto dell’agricoltura è cresciuto dell’1,4%”.
Le cifre di questa mattina hanno immediatamente innescato la reazione della politica. Su Twitter, il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin ha dato una sua lettura della situazione. “Il 2020 è iniziato già con un -0.2% di Pil sul groppone e prima del coronavirus. Bene i 3,6 miliardi per cassa integrazione e risorse salute, ma se non immaginiamo subito uno shock la situazione diventerà grave. Le nostre prime 2 idee: sblocco cantieri e blocco mutui”.