Quest’anno una Pasqua inedita. In digitale la preparazione liturgica, i riti. Settimana Santa senza la presenza dei fedeli. Ma Papa Bergoglio, con energia, tiene unite individualità smarrite, più che mai alla ricerca di fede e speranza e con la voglia di far parte di comunità che partono dalla famiglia e diventano ‘globali’. In un abbraccio che non conosce confini. Per i propri cari ma anche per chi non si conosce.
“In questo momento di prova dobbiamo cercare di fermare il contagio, senza fermare la nostra preghiera, anzi, moltiplicandola”, ha detto il Segretario della Congregazione del Culto divino, l’arcivescovo Arthur Roche. “La Domenica delle Palme si celebrerà dentro le chiese, senza la processione esterna. La Veglia di Pasqua sarà celebrata solo nelle cattedrali e nelle chiese parrocchiali”.
La meditazione del saggista John Donne rimbomba, ora, nella nostra mente: “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”.
E fa riflettere anche sul ruolo e sulla coesione dell’Europa che delude, in questo frangente.
Ogni attimo, ogni giorno, da quando ha avuto inizio l’emergenza sanitaria, tutto quello che ascoltiamo dai media ci sembra già detto, siamo particelle che galleggiano in un mondo sempre più ingovernabile e l’unico conforto è sentirci uniti e solidali.
Millenaria la storia dei virus. Si hanno tracce della poliomelite, in Egitto, sin dal 1500 a.C.. E la storia, anche recente, ricorda temibili virus. La peste di manzoniana memoria del 1656, la “Spagnola” nel 1918 (50 milioni di morti), l’Aids, l’Ebola, la SARS, per citarne qualcuno.
Ma ora ci fa paura lui, il “corona” che determina la Covid-19, un microorganismo invisibile, il virus che ha acquisito il primato di espandersi in maniera così veloce su scala globale. Un nemico che viene dal pipistrello, “a trasmissione interumana”, per il quale non abbiamo anticorpi né cure e vaccini. Un’insidia soprattutto per i più anziani ma che non trascura anche qualche giovane e in piena salute. E incute paura, soprattutto, per gli “asintomatici”, potenziali e ignari veicoli del contagio.
Scienziati, climatologi e epidemiologi guardano, ora, anche al cielo e alle condizioni metereologiche valutando se, a temperature più elevate, la diffusione del virus possa ridimensionarsi. Una speranza per i prossimi mesi.
La scienza, la sanità, la politica, la religione e il mondo della solidarietà, sociologi e psicologi, mai come in quest’occasione, sono mobilitati con altruismo e massima dedizione. Una meravigliosa “gara” per salvare vite, per individuare soluzioni e per contenere ansia e fragilità, in una situazione che ha costretto l’Italia e il mondo a capovolgere drasticamente abitudini e prospettive di vita.
Il mondo della cultura ci ricorda, con tante iniziative, che l’Italia è, soprattutto, un messaggio umanistico per il Pianeta. E che questo è anche il momento di riscoprire la dimensione culturale della nostra vita.
Contro l’odiato coronavirus, poche certezze, se non l’isolamento. Isolare noi per isolare il malvagio. Non ci sono zone franche. Il virus ha abbattuto ogni “muro”, visibile e invisibile, livellando tutto e tutti.
Gli italiani hanno imparato a “fare la fila”, a rispettare divieti “mantenendo la distanza”, a riorganizzare il tempo e il lavoro. Da casa. A compilare, per poter uscire, un “modello”, via via sempre più stringente, per convincere a “stare a casa”. Improvvisati “combattenti” dai comportamenti virtuosi che, ora, molti Stati ammirano ed emulano, nella “sospensione” di tutto, abbiamo imparato ad accettare l’attesa. Abbiamo ripreso a “vivere in famiglia”. Con difficoltà diverse per ciascuno. Per la coppia, per i singoli, per i giovani, per gli anziani.
Negate e ribaltate le precedenti “buone abitudini”: attività motorie, contatti, incontri, relazioni. Il Nord, fino a quando è stato consentito, ha cercato ‘rifugio’ al Sud.
Un esercizio di pazienza per tutti. Una prova drammatica per le donne vittime di violenza, ora prigioniere, ancor più, della paura, nelle proprie case. E anche per le persone più fragili, non solo anziane, incapaci di affrontare la quotidianità.
Timoniere, ora più che mai, la donna. A quanto risulta, meno esposta al nuovo contagio (secondo alcuni dati, circa 2 su 8 rispetto all’uomo in terapia intensiva) grazie a geni e ormoni e ad un migliore sistema immunitario e a stili di vita, come è stato affermato.
Mamma, moglie, figlia. La donna mette in campo anche in questa fase capacità nuove e inesplorate, tacitando propri bisogni. Organizzazione e dedizione rimodulate e incrementate. Disponibile a donare, ora, ancora qualcosa di più a chi è vicino, Ma anche ad affetti lontani. Non dimenticati, non appannati dalla mancanza di fisicità. Un abbraccio “virtuale” e un sorriso per tutti. Spesso con ironia e con tanto coraggio.
Mentre crollano, insieme alla Borsa, furti e rapine, in Rete è boom di minori adescati (rilevazione Ministero Interno tramite algoritmi, non attraverso denunce) e truffe telematiche. Il Male persiste comunque? Mamme in allerta!
E sempre più impellente è l’interrogativo di fondo: quando finirà tutto questo? Vano ogni tentativo di trovare risposte. Non c’è una data di scadenza e sarebbe azzardata ogni previsione.
E come ne usciremo? Dopo la “bufera” saranno spazzati via gli inutili orpelli sui quali abbiamo costruito la nostra esistenza e, in qualche modo, la nostra stessa identità?
Persone, relazioni, situazioni, potere. Tutto sembra sfumato, di fronte al presente che ha chiesto di cambiare ogni cosa. Con violenza e strappo, senza preavviso.
Il senso della “normalità” della vita sembra aver riacquistato consistenza. È tutto quello che ora vorremmo.
Mentre dolorosi decessi sembrano, al contempo, sottrarre valore e significato alla vita del singolo individuo.
In questi giorni mi chiedo, spesso, come avrebbe reagito mia madre alla difficoltà del momento. Lei che ha vissuto la guerra e, poi, il terremoto dell’Irpinia e tante difficoltà. Vedova e con tre figli piccoli. Il ricordo e il suo esempio di coraggio e di fiducia ma soprattutto di controllo e di serenità, sono la mia forza. Quando mi sembra di vacillare.
E, assistendo alle negate esequie per tante persone e condividendo il grande dolore dei parenti nella modalità di quel trapasso, penso all’ultimo saluto, appena in tempo – ad inizio emergenza coronavirus – nella basilica, nel rione Monti, di Santa Prassede. Ora le ceneri di mia madre sono ‘bloccate’ dalle restrizioni dei cimiteri. Quasi “congelato” il dolore della perdita, travolto dalla necessità di un’improvvisa riorganizzazione della vita personale e familiare. Chiusa la sua stanza, non posso che ricordare l’ultimo bacio sulla fronte.
Scrivere di emozioni e di sentimenti, a volte, mi ha fatto riflettere sull’importanza del sentire, in un mondo fatto di consumo e di individualismo. A volte in solitudine.
Ci sarà un cambiamento? Ora, sospesi, soli e distanti ma uniti e solidali pur nell’assenza di fisicità, forse, percepiamo finalmente la profondità inafferrabile ci ciò che dà un senso autentico alla vita.
E bisogna sperare che la sofferenza di questo periodo non sia stata inutile e che, dopo la paura, cambi davvero qualcosa per noi stessi e per la società, per le Istituzioni e per il mondo intero.
C’è da sperare che si possa imparare a rispettare la Natura e a considerare con consapevolezza i danni irreparabili della dilagante distruzione ambientale.
E quest’anno la Pasqua, il sacrificio d’amore e la rinascita di Gesù, potranno essere la nostra salvezza.
La Vergine Maria, nel sabato santo, è l’unica che mantenne salda la fede. È la luce della speranza. Nel mistero pasquale di Cristo, manifesta il suo infinito amore verso l’umanità bisognosa di salvezza. Discepola e maestra di vita cristiana.
Noi donne, prepariamoci alla Pasqua come dono d’amore. Ricordiamo ai nostri cari che il sacrificio di tutti non deve essere dimenticato. Per dare un senso forte alla nostra vita. Questa è la nostra Pasqua.
Auguro a tutti una Pasqua di serenità, ovunque voi siate.