Dal tour europeo del signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar, escono due informazioni. La prima è il doppio incontro nel sistema franco-tedesco: prima ha visto Emmanuel Macron a Parigi, lunedì, poi il capo miliziano della Cirenaica è volato a Berlino per incontrare Angela Merkel, martedì. La cancelliera tedesca sta cercando di guidare un processo inclusivo da una posizione sostanzialmente terza, riuscendo a raggiungere una quadra su una tregua attraverso la conferenza che a metà gennaio si è tenuta a Berlino. E anche nel vertice di maierirtedì ha ribadito ad Haftar che non ci sono spazi per la via militare – quella che invece l’uomo forte dell’Est sostiene, e soprattutto sostengono i suoi sponsor esterni (Emirati ed Egitto su tutti).
Siamo all’undicesimo mese da quando Haftar ha lanciato una campagna militare per rovesciare il governo internazionalmente riconosciuto che l’Onu ha insediato a Tripoli quattro anni fa. I risultati sul campo stentano, le battaglie sono in una fase di stanca, sebbene continui qualche violazione. Haftar a Parigi si è impegnato con Macron a sostenere il cessate il fuoco, ma ha precisato gli usual caveauts del caso: se gli altri ci attaccano, noi contrattacchiamo. È una tattica-retorica ben nota, che usa sempre per giustificare le sue operazioni come mosse difensive e stimolate dai nemici.
E infatti oggi fonti sul lato dell’Lna, la sua milizia, fanno sapere alla stampa internazionale che i rivali stanno programmando un’offensiva per riprendere il controllo della città di Sirte. “Tutto è pronto a Misurata, sono arrivati anche i miliziani siriani”, dicono, e intendono i combattenti irregolari che la Turchia ha inviato, insieme a equipaggiamento e qualche reparto di forze speciali, per sostenere il governo di Tripoli nella battaglia anti-Haftar – che per Ankara è un terreno di scontro fisico nell’ambito di un confronto culturale profondo sull’interpretazione dell’Islam in corso con i paesi del mondo sunnita più conservatore, come appunto gli Emirati, l’Egitto e l’Arabia Saudita.
Il secondo elemento che esce dalla visita europea di Haftar riguarda la volontà francese di sistemare il dossier in modo unilaterale. Francia e Germania avevano incluso l’Italia, solo per la questione Libia, nel sistema a due con cui gestiscono certe pratiche a nome dell’Ue, ma complice il coronavirus Roma resta esclusa da questi ultimi movimenti – che sono però l’evoluzione più significativa delle ultime settimane. Il territorio italiano è off-limits per la diffusione del virus, i funzionari dall’Italia non possono spostarsi, e Parigi e Berlino – sebbene siano soltanto un po’ più indietro nelle tempistiche epidemiologiche – continuano a portare avanti la pratica.
Probabilmente non senza volontà di scavalcare Roma, più che altro da sponda francese. Secondo uno scoop del Monde, Macron starebbe pensando a un meccanismo per riattivare l’esportazione di petrolio dalla Libia. Haftar, proprio nei giorni della conferenza di Berlino, aveva fatto in modo di muovere i gruppi tribali armati a lui fedeli per chiudere gli impianti, e da quel momento l’export petrolifero libico è praticamente chiuso, con una stima di perdita attorno ai due miliardi di dollari. Parigi, secondo il Monde, avrebbe proposto la riattivazione dei traffici – dove sono coinvolte anche società francesi – proponendo ad Haftar di non inviare alla Banca Centrale le entrate. Ossia, aggirare uno dei sistemi di equilibrio generale nel paese, avallando un’idea che Haftar ha da anni – col rischio che se parte dei proventi dovessero arrivare direttamente alle strutture finanziarie dalla Cirenaica, Haftar li possa usare per continuare a combattere con ancora maggiori risorse.
A Parigi, dal 16 al 18 marzo, sarà ricevuto anche il ministro degli Interni libico, Fathi Bashaga, un misuratino che è uno degli elementi preminenti del fronte opposto a quello haftariano. Secondo fonti interne al governo francese citate da La Tribune, durante l’incontro con l’omologo francese Christophe Castaner, potrebbe essere formalizzata la vendita di elicotteri Airbus al Governo di accordo nazionale, ossia l’esecutivo di Tripoli. Il giornale economico francese non spiega se si tratti di mezzi militari o meno. Parigi da sempre in Libia gioca una doppia partita, lasciando molti spazi ad Haftar pur sostenendo il governo regolare. Il passaggio sugli elicotteri potrebbe essere un ulteriore tentativo di portarsi avanti rispetto ad altri paesi che sono più marcatamente allineati sul fronte della Tripolitania, su tutti l’Italia.