Nel profluvio di comunicazione istituzionale che ormai cadenza i palinsesti delle nostre giornate (conferenze stampa multipiattaforma del presidente del Consiglio, quotidiano aggiornamento della Protezione Civile, messaggi di assessori e presidenti regionali), il messaggio di ieri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con i blooper caricati su YouTube, e ripresi da alcuni telegiornali, rappresenta un unicum di questo tempo difficile.
Che si sia trattato di errore di trasmissione dell’Ufficio Stampa, come riportato dal tweet del Quirinale delle 20.57, o che sia stato, piuttosto, uno straordinario espediente comunicativo, come sospettano i più scaltriti, il messaggio di Mattarella ha rappresentato un punto di svolta della comunicazione istituzionale del Quirinale, finora assolutamente ineccepibile, regolata da norme invariabili e inevitabili, in grado di rendere più che istituzionale il tono di ogni messaggio. Invece, oggi, con i due fuorionda non rimossi dal video, il Presidente si incarna in un primus inter pares, il primo cittadino che, come tutti gli altri patisce l’emozione del momento difficilissimo, non riuscendo a leggere le parole che deve rivolgere agli italiani, e riconosce l’imperfezione del suo aspetto esteriore in tempi di lockdown.
Un messaggio di umanità e semplicità, che avvicina le istituzioni al tempo difficile che tutti i cittadini stanno trascorrendo, tra incertezza del futuro, paura del Covid-19, restrizioni alle libertà personali. Una comunicazione che, nel suo essere errore in un momento difficilissimo, diventa esempio di come mantenere il peso calmo delle parole anche in circostanze estreme, riuscendo a relativizzare ciò che prima si considerava necessario (l’impeccabilità dell’aspetto, simbolica della perfezione delle istituzioni) e rivelando che anche il Presidente è uno dei tanti cittadini italiani che sperimentano le difficoltà di questo marzo 2020 con la pandemia.
In grado di scatenare un flusso di commenti e di condivisioni, il video di Mattarella è entrato nelle conversazioni degli italiani, monopolizzando con considerazioni sul Presidente, i discorsi nelle file presso le farmacie e davanti ai supermercati. In questo senso ha contribuito a fornire una forma diversa dell’agire e del comunicare istituzionale, rendendo umana e calda l’immagine di chi svolge il proprio dovere al massimo livello nelle Istituzioni, ma resta un uomo.
Al di là della circostanza dell’errore del video di ieri, non è da poco che la comunicazione istituzionale del Quirinale si è riscaldata: dopo l’avvento della personalizzazione comunicativa, con la presidenza Pertini, ogni Presidente della Repubblica ha trovato stili, formati e strumenti di comunicazione precipui. In questa direzione, sono da segnalare le foto del Presidente Mattarella sulla gallery del Quirinale. In esse, il Presidente spesso presenta una immagine pubblica calda, che supera la mera dimensione della prima carica istituzionale dello Stato e il ruolo di insigne giurista: frequenti foto con bambini di scuole e centri di volontariato, un selfie con le atlete della nazionale italiana di pallavolo, immagini con corpi di soccorso, di operatori di polizia testimoniano questa volontà, finora consegnata alla dimensione iconografica, di vicinanza alle comunità italiane.
Una dimensione di vicinanza e calore che sembra rafforzata dai due fuorionda, che hanno avuto l’effetto di rinsaldare la comunità nazionale attorno al Presidente della Repubblica-uomo che ne guida le istituzioni. Un errore che diventa un vero e proprio esempio di patriottismo costituzionale, raccolto attorno ad una figura presidenziale vicina e solidale, che si avvale, con altri formati e con uno stile particolare, della lezione comunicativa della presidenza Pertini e dei dialoghi dal caminetto churchilliani, integrandoli e calandoli nel difficilissimo contesto dell’epidemia.