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Il coronavirus farà perdere Trump? La previsione è di Moody’s Analytics

Secondo un modello previsionale elaborato da Moody’s Analytics, il presidente statunitense Donald Trump è in grave pericolo di sconfitta. La società di ricerca di Wall Street indica come principale problema per la rielezione del repubblicano il calo della borsa legato all’esplosione del coronavirus – che ancora negli Stati Uniti è in una fase iniziale dell’epidemia anche perché l’amministrazione, su indicazione del presidente, ha inizialmente negato e sminuito la minaccia e dunque sono stati presi provvedimenti minimi, a cominciare dai pochi test fatti per monitorare il numero dei contagiati.

L’analisi attuale di Moody’s inverte una valutazione di appena due mesi fa, quando il mercato azionario correva, come l’economia (effetti di cui Trump gode i benefici da sempre, sebbene siano stati innescati dalle amministrazioni precedenti), e il rating di approvazione del presidente era buono e costante. Adesso gli indici di Wall Street sono precipitati nel giro di pochissimi giorni – contro lo sprint dimostrato per tutta la presidenza Trump finora – e le aziende americane sono entrate in crisi per via del coronavirus.

Le supply chain sono state interrotte, visto che gli Stati Uniti si basano su approvvigionamenti che arrivano dalla Cina – centro dell’epidemia, colpevole di aver cercato di oscurare l’enormità della situazione. Le aziende americane sono entrate in crisi economico-produttiva, sono iniziati i primi licenziamenti – legati ancora a un effetto indiretto, ma tutto fa pensare che la situazione non migliorerà a breve. Secondo i dati di IHS Markit, l’attività commerciale nel settore privato americano è diminuita – per la prima volta dall’ottobre 2013 – a causa della debolezza del settore dei servizi. L’indice PMI composito è sceso a 49,6 (era a 53,3 a gennaio) in quanto le imprese manifatturiere e di servizi hanno notato condizioni di domanda in calo.

Domenica, con una mossa d’emergenza – che alcuni operatori si attendevano – la Fed ha tagliato ulteriormente i tassi di interesse, portandoli quasi a zero per sostenere l’economia nel mezzo della crisi. Ma secondo la Moody’s non basta. Stando l’ultimo report analitico che la società ha fornito ai clienti, l’S&P a 2700 punti e un calo del rating di approvazione di Trump al 37%  sono due elementi che modellano la vittoria, di poco, di un democratico.

L’ultimo dato Gallup – quello su cui si basano le valutazioni serie – dà il presidente al 47: spazio teoricamente ce ne sarebbe, ma la rilevazione è di fine febbraio. Gallup rilascerà in settimana un nuovo dato sull’approval, e sarà già quello un segnale indicativo. Secondo un sondaggio Reuters/Ipsos del 2-3 marzo, i Democratici sono visti dagli elettori come più propensi dei repubblicani a vedere l’epidemia come una minaccia imminente per gli Stati Uniti. È un elemento importante per le presidenziali, perché Trump potrebbe essere incolpato di aver avuto una reazione gretta e tardiva. Anche a questo si devono le due conferenze stampe in crescendo della scorsa settimana con cui ha annunciato l’intenzione di aumentare l’ingaggio contro il virus.

A chiusa generale, va comunque ricordato che i forecasters di Wall Street recentemente hanno dimostrato che, nonostante sofisticati modelli diano ottimi risultati nel campo della matematica finanziaria, nelle previsioni elettorali funzionano meno. Moody’s era uno dei grandi nomi che ha completamente sbagliato la previsione nel 2016, considerando costantemente Trump come sconfitto – previsione tecnica ribaltata dalla giuria popolare.

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