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Come non sbagliare bersaglio

Dopo aver passato le ultime 24 ore ad impallinare la Lagarde per ‘non aver fatto di più’, oggi la maggior parte dei commentatori plaude all’intervento della Banca Centrale norvegese che ha ridotto i tassi dello 0,50%. Siamo alla follia.

La Banca Centrale di Norvegia negli ultimi anni ha rialzato tre volte i propri tassi fino al livello di 1,25%, mentre tutte le banche centrali del mondo lo stavano tenendo basso. Ha fatto una scelta chiara: politica monetaria restrittiva, per attrarre capitali e far apprezzare il cambio contro euro/dollaro (fronteggiando una domanda piuttosto rigida di petrolio, se lo può permettere). Nell’ultimo mese, il valore dell’euro rispetto alla corona norvegese si è impennato del 20%. Logico quindi che la Banca Centrale sia intervenuta a ripristinare un minimo di stabilità. Non è una manovra espansiva, ma una semplice risposta fisiologica all’evoluzione dei mercati.

La BCE ha assunto decisioni importanti. Certo, non ha ritoccato i tassi, peraltro a zero (ieri l’euribor a tre mesi era a -0,473!!!). Lagarde ci ha aggiunto una ingenuità comunicativa nella quale Draghi probabilmente non sarebbe mai caduto. Ma è bene ricordare forse che la Lagarde non è comparsa dal nulla. In qualità di Direttore del Fondo Monetario Internazionale era stata scelta per accompagnare un’annacquamento della condizionalità del Fondo, che (sulla base di una lettura intransigente dell’approccio monetario alla bilancia dei pagamenti) erogava finanziamenti di breve periodo solo se il paese beneficiato assicurava una massiccia riduzione del reddito (per diminuire l’impatto delle importazioni sulla bilancia commerciale), svalutazione della moneta, privatizzazione selvaggia dei propri asset più pregiati (banche, assicurazioni, trasporti, public utilities). La Lagarde ha improntato le scelte del Fondo ad una visione più ampia, plurale e meno austerity-oriented. Ed anche più attenta allo stimolo fiscale, oltre che ai segnali monetari.

Stupirsi oggi (ripeto, al netto delle ingenuità/incapacità comunicative) perchè di fatto ha chiesto (anche qui, ripeto, in assoluta continuità con Draghi) che sia la politica fiscale (avrebbe dovuto aggiungere: non tanto a livello nazionale, ma a livello di Unione Europea), ossia i governi, ad intervenire in una situazione emergenziale come questa (oltre a mettere a disposizione più QE, iniettare liquidità nelle banche perchè assistano l’economia reale, uscire dagli schemi che obbligherebbero la Bce all’acquisto di titoli di Stato proporzionali alle quote di possesso della banca stessa, quindi intervenendo in maniera asimmetrica)… beh, mi sembra davvero bizzarro.

Il crollo della borsa di Milano a livelli mai avvenuti prima è semmai colpa di una Consob che, invece di proibire le vendite allo scoperto dieci giorni fa (o magari chiudere proprio la borsa, per non alimentare operazioni di natura puramente speculativa ed attendere la stabilizzazione delle prospettive economiche generali, invece che costringere gli operatori a svendere per coprire le proprie posizioni a breve) ha preferito far finta di nulla.

La situazione è drammatica; ed ogni aiuto può contribuire a farci uscire da una crisi dagli esiti difficilmente prevedibili. Così come la comunicazione, in questi momenti, è cruciale e non può essere lasciata all’improvvisazione. Ma almeno cerchiamo di prendercela con le persone giuste, invece che sparare a caso (o contro obiettivi facili ma sbagliati) e rischiare di non colpire il bersaglio.


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