6 ore di vertice per stabilire un rinvio di 14 giorni. È in questi numeri che emerge plasticamente tutta la fragilità dell’Europa intergovernativa, troppo lenta e farraginosa per un mondo che cambia alla velocità della luce e per un’emergenza sanitaria ed economica che richiede risposte immediate.
“Gli europei si ricorderanno di chi c’è stato per loro e di chi non c’è stato” ha ammonito la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen nel tentativo di smuovere Bruxelles dalla sua inerzia.
Ma secondo il giudizio degli italiani l’Europa ha fatto abbastanza per aiutarli a fronteggiare l’impatto del Covid-19? A darci la risposta è il Radar Swg che monitora quotidianamente l’andamento delle percezioni sul coronavirus.
Scopriamo dunque che l’operato dell’Unione europea riceve una bocciatura sonora da parte degli italiani (4,0). Segno che ad epidemia conclusa il vento sovranista potrebbe trasformarsi in tempesta. Promosse invece le istituzioni nazionali ma con qualche distinguo.
In cima alla classifica di gradimento sulla gestione dell’emergenza troviamo la Protezione Civile (7,7), la meno divisiva per sua natura e quindi per forza di cose quella che mette d’accordo gran parte dei cittadini.
Il governo Conte supera la sufficienza (6,6) ma resta ben al di sotto di Lombardia (7,4), Veneto (7,4) ed Emilia Romagna (7,1). Le regioni del Nord dunque svettano sull’esecutivo. Un indice del fatto che quella che ci aspetta sarà una stagione di robuste rivendicazioni territoriali, con la questione dell’autonomia differenziata ancora irrisolta.
È poi utile gettare uno sguardo oltreconfine per capire come le altre nazioni europee stanno vivendo l’emergenza. E così, dalla rilevazione condotta da Swg con i suoi partner esteri emerge che i più soddisfatti dei provvedimenti adottati sono proprio i cittadini del nostro Paese (78%).
Segue la Francia (71%) dove il presidente Emmanuel Macron, seppur con qualche giorno di ritardo, ha assunto misure draconiane facendo più volte riferimento al “modello italiano”.
Molto indietro la Polonia (54%) dove, dopo un primo tentativo di rassicurazione, l’intero governo nazionalista è finito in quarantena a causa della positività al virus del ministro dell’Ambiente.
Fanalino di coda infine la Germania (40%), con la lunga leadership di Angela Merkel sempre più consumata dai problemi di successione interna e della complessa gestione dei rapporti con il partito di estrema destra AfD.
La linea dura dunque sembra essere la più premiata dagli europei. Anche in questa emergenza c’è una pressante domanda di protezione e quelli che saranno in grado di rispondere più efficacemente ne usciranno più forti.