La situazione in Russia degenera e quello che fino a qualche giorno fa si considerava un Paese quasi immune dal coronavirus, adesso si prepara ad affrontare l’emergenza usando il “modello cinese”.
In diverse città stanno costruendo ospedali temporanei, come quelli realizzati a Wuhan per fare fronte a un’emergenza che potrebbe essere molto grossa, certamente molto più di come l’aveva descritta il governo fino a non molti giorni fa. Il presidente russo per primo, Vladimir Putin, nel fine settimana ha dichiarato che lui sarà comunque fisicamente al suo posto di lavoro.
Una mossa fatta per fare forza alla popolazione e dare un segno di controllo di una situazione che, purtroppo, molto sotto controllo non è e sembra destinata a esplodere nei prossimi giorni.
Qualcuno cerca di scherzarci sopra, altri di prenderla con filosofia, tipo alcuni pope che hanno celebrato la Messa domenica scorsa con la maschera antigas. Ma la tensione sale e il clima è quello di una lotta contro il tempo, scandita visivamente dai cartelli in cui il sindaco di Mosca, Sergej Sobjanin, incita gli operai a fare in fretta e dove si esalta il valore delle persone che stanno lavorando per contrastare questa emergenza. Chi può, i più ricchi, stanno allestendo dei veri e propri centri di terapia intensiva a casa loro, evidenziando una disuguaglianza sociale che in questo momento potrebbe essere percepita in modo ancora più negativo nel Paese.
I contagiati fino a questo momento, secondo le cifre ufficiali, sono appena 500. Ma si tratta di cifre ampiamente sottostimate, da chi si augura che quelle vere non vengano mai fuori. L’emergenza coronavirus, infatti, metterebbe a dura prova un Servizio sanitario nazionale, quello russo, già ampiamente carente e che il presidente Putin, nella sua conferenza di inizio anno, si era ripromesso di rilanciare.
Per lui, questa pandemia non poteva capitare in un periodo peggiore. La riforma della Costituzione, che dovrebbe cambiare il bilanciamento dei poteri nel Paese, aprendo, forse, la strada a una sua rielezione, non è ancora stata approvata e lo scoppio di una epidemia su larga scala potrebbe provocare ritardi nell’iter. Il 9 maggio era prevista una imponente manifestazione per commemorare il 75mo anniversario dalla vittoria della Seconda Guerra Mondiale, che però con ogni probabilità verrà vista solo in televisione e su internet, perché le strade di Mosca quel giorno saranno deserte a causa della pandemia.
Il presidente, però, sta giocando un’altra importante partita ed è quella in politica estera. Oltre ai problemi periodici provocati dalla bizzosa alleanza con la Turchia, Putin, se da una parte si sta ispirando al modello cinese per contrastare l’emergenza, dall’altra dovrà necessariamente rimodulare un rapporto, quello con Pechino, da una parte necessario, ma che provoca non pochi disagi al Cremlino.
In Cina hanno reagito molto male alla serrata russa, uno dei primi Paesi a vietare i voli nella Repubblica Popolare e che ha anche sigillato gli oltre 4000 chilometri di confine. A questi vanno aggiunti le decine di studenti cinesi rimandati in patria. Provvedimenti che non sono piaciuti a Pechino e che vanno interpretati, oltre che come il legittimo tentativo di frenare la diffusione del virus, anche come un messaggio per ricalibrare i rapporti di forza nella loro alleanza, che, passata l’emergenza corona virus, potrebbe non essere più la stessa.