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Respiratori (e non solo) arrivano dalla Difesa. Il contributo contro il coronavirus

Aiutare il Paese a produrre a ritmi serrati con l’aiuto di proprio personale quanto necessario a fronteggiare questa terribile emergenza. Questo lo scopo dell’iniziativa messa in campo della Difesa, che nell’ambito del supporto fornito per l’emergenza coronavirus, contribuirà alla produzione di dispositivi per le esigenze delle sale di terapia intensiva e sub intensiva a livello nazionale.

A partire dalla prossima settimana e sotto il coordinamento del Dipartimento della Protezione Civile, 25 persone dell’Azienda Industrie Difesa verranno messe a disposizione della Siare Enginereering di Valsamoggia (Bologna), allo scopo di potenziarne al massimo le capacità produttive. Le unità messe a disposizione per aumentare il rateo produttivo, lavoreranno, previo addestramento, con il personale dell’azienda italiana per i prossimi 4 mesi.

“È una situazione di emergenza e ho colto immediatamente il progetto di collaborazione Difesa-Industria civile per la produzione di respiratori polmonari destinati in primis alla Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, regioni maggiormente colpite per il numero di pazienti che necessitano di terapie intensive”, ha commentato in una nota il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. “La Difesa – ha aggiunto – è in campo nell’emergenza con tutte le forze per superare questa situazione, anche il nostro personale civile sta contribuendo al grande sforzo in atto”.

Per fronteggiare l’emergenza coronavirus, via XX Settembre ha reso, inoltre, disponibile – in caso di necessità – circa 2.200 stanze e 6.600 posti letto, distribuiti su tutto il territorio nazionale, a favore dei cittadini che dovessero avere la necessità di sottoporsi al periodo di sorveglianza sanitaria a seguito di un possibile contagio da parte del coronavirus. Il ministero, su indicazione del ministro Guerini, ha poi messo a disposizione proprio personale medico.

Nello specifico, per rispondere alle esigenze dei territori lombardi, le Forze Armate hanno disposto l’invio di 7 medici e 6 infermieri dell’Esercito, 4 medici e 6 infermieri della Marina militare, 4 medici e 6 infermieri dell’Aeronautica militare e 3 medici e 4 Infermieri dell’Arma dei Carabinieri, che si sono affiancati ai colleghi civili che da settimane stanno lavorando ininterrottamente per il Paese.

Ad oggi, le strutture in corso di utilizzo richieste per fronteggiare l’emergenza coronavirus sono quelle del Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito della Cecchignola, il polo alloggiativo della Scuola di Applicazione militare presso la caserma Riberi di Torino e il Policlinico militare Celio di Roma, che fornisce anche assistenza ospedaliera.
Nella sola Lombardia la Difesa ha reso disponibile nella Caserma Annibaldi di Milano e nel Comando Aeroporto di Linate 96 posti letto

Come il personale dell’Aeronautica militare è stato a suo tempo utilizzato per assicurare il rientro in bio-contenimento dei nostri connazionali bloccati a Wuhan in Cina, anche militari dell’Esercito impegnati nell’operazione “Strade Sicure” potranno essere impiegati per fronteggiare questa emergenza, sulla base del nuovo Dpcm in vigore fino al 3 aprile. “Si decide di ora in ora, secondo quanto ci viene richiesto”. Si apprende. L’Esercito in particolare, ha visto colpito anche il suo capo di Stato Maggiore, generale Salvatore Farina, positivo al tampone. Il generale Farina ha detto di stare bene e di trovarsi in questo momento in isolamento nel suo alloggio, “nel rispetto delle direttive governative e dei protocolli sanitari”.

Le Forze Armate lavorano in coordinamento con il Dipartimento della Protezione civile, il ministero Affari Esteri e della Salute. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, ha identificato nel Comando Operativo di vertice Interforze (COI) di Centocelle quale referente unico per la gestione dell’emergenza sanitaria.


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