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La voce istituzionale che manca(va) alla comunicazione del coronavirus

È scarseggiato, fino al messaggio di ieri sera, il momento di comunicazione istituzionale che manifestasse la presenza del governo a presidio della vicenda coronavirus. È arrivato ieri sera, in orario da Tg e da massima diffusione sulle piattaforme social, il messaggio di Giuseppe Conte all’Italia sull’emergenza in corso.

Lunghe settimane si sono succedute, da inizio anno, con un periodo di comunicazioni del premier e del governo diradate, quasi rallentate e non sempre coerenti: nel frattempo, dalla scoperta dell’emergenza alla prima valutazione, fino alla costruzione di strutture ad hoc, con il supporto di Protezione civile e comitato scientifico, grande impatto ha avuto la comunicazione dei mass media e degli esperti sul tema, riprogrammando le agende di cittadini, imprese, istituzioni, senza che venisse espressa una posizione chiara e definita dell’esecutivo, nella persona del suo presidente del Consiglio.

Mentre il giornalismo generalista approfondiva con articoli e interventi spesso orientati ad un’informazione preoccupante, risuonava forte, nel panorama comunicativo, il silenzio delle istituzioni; in parallelo al crescere del timore sociale emergeva l’esigenza da parte dei cittadini di ricevere una parola di direzione, più che di incoraggiamento da parte delle istituzioni.

In un primo tempo, il compito è stato affidato alla scienza medica, che non ha perso l’occasione per dividersi pubblicamente sulla valutazione dell’impatto del Covid-19 in tutti i tg, salotti televisivi, social.

In un secondo momento, alcuni ministri (Speranza, Azzolina) hanno assunto iniziative informative, oltre che decisionali, che sono apparse frutto di un ordine non propriamente programmato.

È giunto ieri, con un considerevole ritardo, anche in ordine ai differenti impatti dell’emergenza sanitaria sul sistema Paese, il momento del messaggio del presidente Conte, le cui sperimentate doti di comunicativa avrebbero suggerito, di contro, un investimento più precoce e mirato in questo tipo di messaggi.

Anche nel lungo contributo video di ieri sera, ripreso da tg e social, la sensazione è stata quella di un messaggio rassicurante affermato, tuttavia, con un filo di voce; laddove, invece, occorreva una voce sicura e in grado di esprimere concetti di coesione e di finalizzazione verso l’impegno a sconfiggere l’emergenza.

Esempi di comunicazione di crisi da parte di soggetti istituzionali in tempi recenti non mancano di certo, e, come spesso accade in questo ambito, sarebbe bastato riprendere, in modo intelligente e con gli opportuni adattamenti al caso nazionale, esperienze e modelli tratti dal contesto internazionale.

Un volume recente sulla comunicazione di crisi (Diers-Lawson, 2020) ricorda come in situazioni in cui imprevisti fattuali e clima di opinione particolarmente emotivo siano entrambi ad elevati livelli, sia necessario agire comunicativamente con rapidità, presentare una comunicazione unitaria, nella forma e nei contenuti, lavorare su un tono di voce realistico ma confortante e lavorare in coordinamento con tutti i portatori di interessi coinvolti nella crisi.

Questi aspetti sono stati solo parzialmente affrontati dal messaggio di Conte di ieri e sembra davvero opportuno, al fine di evitare quella forza sociale ad elevato impatto economico che è il panico, investire in maniera decisa in uno sforzo di comunicazione che prenda in considerazione questi elementi.

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