Dopo circa quaranta giorni di misure e restrizioni per affrontare l’emergenza sanitaria del Coronavirus, quale il bilancio dell’azione di governo e delle iniziative intraprese? Nei giorni in cui si discute animatamente di fase 2, anche alla luce della nascita della task force guidata dal manager Vittorio Colao, come arriva il Paese e i suoi decisori a questa sorta di tagliando?
PORRO
Secondo Nicola Porro, conduttore di Quarta Repubblica su Rete4 e vicedirettore de Il Giornale, “è già tempo perso, visto che per la fase 2 bisognava partire un mese fa”. Portiamo 30 giorni di ritardo, osserva a Formiche.net, “perché quando si chiude un Paese bisogna subito capire come fare per riaprirlo, ma noi abbiamo perso un mese durante il quale abbiamo creato una task force di cui non si capisce quali saranno i poteri”.
Non si comprende inoltre come potrà, un manager come Colao abituato a condurre un’azienda, “fare squadra con 17 persone che assomigliano più ad un centro studi che ad un pool operativo, tra l’altro in quell’elenco di rispettabili nomi mancano artigiani, commercianti, imprenditori: ovvero soggetti che abbiano senso pratico”.
Il maggiore errore politico del governo è incorniciato nella “conferenza stampa isterica di Conte, che ha cambiato tutto il quadro”. Fino al giorno prima ne aveva fatti tanti di errori, tutti veniali, come il video messaggio alla nazione affidato a Facebook, ma in quel messaggio di pochi giorni fa ha attaccato paradossalmente Salvini e Meloni dicendo che non avallerà il Mes, così come i due leader dell’opposizione da sempre sostegono. “Un corto circuito politico mostruoso”.
LOCKDOWN
Quali i controsensi italiani del lockdown? “È il meno coraggioso di tutti, perché è il più drastico: qualcuno ha costruito una narrativa di italiani delinquenti, irrispettosi delle misure di prevenzione e sicurezza, mentre nei fatti si trovano agli arresti domiciliari, più facile per loro portare a spasso il cane che il proprio figlio”. Ma non si è capito che il lockdown ha poco senso se attorno non ci sono strumenti di mappatura e di screening così come altri paesi hanno. “In Italia semplicemente si è evitato il problema: ci hanno detto solo di stare tutti a casa, mentre ci si può ammalare anche a casa per intenderci, senza dare una soluzione”.
La patrimoniale proposta da Delrio è una iniziativa solitaria? “Più che una patrimoniale è una imposta straordinaria, ma secondo me il Pd la sta già ritirando: sono convinto che Zingaretti, assieme ad una parte importante del partito, sia contrario a tale aumento delle imposizioni. Ma osservo che nell’aria, tra sei o sette mesi, c’è comunque un governo straordinario che imiterà il Mario Monti del 2011. Ovvero, oltre a mettere molte imposte su vari settori, in sordina mise anche un contributo di solidarietà sulle fasce di reddito più alte”.
ROMA VS MILANO
Chi vince e chi perde dallo scontro Palazzo Chigi-Regione Lombardia? “Questo è il momento in cui si è capito che le Regioni sono molto più vicine ai cittadini rispetto al governo – precisa Porro – . L’immagine di un premier che abbonda in conferenze stampa ma non va fisicamente nel cratere dell’emergenza in Lombardia è significativa, non mi sembra che Conte abbia fatto un passaggio da quelle parti. Questa icona ci dà il senso di chi sta a Roma senza riuscire a trovare mascherine e ventilatori, e di chi come i governatori lombardi, veneti, marchigiani e liguri stanno sui territori, in prima linea a dare risposte. Per cui credo che tra il generale in ufficio e gli ufficiali sul campo la gente si è schierata con i secondi”.
PADELLARO
“Se carrozzone oppure utile strumento lo vedremo – dice a Formiche.net Antonio Padellaro, fondatore del Fatto Quotidiano a proposito della nuova task force – ma osservo che se una persona seria come Colao, che certamente non ha bisogno di incarichi inutili, ha accettato questo ruolo vuol dire che ha avuto rassicurazioni che potrà lavorare per la ripresa”. Sappiamo che in Italia dopo la nomina e i complimenti c’è sempre il problema dei poteri, che dovranno essere reali in questa task force. Ad esempio Colao non potrà interferire con l’azione dei ministri o dei governatori ma dovrà avere la possibilità di avere degli strumenti per valutare chi, come e quando dovrà ripartire, avendo garanzie che i suggerimenti che il comitato farà saranno presi in considerazione e non restino un libro dei sogni. Bisognerà vedere come il governo darà a Colao il modo di lavorare”.
PAGELLA
“Al governo darei 7, come voto complessivo, frutto però di giudizi diversi su materie diverse. Credibilità certamente alta, bene la comunicazione, fatto salvo per qualche svarione. Velocità delle misure insufficiente, perché si poteva partire prima”. Sulla concordia gravemente insufficiente, anche se bisogna essere in due a voler andare d’accordo, “ma ormai vedo una rottura verticale con le opposizioni”. Per cui nel complesso il governo è promosso, “perché oggi il Paese sta lentamente uscendo dall’emergenza e tante misure per il dopo sono state messe in campo”.
Tra i risultati apprezzabili ascrivibili al governo secondo Padellaro ce n’è uno in particolare: il Paese si è uniformato, e ha capito perfettamente, a parte alcune eccezioni, che la strada indicata dal governo era quella giusta. In occasione dei primi provvedimenti, ricorda, nessuno poteva sapere che tipo di reazione ci sarebbe stata da parte dei cittadini. Ma il Paese “ha reagito bene sapendo di poter avere fiducia in una figura rassicurante come il premier che ha veicolato in maniera altrettanto rassicurante le iniziative agli italiani e lo dimostra la sua popolarità in crescita”.
SI POTEVA FARE MEGLIO?
C’è stato un ritardo, ammette Padellaro, nella chiusura che poi il “Paese ha pagato, soprattutto la Lombardia, per cui immediatamente il governo avrebbe dovuto ascoltare il grido di allarme della comunità scientifica che già dalla fine di febbraio aveva allertato sulla possibile drammaticità della pandemia”.
Per cui se le misure non fossero state graduali ma decise, forse si sarebbe potuto arginare l’emergenza. E poi c’è la macro questione della contrapposizione tra Chigi e Regione Lombardia, su cui Conte avrebbe potuto evitare “questo rapporto conflittuale, anche se non è chiaro dove finiscano le responsabilità del governo e inizino quelle della Regione”. Il dato è che lì tante cose non hanno funzionato, con una tensione che ha portato anche al ritardo con cui è stata proclamata la zona rossa: “Certamente avrebbe potuto proclamarla la Regione, ma è altrettanto vero che il governo avrebbe potuto imporsi”.
PATRIMONIALE
“La proposta di Delrio in questo momento è stata un calcio sui denti agli italiani che già stanno soffrendo l’emergenza”, dice Padellaro, alludendo ai tempi sbagliati della misura. C’è un momento per cercare di trattare con l’Europa per vedere cosa si riesce a spuntare e il momento successivo in cui magari sarà possibile chiedere ai cittadini un sacrificio ulteriore. “Siamo stremati, non sappiamo esattemente cosa riaprirà il 4 maggio e come, ci sono solo punti interrogativi nella vita di tante persone e in questo scenario parliamo di patrimoniale? Dal punto di vista della elementare psicologia l’ho trovata un’uscita sbagliata. Ciò non toglie che provvedimenti forti in un prossimo futuro potrebbero dover essere adottati”.
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