Abbiamo in un precedente articolo su Formiche.net per primi tracciato i motivi degli aiuti russi in Italia, indicandone tre predominanti, ovvero geopolitico, politico-interno e uno strategico-sanitario.
Una serie di articoli de La Stampa ha mosso il sospetto (adombrato anche da alti vertici Nato) che l’intervento russo sia stato finalizzato a non specificate operazioni di intelligence militare in un Paese dell’alleanza atlantica, con gli aiuti, accusati peraltro di essere in larga parte inutili, a servire da mera copertura e scusa per l’ingresso nel Paese. La Russia si è opposta duramente a questi sospetti.
Senza volere dirimere qui questa accesa polemica, tuttavia rilanciare e elaborare meglio oggi la chiave di lettura strategico-sanitaria da noi proposta a suo tempo può servire a trovare una possibile sintesi tra queste due posizioni opposte e forse farci giungere a nuove importanti deduzioni.
Per prima cosa da chiedersi è perché Mosca abbia inviato un contingente militare e non civile. Da sempre ossessionata dalla difesa da attacchi esterni di un territorio talmente grande da non potere essere presidiato, la Russia ha dagli anni della Guerra Fredda curato una sua risposta a scenari da attacco chimico-batteriologico.
La ricerca russa nel relativo campo è fatta nel settore militare, non per un preciso disegno bellico ma perché in Russia ricade nelle competenze della Difesa, come accade per molti altri settori di cui in Occidente si occupa la ricerca civile.
La seconda domanda da porsi è se è credibile che nel contingente Russo vi siano stati degli operatori di intelligence, in particolare del Gru ovvero del servizio segreto militare di Mosca.
Qui si può azzardare con certezza una affermazione positiva, anche se di per sé è una conclusione quasi scontata per chi sa come funziona l’esercito russo.
È infatti caratteristica comune di un certo modello organizzativo dell’esercito (non solo russo) avere la presenza di membri dell’intelligence a partire dalle proprie unità militari di base, tanto più se si tratta di reparti specializzati in missione all’estero che gestiscono dati sensibili come quelli in oggetto. Esserne sorpresi equivale a meravigliarsi del collegamento all’intelligence di un attaché militare di una qualsiasi ambasciata. Nulla di strano: avviene di default.
Piuttosto, ad essere meno scontata è la risposta a una terza domanda, forse la più importante, ovvero se questo personale di intelligence abbia svolto attività investigativa e, se del caso, su cosa esattamente. Qui obiettivamente le teorie che ipotizzano un intervento di Mosca alla ricerca di non meglio specificati segreti strategici italiani perdono credibilità logica e non offrono riscontri.
Ammesso che vi siano ancora aspetti militari dell’Italia sconosciuti alla intelligence russa, il modo peggiore per raccoglierli sarebbe stato con una missione “allo scoperto” della Difesa.
Dati i buoni rapporti tra i due Paesi, l’Italia è tutt’altro che inaccessibile alla Russia e offre molteplici possibilità di ingresso molto più discrete ed efficaci di un rumoroso arrivo con colonne di camion militari.
Se intelligence vi è stata, è probabile che essa si sia concentrata sullo studio di aspetti della pandemia che potevano essere reperiti solo nella zona del manifestarsi più virulento dei virus al mondo (dopo la Cina): ovvero Bergamo e Brescia.
Del primo aspetto abbiamo già scritto in anteprima mondiale su Formiche.net (senza ricevere smentite) e avrebbe riguardato l’osservare da vicino un’eventuale variazione della sequenza virale per comprenderne in anticipo una possibile mutazione in peggio. Un’informazione di vitale importanza per qualunque Paese, soprattutto se ricevuta con un certo anticipo.
Ma, alla luce del dibattito che sta emergendo tra i virologi sull’origine del virus, vi potrebbe essere un secondo probabile filone di intelligence, di estrema importanza geopolitica, poiché potrebbe ridisegnare gli equilibri mondiali a seconda dei dati che facesse emergere e alle conclusioni di ultima istanza cui potrebbe portare.
Si tratterebbe della possibilità di tracciare l’esatta genesi di un virus di cui nessuno, come di tutte le sciagure del pianeta, vuole rivendicare la paternità. È infatti possibile che i reparti di élite russi altamente specializzati abbiano scelto di andare nel bergamasco per osservare da vicino la primissima versione del virus cinese sbarcato in Europa con tutte le sue caratteristiche originarie, prima che subisse mutazioni o perdesse forza – per trarne informazioni strutturali (come ad esempio il vero tasso di mortalità e contagio) che finora sono mancate in parte perché sconosciute, in parte perché nascoste alla sua fonte, in Cina.
Sono informazioni che, una volta raccolte, potrebbero aiutare a rispondere a una serie di dubbi ancora irrisolti. Primo fra tutti, se il Covid-19 ha avuto una genesi naturale (passaggio spontaneo da animale ad uomo) o artificiale (ed è il risultato – magari involontario – di un esperimento da laboratorio).
È questo uno dei grandi punti interrogativi che ha accompagnato la nascita di questa pandemia e che ha generato un giro vorticoso di fantasiose teorie cospirazioniste che, come spesso accade in questi casi, non si sa se vengano create per accreditare o discreditare delle scomode verità.
Fatto sta che, qualunque sia l’esito della ricerca, essa rappresenta per chi se ne occupa l’occasione di trovarsi tra le mani una “smoking-gun” con un enorme potenziale di impatto negoziale geopolitico, soprattutto nei confronti della Cina, sia nel rilasciarne che nel secretarne i dettagli.
Una dimostrazione oggettiva di un’origine da laboratorio del Covid-19 potrebbe segnare per la Cina un ostacolo politico ed economico insormontabile. Economico perché, scenario senza precedenti, Pechino, pur non avendo perso nessuna guerra, potrebbe trovarsi a dovere pagare i costi di riparazione in un importo impossibile da reggere per nessuna economia al mondo.
Politico, perché si andrebbe a creare una consolidata situazione di relazioni Cina vs Resto del Mondo, cui peraltro alcuni segnali di riavvicinamento tra Mosca e Washington fanno già pensare.
Tutto dipenderà dal mistero se il Covid-19 sia nato in un mercato del pesce o in un laboratorio di Wuhan. E la soluzione potrebbe trovarsi in una casa di riposo di Bergamo.