In Turchia, l’emergenza coronavirus si aggrava. Stando agli ultimi dati, quelli, ufficiali, i contagiati sono quasi 60mila e le vittime 1200. Ma ora il presidente Erdogan è alle prese anche con un altro problema: le dimissioni (respinte) del ministro degli Esteri, Suleyman Soylu, in carica da dopo il fallito golpe dell’agosto 2016 e secondo molti l’unico a godere ancora di una relativa autonomia di intervento.
Il titolare uscente del dicastero, aveva annunciato le sue dimissioni di ieri sera. La motivazione era la gestione dell’emergenza Covid-19 e soprattutto la fallimentare sperimentazione del coprifuoco in 31 province. Tutto il fine settimana è stato caratterizzato da scene di panico nelle grandi città, con supermercati presi d’assalto e code di macchine di gente che cercava di scappare in località più periferiche. Ma l’Ufficio comunicazione della presidenza della Repubblica ha fatto sapere di averle respinte. Segno che Erdogan non vuole essere additato come il principale responsabile di una gestione emergenziale dove le pecche sono parecchie e le scelte accurate davvero poche.
La Turchia è sotto choc e non era assolutamente pronta sotto molti aspetti, incluso quello psicologico. Fino a un mese fa, la Mezzaluna sembrava non essere stata colpita in modo rilevante dal Covid-19. Invece il virus è arrivato e secondo alcuni era nel Paese già da diverse settimane. I primi casi di morti sospette, derubricati come polmoniti, risalgono a fine febbraio.
Il presidente Erdogan, quando l’epidemia non poteva più essere nascosta, aveva annunciato in televisione che l’emergenza sarebbe durata due, massimo tre settimane. Adesso sta cercando di gestire il panico, in mezzo a mille polemiche, operando su più fronti.
La critica più dura, riguarda la situazione negli ospedali turchi, pubblici o privati poco importa. Nonostante mezza Europa fosse già alle prese con il virus, la mezzaluna non ha fatto sufficiente scorta di materiale medico. Da tutte le città sono arrivate notizie di personale medico e paramedico costretti a operare senza protezioni.
Con il caso del weekend, la situazione rischia di esplodere e in molti temono che nelle prossime settimane i contagi potrebbero aumentare in modo esponenziale, mettendo a dura prova strutture ospedaliere già vicine al limite. Il governo sta facendo distribuire mascherine e disinfettanti gratuitamente, ma non basta né a bloccare il panico, né a calmare le polemiche.
Infatti il presidente Erdogan ha deciso di occuparsi anche di queste. Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, fondato dal Capo dello Stato e al governo della Turchia dal 2002, sta preparando una bozza di legge da fare approvare in Parlamento quanto prima che rende ancora più stringente il controllo sui social network.
La motivazione ufficiale è bloccare le fake nwes che si stanno diffondendo sulla pandemia e non alimentare il già altissimo allarmismo. Ma nei fatti si mira a silenziare chi cerca di denunciare una situazione che fa acqua da tutte le parti. La bozza di legge permette all’Autorità per le Telecomunicazioni di rendere inaccessibile siti che pubblicano contenuti non verificati o fuorvianti nella trattazione dell’emergenza coronavirus.
Il social dove sono state pubblicate le notizie, avrà 72 ore di tempo per fornire chiarimenti sui contenuti pubblicati, se vorranno tornare accessibili nel Paese.
Non è la prima volta che i social in Turchia subiscono censure. L’emergenza coronavirus ha dato a Erdogan lo spunto per silenziare ulteriormente l’opposizione nel Paese. Ma questa volta la situazione è seria. Il Paese è nel caos, il presidente in calo dei consensi da mesi e adesso, oltre all’emergenza Covid-19, deve prepararsi a fronteggiare anche quella economica.