Skip to main content

Covid-19, i Verdi tedeschi invocano la solidarietà (per i migranti a Lesbo)

Cooperazione, determinazione e solidarietà. Questo il trittico di proposte che giungono dalla Germania per sostenere i migranti bloccati a Lesbo nei giorni del coronavirus, mentre di altrettanta solidarietà (ma finanziaria) si discute quanto a Mes e eurobond. Ad avanzarle è il leader dei Verdi, Robert Habeck che, forte del 20% conseguito dal suo partito nell’utimo anno, sferza gli “altri europei, compresa la Germania che dovrebbero intervenire e mostrare più spirito di cooperazione, determinazione e solidarietà”.

SOLIDARIETÀ

Habeck chiede l’evacuazione dei campi profughi di Lesbo, al pari di una serie di ong come l’organizzazione ProAsyl che con il suo direttore Günther Burkhardt ha nuovamente criticato il governo federale per aver espulso due donne in Iran, con un aereo noleggiato appositamente per questo provvedimento. Questi velivoli dovrebbero essere utilizzati per salvare i rifugiati dai campi greci, ha affermato Burkhardt. Ed è stato inoltre lanciato l’hashtag #LeaveNoOneBehind per sensibilizzare una politica dei rifugiati in termini di diritti umani da attuare in questi giorni di crisi sanitaria.

Contrario alla proposta il responsabile dei diritti umani per l’AfD al Parlamento europeo, Lars Patrick Berg, che ha criticato Habeck, sostenendo che l’inclusione di altri richiedenti asilo dalla Grecia crea falsi incentivi e aggrava la situazione in Germania. Berg chiede inoltre chiarimenti sul ruolo del primo ministro turco Erdogan. Al momento l’identificazione dei rifugiati che arrivano in Germania è ancora complicata. Solo circa il 45% dei richiedenti asilo ha documenti di identità con loro, ha dichiarato alla stampa tedesca il capo dell’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (Bamf), Hans-Eckhard Sommer.

QUI LESBO

Migliaia di rifugiati sono ancora bloccati a Lesbo, dove la situazione può solo degenerare. Temendo un contagio illimitato, il governo greco da due settimane ha vietato le visite a tutti i campi profughi nel paese da dove tutti i migranti hanno bisogno dell’autorizzazione della polizia per uscire. Nei campi circa 42 mila persone sono ammassate in strutture progettate per ospitarne solo 6 mila, rendendo impossibile il rispetto dei minimi requisiti di igiene. Nell’hotspot di Moria c’è un bagno ogni 167 persone, una doccia ogni 200 persone e un rubinetto per 1300 persone. “Se il coronavirus venisse qui sarebbe un enorme disastro” denunciano i rappresentanti in Grecia di Medici Senza Frontiere.

Il governo greco ha predisposto un piano ad hoc per le isole ospitanti, separando rigorosamente i migranti appena arrivati e destinandoli in campi separati dotati di centri sanitari speciali.

QUI UE

Sul tema si concentrerà in videoconferenza la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento europeo convocata per il prossimo 2 aprile. Secondo il Parlamento europeo mentre le tensioni lungo la frontiera ellino turca di Evros sembrano essere state attenuate nelle ultime settimane, crescono invece le preoccupazioni per le cattive condizioni di vita dei richiedenti asilo nei centri di accoglienza sovraffollati nelle isole del Mar Egeo. Questa la ragione per cui alla seduta parteciperà il ministro greco per le migrazioni Notis Mitarakis e il ministro della protezione dei cittadini Michalis Chrisochoidis, nonché il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, il commissario per gli affari interni Ylva Johansson e il segretario di Stato croato per gli affari europei e internazionali Terezija Gras. Il dibattito verrà preceduto dalla relazione del direttore esecutivo di Frontex Fabrice Leggeri.

twitter@FDepalo

 



×

Iscriviti alla newsletter