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Cura Italia, un emendamento con le misure per proteggere i più deboli

Di Giacomo Bandini

Tempi difficili richiedono misure straordinarie. Il decreto “Cura Italia” non può essere solo una misura temporanea. Dovrebbe essere una base su cui creare le premesse per migliorare tanti aspetti dell’economia italiana e dei servizi che vengono erogati alla cittadinanza. Tra questi l’assistenza socio-sanitaria e domiciliare per i malati cronici e rari, gli immunodepressi, gli acuti non ospedalizzati e le persone disabili non autosufficienti. Si tratta di categorie da tutelare nelle situazioni di normalità che a causa dell’emergenza Coronavirus rischiano ancora più di passare in secondo piano. Non solo, rischiano di trovarsi in condizioni ancora peggiori vista la diffusione del contagio e le particolari condizioni di salute dei pazienti. Il “Cura Italia” potrebbe essere l’occasione giusta per rimediare e mettere in sicurezza una fascia debole della popolazione.

Cittadinanzattiva sta combattendo una giusta battaglia in questa direzione che merita un plauso e l’attenzione delle istituzioni. Come? Con una battaglia fuori e dentro i palazzi che si è tradotta con la presentazione di un emendamento al disegno di legge di conversione del cosiddetto “Cura Italia” che nasce dalla proposta di Cittadinanzattiva di rafforzare l’assistenza a quelle categorie di malati spesso dimenticate dall’opinione pubblica e dalla politica, specialmente in un periodo di emergenza sanitaria e sociale, attraverso il finanziamento di piani straordinari triennali da parte delle Regioni.

Come farlo? Con una misura speciale che si tradurrebbe in un aumento della spesa, sul finanziamento corrente per la sanità pubblica, pari a 1,2 miliardi di euro nel triennio 2020-2022.  In particolare si parlerebbe di 300 milioni di euro per l’anno 2020, di 400 milioni di euro per l’anno 2021 e di 500 milioni di euro per l’anno 2022. Le coperture finanziarie necessarie a sostenere l’intervento derivano da una rimodulazione del regime fiscale oggi applicato ai prodotti del tabacco riscaldato. Ad oggi, infatti, rispetto a quelli del tabacco tradizionale (sigarette classiche) godono di un sconto pari al 75% pur non essendo riconosciuto da alcun ente nazionale di sanità il maggiore beneficio per la salute umana.

Riducendo questo sconto ingiustificato, come suggerito dalla proposta di Cittadinanzattiva, dal 75% al 20% si potrebbero recuperare 400 milioni di euro nel solo 2020. Trattandosi di un mercato in forte crescita, sarebbe possibile mantenere o aumentare il gettito negli anni successivi. Inoltre, una quota delle entrate derivanti da questa modifica non inferiore al 5% del totale verrebbe destinata dalle Regioni al fine di rafforzare l’offerta di servizi per la cura del tabagismo e di problematiche fumo-correlate presso le Aziende Sanitarie Locali.

Questa è la ratio che sta dietro l’emendamento presentato al “Cura Italia” da alcuni senatori, in modo trasversale ai partiti. Tommaso Nannicini è il primo firmatario, ma sono coinvolti anche altri senatori del Pd, tra cui Mauro Antonio Donato, Alan Ferrari, Mauro Laus e Daniele Manca. Per il Movimento 5 Stelle hanno aderito Barbara Guidolin, Simona Nunzia Nocerino, Iunio Valerio Romano. Annamaria Parente e Daniela Sbrollini di Italia Viva; Pietro Grasso e Francesco Laforgia, appartenenti a LeU; Elena Fattori e Paola Nugnes, del Gruppo Misto e Paola Binetti di Forza Italia sono anch’essi tra i firmatari.

La proposta ha perfettamente senso e merita visibilità. In primo luogo, è necessario tutelare i cittadini che più di tutti rischiano di subire le conseguenze dell’emergenza da un punto di vista sanitario. Le residenze dove si trovano pazienti immunodepressi o bisognosi di assistenza extra-ospedaliera rappresentano potenziali “zone rosse” di diffusione del virus e, spesso, sono state chiuse con disagi per i pazienti. Urge un piano straordinario e il coinvolgimento delle regioni. In secondo luogo, il governo sta faticando a trovare risorse e a negoziare il sostegno dell’Unione Europea per fare fronte alle conseguenze economiche della crisi Covid-19. In questo modo le risorse potrebbero arrivare dall’interno del Paese, senza chiedere nulla a nessuno e senza necessità di interventi “esterni”. Infine, il tabacco riscaldato ha goduto di un regime di favore per molti anni senza che le istituzioni preposte alle valutazioni scientifico-mediche sul rischio ne accertassero il minore impatto sulla salute. Ora potrebbe rivelarsi un contributo fondamentale per molte vite umane.

Speriamo che questa proposta venga accolta con favore in quei palazzi, dove spesso si forma la distanza tra cittadini e politica. Sarebbe un buon modo per tornare nuovamente all’ascolto.

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