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Def e Mes, il governo scelga la strada del coraggio. L’appello di Italia Viva

Di Mattia Mor

In questi giorni in casa mi è venuto spesso in mente il termine “coraggio”.

Abbiamo visto il coraggio degli operatori sanitari e i nostri concittadini, in un modo inaspettato e mai visto, fermi dentro le loro case, limitando la propria libertà.

L’Italia ha sfidato con responsabilità un virus prevaricatore delle nostre libertà individuali, che ha sfigurato la nostra normalità, inducendo tutti noi a fare i conti con l’incertezza.

Dal nostro punto di vista, oggi, è necessario il coraggio di proporre soluzioni, senza fare polemiche né alzare steccati.

Italia Viva, in questo periodo, ha lavorato per trovare soluzioni con l’intenzione di non lasciare nessuno a piedi.

Abbiamo lavorato, e continuiamo a farlo, per portare sul tavolo del governo proposte, con lo sguardo proteso da una parte verso chi affronta l’emergenza sanitaria, verso chi sta affrontando l’emergenza economica, così come verso le difficoltà delle famiglie chiuse nelle loro abitazioni.

Abbiamo lavorato per l’Italia in Europa e ci siamo compiaciuti di una Unione che ha ascoltato, seppur in ritardo, le nostre istanze, fornendoci quegli strumenti per poter discutere con maggiore tranquillità sul Documento di Economia e Finanza appena approvato.

Il Mes ci permetterà di finanziare la sanità pubblica ad un tasso di interesse agevolato e senza condizionalità.

Questo è per noi il coraggio di guardare avanti, di ammettere che l’Europa c’è, ci serve, e sta fornendo delle riposte.

Per noi, altre strade non ci sono: o l’Europa o l’alternativa sarà consegnarci nelle mani della speculazione o nella sfera di influenza di chi si bea della democrazia illiberale.

E se questa è la velleità di alcuni, noi ci opporremo sempre con coraggio e risolutezza: l’Italia resta e resterà a lungo in Europa.

Ma noi dobbiamo avere anche il coraggio, la serietà e la responsabilità di guardare in faccia i nostri concittadini.

Fare tutto il possibile, senza però nascondere le difficoltà cui andremo incontro.

E la realtà di cui parliamo oggi racconta, secondo i dati del Def, che, in considerazione della caduta della produzione e dei consumi abbiamo una previsione ufficiale del Pil per il 2020 al -8%, che sconta una caduta di oltre il 15 % nel primo semestre ed un successivo rimbalzo nella seconda metà dell’anno, ma, come richiesto dalle linee guida europee, presenta anche uno scenario di rischio, in cui l’andamento e la durata dell’epidemia sarebbero più sfavorevoli, causando una maggiore contrazione nel 2020 (-10,6%).

Le misure stringenti adottate per il contenimento del virus hanno determinato dal lato dell’offerta un brusco arresto dell’attività in molti settori producendo un impatto estremamente forte soprattutto sul settore dei servizi ed in particolare su quelli rientranti negli ambiti del trasporto, del turismo, delle attività ricreative, del commercio al dettaglio e di molti servizi alla persona.

Sul fronte dell’industria, l’impatto è comunque diventato rilevante nel momento in cui è stato necessario adottare le ulteriori misure di chiusura.

Dal lato della domanda, le stesse misure di distanziamento stanno comportando un’inevitabile contrazione di alcune categorie di consumo, che potrebbe in parte continuare anche dopo il ripristino di condizioni di normalità a causa della diminuzione del reddito e di cambiamenti nei comportamenti dei consumatori.

Attraverso il Decreto Cura Italia siamo intervenuti per mitigare l’impatto sul sistema economico e scongiurare il rischio che questo shock potesse intaccare il potenziale di crescita di medio-lungo periodo del Paese.

Le misure assunte hanno rappresentato una prima risposta per proteggere la salute dei cittadini e salvaguardare il funzionamento del sistema sanitario, nonché per fronteggiare le più immediate esigenze di natura economica e sociale.

Il Def ascrive a tali misure un impatto positivo nella misura di circa 0,5 punti percentuali di Pil a riduzione dello shock provocato dalla crisi pandemica.

Poco, di fronte a quanto stiamo vivendo.

Più recentemente, il governo ha messo a punto un secondo provvedimento, il Decreto Liquidità, che rafforza le misure per il sostegno della liquidità di famiglie e imprese, al fine di garantire un’erogazione di credito all’economia per 400 miliardi, che si sommano ai 350 soggetti a moratoria o garantiti dal decreto Cura Italia.

Nei prossimi giorni invece, a seguito dell’intervento di scostamento rispetto all’equilibrio di bilancio che oggi andremo a votare, attendiamo un Decreto Legge che estenderà gli interventi del Cura Italia, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo onde rispondere alle esigenze della prossima fase, e prevederà misure aggiuntive per il rilancio dell’economia.

Questo Decreto deve per forza di cose essere l’occasione per prendere decisioni che abbiano effetti veloci, seri e duraturi.

Vogliamo vedere lì il coraggio di cui ha bisogno il nostro Paese.

Il coraggio di investire su milioni di imprese e sui loro lavoratori, e non immaginare di vivere di assistenzialismo.

Di sburocratizzare le procedure e permettere a chi ha la volontà di scommettere sul futuro di non arenarsi tra troppe regole e codici.

Auspichiamo dunque che il governo riconosca nel Decreto in arrivo le seguenti priorità:

  1. Credito, liquidità e capitalizzazione delle imprese;
  2. Rinvio di alcuni adempimenti fiscali e sostegno alle imprese e ai lavoratori autonomi;
  3. Misure di supporto a imprese e lavoratori dei settori sottoposti a chiusure e a prolungato distanziamento sociale;
  4. Misure per lavoratori, operatori e imprese del turismo e della cultura;
  5. Innovazione tecnologica e attrazione di investimenti privati, italiani ed esteri;
  6. Investimenti sull’educazione, la scuola, la formazione e la ricerca;
  7. Sviluppo sostenibile;

Viene poi preannunciato un ulteriore pacchetto di misure urgenti, di natura ordinamentale, che sarà dedicato a una drastica semplificazione delle procedure amministrative in alcuni settori cruciali per il rilancio degli investimenti pubblici e privati, favorendo la diffusione della digitalizzazione e l’accelerazione del processo di innovazione tecnologica, in coerenza con le raccomandazioni del Consiglio Europeo del luglio 2019, che ha posto come priorità degli investimenti anche l’aumento delle risorse per la ricerca, l’innovazione, la digitalizzazione e le infrastrutture.

Preso atto di tutto ciò, sappiamo che lo scostamento che abbiamo votato ci porterà alla manovra più grande della nostra storia, sfondando il tetto del 10% di deficit.

Indebitiamoci, ma partiamo da un assioma: i sacrifici devono servire per investire sul futuro, non per preservare il presente.

Se non prenderemo queste scelte con serietà e lungimiranza, l’Italia affronterà i mesi di crisi che verranno in misura potenzialmente peggiore rispetto a quanto leggiamo nel Def, e faremo pagare alle future generazioni un debito opprimente.

Se non approfittiamo del cambio di passo dell’Europa e della possibilità di muoverci con maggiore libertà nell’ambito dei conti pubblici, per ripensare alle priorità della nostra economia, a come mettere in piedi una politica industriale di lungo periodo, a come coniugare innovazione e sostenibilità all’interno di un’idea precisa di Paese, alla necessità di snellire le procedure burocratiche, questa crisi sarà un’occasione persa, e lo sarà anche il voto di oggi.

Noi abbiamo voluto questo governo per evitare che le forze sovraniste prendessero in mano le redini del Paese.

Se avessero ottenuto pieni poteri, oggi rischieremmo di avere una Europa che ci avrebbe voltato le spalle e saremmo rimasti isolati e preda degli speculatori.

Per fortuna così non è, ma oggi i cittadini ci guardano in cerca di risposte, vogliono comprendere, essere confortati.

Secondo una indagine condotta da Ipsos, i giovani Italiani sono i più pessimisti d’Europa.

Pensiamo che in questo momento sia necessario dare loro risposte, ad una generazione che ce le chiede con urgenza.

Al nostro Paese serve coraggio, lo stesso che ebbe Roosevelt quando decise di puntare sullo sviluppo infrastrutturale dell’America, o Churchill quando pronunciò il discorso in cui annunciava “sangue, fatica, lacrime e sudore”.

Per reagire alla catastrofe, alle macerie sociali ed economiche che già vediamo serve un grande progetto condiviso.

Abbiamo bisogno di donne e uomini coraggiosi al timone.

Che ascoltino le famiglie chiuse in casa, le ringrazino e le confortino, i ristoratori e i commercianti e diano loro le risposte sul come affrontare i prossimi mesi.

Ascoltiamo i lavoratori autonomi che hanno smesso di fatturare e vedono i propri risparmi assottigliarsi settimana per settimana, gli imprenditori che non sanno se potranno riaprire e che investono nella propria impresa per non licenziare i dipendenti, i giovani che non sanno se troveranno lavoro e gli adulti lontani dalla pensione che fanno fatica a vivere solo di cassa integrazione.

Abbiamo bisogno di leader che capiscano la difficoltà delle mamme a lavorare senza le scuole che svolgono il proprio essenziale servizio sociale, e che vedano con lungimiranza l’importanza della cultura per sostenere l’animo di un Paese e il suo essere fonte di lavoro e di sviluppo.

Bisogna arginare la povertà e mantenere le aziende nelle condizioni di tirare avanti per poi tornare ad assumere, ma è necessario intervenire sul sistema fiscale con forza.

Oggi, con le possibilità concesse dalla sospensione del Patto di Stabilità, dobbiamo intervenire, siamo obbligati ad intervenire.

Italia Viva porta sul tavolo del governo proposte concrete, per contribuire ad un dibattito troppo concentrato sulla miope visione della contrapposizione tra salute ed economia e poco propenso ad un dialogo costruttivo.

Non eravamo folli quando parlavamo un mese fa di ripartenza graduale ed organizzata, non lo siamo oggi che parliamo di riprogrammazione, non lo saremo domani quando continueremo a proporre soluzioni.

Dopo l’ecatombe della guerra l’Italia è risorta, ma lo ha fatto perché ha scommesso su se stessa, sulle proprie intelligenze, sulla capacità di ingegnarsi.

In questa crisi vediamo la straordinaria voglia dei nostri concittadini di tornare a lavorare e dei nostri studenti di tornare sui banchi di scuola.

I cittadini sono pronti a rimboccarsi le maniche, diamogli ossigeno con la liquidità, diamogli strumenti e certezze, e una strada da seguire.

Abbiamo votato favorevolmente al Def per quella responsabilità che sempre ci ha contraddistinto e ci contraddistingue.

Ma, lo ripeto, ci sono momenti in cui per essere responsabili ci vuole coraggio.

Noi il coraggio lo dimostriamo con le nostre proposte continue, il governo lo dimostri con le sue scelte e le sue decisioni.

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