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Vi racconto il paradosso della destra italiana. Parla Saccone (Udc)

L’attuale governo ha molti limiti, dice a Formiche.net il senatore dell’Udc Antonio Saccone, ma l’alternativa è davvero quella di uscire dall’euro? La sua tesi è che al momento uno schema di larghe intese, così come proposto da Carlo Calenda, sia impossibile da attuare vista la litigiosità dell’attuale quadro partitico. Per cui in vista del Consiglio europeo di oggi auspica che un Mes per spese sanitarie senza troika, ad un tasso agevolato dello 0,4%, possa essere accettato dall’Italia.

Come giudica la proposta Carlo Calenda, di un governo di unità nazionale con i governatori a fare i ministri?

In Italia per un governo di larghe intese non ci sono al momento le condizioni perché non vi è alcuna unità: vedo purtroppo un antagonismo che, tra laltro, non agevolerà la ripartenza. In un Paese caratterizzato da un clima di collaborazione sarebbe possibile. Sinceramente non mi interessa se a Palazzo Chigi ci sia Conte o Draghi, mi interessa che gli italiani possano uscire dal tunnel della pandemia.

Troppo distanti maggioranza e opposizione?

Sembra di vivere nella barzelletta dei due che sono nella savana e vengono rincorsi dal leone. Uno dei due si ferma e indossa le scarpe da ginnastica. Allora l’altro gli dice: “Guarda che non ti salvi se te le indossi”. E l’altro gli risponde: “Le indosso per andare più veloce di te”. Ecco questa è la metafora del dibattito politico in corso, tra tifoserie che rischiano di perdere di vista il dramma che vivono le famiglie e le aziende.

Giovedì al Consiglio europeo l’Italia dirà sì al Mes senza condizioni?

Mi sembra una follia il dibattito kafkiano a cui abbiamo assistito in Aula, in nessun altro Paese è accaduto. Solo noi ci dividiamo in tifoserie e con questo tipo di livello difficilmente otterremo qualcosa. Nessuno in Parlamente vuole un Mes condizionato alla troika, ma dire no ad un Mes senza condizioni, se non quelle di usarlo per spese sanitarie dirette o indirette e con un interesse dello 0,4% sarebbe un errore. Ed è ovvio che si tratta di un prestito, qualcuno pensa davvero che sia possibile avere regali?

“Aiutare l’Italia è un’assicurazione contro i rischi del sovranismo” ha scritto sul FT l’economista Wolfang Munchau. Lo spettro dell’Italexit quanto influirà giovedì prossimo al tavolo del Consiglio Europeo?

Il tema è perimetrato in questo bivio: vogliamo rilanciare o affossare l’Ue? Tutti concordiamo sul fatto che questa Europa dovrebbe fare di più, ma l’alternativa è tornare alla lira come auspicato da Borghi e Bagnai, oppure sperare negli aiuti cinesi come detto da Di Battista? Tra l’altro osservo che esattamente un anno fa proprio Di Battista assieme all’allora vicepremier Di Maio sostennero apertamente le proteste francesi dei Gilet Gialli, contro il Presidente Macron in cui invece oggi si ripongono le speranze per costruire un’alleanza strategica che convinca gli integralisti europei sugli aiuti.

Il voto contrario della Lega in Ue l’ha stupita?

La destra che ho conosciuto e studiato, quella di Giorgio Almirante, ha detto sì ai trattati europei mentre i comunisti dell’epoca erano contrari perché temevano la lunga mano degli Usa. Oggi ci troviamo nel paradosso in cui invece la destra italiana ha paura a costruire un’Europa dei popoli. Un grande centrodestra credo dovrebbe avere a cuore la cultura della costruzione di un’Europa solidale. L’alternativa è quella di affrontare sfide globali con una visione regionale. Per oggi tutti dovremmo fare lo sforzo di tifare Europa che significa tifare soprattutto Italia.

Perché non si vede un’unità di intenti, non solo nella politica ma anche nei corpi intermedi?

Perché la politica degli ultimi anni vive questa fase di populismo esasperato che si trasforma in tifoseria e non in costrutto: e alla lunga si paga. Ecco che l’elettore, fagocitato da messaggi subliminali e non concreti, si rivolge in massa verso un movimento scollegato che, per quanto legittimato dal voto, mostra tutti i suoi limiti operativi. Lo dimostra plasticamente cosa è accaduto in Aula all’ingresso del premier: applausi del M5S e fischi dell’opposizione. Osservo che in Portogallo giorni fa il premier ha incassato l’appoggio di tutte le forze politiche in vista del Consiglio Europeo. Lo stesso avrei auspicato nei confronti di un Conte che comunque mostra tutti i limiti nella gestione della pandemia, penso ai denari ancora da far arrivare alle imprese. Ma l’alternativa non può certo essere l’uscita dall’euro.

Come fare sintesi con l’elevato numero di esperti nelle task force?

È la sconfitta della politica che, da un lato, deve avere l’ausilio degli esperti ma, dall’altro, quella pletora è un segno di debolezza. Gli alti dirigenti dei ministeri avrebbero potuto tranquillamente dare le indicazioni necessarie.

Il governo ci ha messo del suo?

Il governo Conte ha mostrato notevoli contraddizioni al suo interno, che poi vengono scontate in termini concreti nelle scelte quotidiane come la mancata liquidità alle aziende e le difficoltà per tutti i comparti. Sarà lo stesso Conte a prendere atto della inadeguatezza di questa maggioranza, perché troppo spigolosa. Se dovessi scegliere tra il fallimento di Conte e la sua santificazione, sceglierei le famiglie e le imprese italiane.

twitter@FDepalo

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