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Dibba, la Cina e la commedia all’italiana (sic!). L’opinione di Reina

Il già deputato Alessandro Di Battista del M5S dopo una lunga assenza ritorna e fa sentire forte e chiara la sua voce, che mette in ascolto la maggioranza di governo, e soprattutto l’attuale variegato M5S. Le sue dichiarazioni suscitano riflessioni profonde, tanto da sbalordire in primis una parte dei suoi colleghi di partito, perché vanno a toccare i gangli vitali della vita istituzionale, economica e politica dell’Italia. Chiedere al presidente Conte di non firmare il Mes; lanciare un appello per uscire dall’Ue e dall’euro; stringere rapporti quasi indissolubili di politica estera con la Cina non sono punti politici di scarsa influenza, sono idee che se attuate destabilizzerebbero la vita dello Stato italiano nel profondo. Ma tant’è, si è in pieno clima di commedia dell’assurdo.

Salvini qualche mese fa voleva che l’Italia entrasse a far parte del vecchio blocco orientale russo di Putin, oggi Di Battista aspira a portare l’Italia in Cina, ma non hanno ancora capito che l’Italia è ben piantata dove sta, non si è mai posto il problema di cambiare di spalla il fucile. È ben collocata nel mondo occidentale, i suoi legami con l’Ue e gli Stati Uniti sono sempre forti e convinti, a parte occasionali contingenze che pure esistono. Possono esserci delle frizioni tra i diversi partner, ma il confronto diplomatico alla fine porterà comunque a un accordo, salvaguardando gli interessi di tutti. Il ruolo dell’Italia sin dai trattati di Roma del 1957 è stato sempre strategico e di protagonista, mai di gregario. È stata piuttosto la politica italiana a indebolire la visione politica europea e estera, e ciò è dovuto a responsabilità governative e parlamentari. Con le sortite di personaggi come Di Battista e Salvini viene messa in forse la chiarezza della linea di politica estera sullo scacchiere internazionale.

L’Italia sin dai primi giorni del Mec (mercato europeo comune), primo organismo comunitario, è stata considerata sempre artefice e protagonista di un nuovo cammino di speranza. Mai è stata ospite ai tavoli delle decisioni istituzionali del Vecchio Continente. Gli italiani conoscono bene cosa ha significato e cosa ancora oggi significhi aver scelto nel 1948 l’Alleanza Atlantica, quella con gli Usa, l’area occidentale coerenti con le nostre radici, la nostra cultura, la nostra storia: settant’anni di pace e di benessere. La Cina e la Russia che cosa potrebbero oggi offrire di più e di meglio all’Italia? Molto di meno dell’Ue e degli Stati Uniti, per cui le prediche di Di Battista possono essere considerate solo delle farneticazioni. Amintore Fanfani, illuminato statista cattolico e democristiano, amava sostenere di fronte a disegni bizzarri: “andare avanti senza avventure”.

L’Italia, soprattutto in questa fase molto delicata deve andare avanti, senza farsi incantare da chi le vuol far correre pericolose avventure. Nel 1946 gli italiani proprio per evitare salti nel buio scelsero la via repubblicana e democratica, in opposizione alla monarchia, che ribadirono nel 1948, assegnando la maggioranza assoluta parlamentare alla Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi, che con il tedesco Adenauer e il francese Schumann avviarono l’esaltante e faticoso cammino che portò alla costruzione dell’Europa Unita, e che per sette decenni ha garantito pace, prosperità e benessere alle donne e agli uomini del Vecchio Continente. Il disegno fu possibile realizzarlo grazie a un sentimento comune che spingeva verso il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo: il solidarismo cristiano. Altri ancora imbracciarono con convinzione la bandiera dell’europeismo come Giorgio La Pira che ha lasciato importanti testimonianze sulla politica estera dell’Italia e sulla scelta europea compiuta con i patti di Roma del 1957. Alla Biblioteca nazionale di Firenze sono conservate opere importanti dell’attività di Giorgio La Pira la cui sintesi può essere: “Unire città europee per unire nazioni europee: pacificare, unire, denuclearizzare l’Europa per pacificare, unire, denuclearizzare il mondo”. L’Europa unita nata quindi, grazie al solidarismo e non all’egoismo degli Stati. Di Battista, prima di dare lettura di ricette strabilianti ma inattuabili, dovrebbe consultare esperti molto quotati sugli argomenti che ha proposto. Quelli del “vaffa”… non bastano più.


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