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Dottori spiega le mosse della Russia (attacco a La Stampa incluso)

Ha destato un certo clamore fra gli addetti ai lavori il comunicato del generale Igor Konasenkov, portavoce del ministero della Difesa russa, e la dura condanna dell’articolo de La Stampa sulla missione russa nel Nord Italia per combattere il coronavirus. Non succede tutti i giorni che la Difesa si imponga sul ministero degli Esteri e lanci un messaggio così abrasivo, a tratti decisamente minatorio, a un Paese alleato. La diplomazia russa è abituata, anche attraverso appositi corsi, a cercare una forma di dialogo, sia pur in un contesto di dichiarata contrapposizione. I militari no. Per questo si tratta di un evento senza precedenti, spiega a Formiche.net Germano Dottori, docente di Studi Strategici alla Luiss Guido Carli. A lui abbiamo chiesto se, oltre lo spiacevole incidente diplomatico, su cui molto ancora resta da chiarire, esista o meno una partita geopolitica dietro gli aiuti da Mosca. Che a Washington Dc osservano con grande attenzione.

Professore, si tratta di una reazione senza precedenti?

L’intervento del generale Konasenkov non ha precedenti perché si inquadra in una vicenda del tutto inedita la cui portata a mio avviso non è stata ancora del tutto compresa. Viviamo in un’epoca segnata dal cambiamento dei paradigmi. Stanno accelerando trasformazioni che erano già in corso, ma che faticavano a farsi strada. Nessuno immaginava ancora pochi giorni fa che un contingente militare russo potesse attraversare l’Italia. Ed ancora meno che questo avvenisse con il sostanziale beneplacito del nostro maggiore alleato, gli Stati Uniti. D’altra parte, anche gli americani hanno poi accolto degli aiuti provenienti dalla Russia, il che costituisce una novità persino maggiore.

Come interpretare il durissimo comunicato di Mosca?

Naturalmente, questi processi urtano sensibilità e determinano reazioni, di cui alcuni organi di stampa si sono fatti interpreti nel nostro Paese. A Mosca non hanno gradito che una mossa tanto controversa anche a casa loro fosse criticata in Italia nel modo in cui è accaduto. Peraltro, i toni impiegati sono certamente sbagliati, in particolare la chiusura dell’intervento. Ma l’obiettivo di attirare l’attenzione Konasenkov l’ha colto.

È significativo che si sia mosso il ministero della Difesa?

La Difesa russa ha preso l’iniziativa dopo la lettera dell’ambasciatore Razov a La Stampa, certo in modo decisamente più ruvido. Ma va pur sempre ricordato che gli uomini sul terreno è la Difesa russa che li sta mettendo, non altri dipartimenti dell’amministrazione: si tratta di soldati che stanno rischiando. Io penso che qualcuno a Mosca si sia offeso di rilievi che ha ritenuto destituiti di fondamento. Non escludo che la Difesa russa si aspettasse un passo formale del nostro Governo: una dichiarazione o almeno qualche precisazione ufficiale che non prendesse di mira alcun giornale, ma che ribadisse il carattere amichevole della missione che i militari russi stanno svolgendo a Bergamo, peraltro sotto la sorveglianza dei Carabinieri. È giunta solo ieri, a frittata fatta. Forse la sortita di Kanasenkov andrebbe letta anche attraverso questo prisma.

Il governo italiano avrebbe dovuto reagire più duramente? Lo fece lo scorso dicembre quando il governo cinese protestò per una conferenza stampa con l’attivista Joshua Wong al Senato.

Io penso che il governo italiano fece benissimo a reagire nei confronti di Pechino. Oggi, la cosa migliore è ribadire pubblicamente che i russi sono qui in base ad un accordo stretto tra Roma e Mosca, spiegando cosa stanno facendo in modo da dissipare ogni dubbio ed eventuale fake news. Ciò che è stato del resto l’oggetto di un comunicato congiunto della Farnesina e di Palazzo Baracchini. Contestualmente, al governo russo si è detto chiaramente che sortite come quelle del generale Kanasenkov, ancorché umanamente comprensibili, non sono certamente utili a migliorare l’immagine della Russia presso di noi. Queste missioni di aiuto, dopotutto, sono strumenti di soft power. Una comunicazione maldestra può comprometterne la valenza.

Crede ci sia del vero sullo scopo di ricerca chimico-batteriologica sottesa alla missione russa in Italia?

Che il reparto inviato in Italia sia incaricato anche di svolgere ricerche sul genoma del coronavirus presente nel nostro paese lo hanno spiegato per prime, il 23 marzo scorso, anche alcune testate russe che hanno delle edizioni italiane, come Russia Beyond. Non esiste alcun mistero al riguardo e non si tratta in ogni caso né di una forma di spionaggio né di un illecito internazionale. I russi affermano che l’eventuale accertamento di una mutazione del virus presente in Italia servirebbe a preparare meglio la Federazione Russa ad affrontarlo. Mosca possiede già il genoma del ceppo di Wuhan. Non è però da escludere che in Russia possa esserci anche un interesse ad accertare se in Italia abbia o meno avuto luogo una qualche forma di bioterrorismo o atto di guerra biologica contro il nostro Paese. Probabilmente non sapremo mai se i russi abbiano davvero avuto questo sospetto.

Ci sono anche contropartite politiche?

Il semplice fatto che militari russi siano arrivati nel nostro Paese con il consenso americano rappresenta per Mosca un risultato di portata storica. Probabilmente, senza la missione a Bergamo, non avremmo neanche visto l’Antonov 124 che è atterrato al JFK di New York.

Converrà che sulle dimensioni, l’obiettivo e soprattutto i mezzi della missione non c’è stata grande chiarezza.

I media russi hanno anche pubblicato i nomi e i cognomi delle personalità giunte da noi, ma bisogna leggerli, se non altro per informarsi. Non è neanche difficile, perché diverse testate hanno anche delle edizioni italiane.

Il comunicato della Difesa russa si chiude con toni minatori e un riferimento a un proverbio inglese, bad penny always comes back, la moneta falsa torna sempre indietro. Secondo Tass sarebbe in effetti un’azienda inglese la “committente” dell’articolo de La Stampa. Crede sia plausibile?

Avrebbero potuto risparmiarsi questo passaggio, non c’è dubbio: abrasivo, sgradevole e quindi, in ultima analisi, controproducente dal punto di vista del messaggio che la Difesa russa voleva veicolare. Quanto ai sospetti della Tass, ovviamente non ho idea delle fonti su cui si siano basati i loro giornalisti. Tuttavia, è piuttosto insolito che una società privata faccia politica. Tenderei quindi ad escluderlo. Penso invece siano entrate in gioco sensibilità individuali, le stesse che avevano già portato ad ipotizzare che la nascita del primo governo Conte potesse essere stata favorita da oscure manovre ordite dal Cremlino. Ogni opinione è legittima ed è proprio la possibilità del confronto il grande pregio della libertà di stampa di cui godiamo, un patrimonio irrinunciabile da tutelare.

In che salute è lo status di rapporti fra Italia e Russia?

Il 18 febbraio scorso è stato riattivato il format bilaterale italo-russo che coinvolge i Ministeri degli Esteri e della Difesa delle due parti, di per sé un passo emblematico, che è stato reso possibile anche dal fatto che Mosca ha compreso di non poter pretendere nulla da Roma sul piano della rimozione delle sanzioni europee cui la Russia è soggetta dal 2014.

Come viene percepito questo rapporto a Washington Dc?

Gli Stati Uniti osservano. Dialogano anche loro con i russi a vari livelli, spesso riservati, usando talvolta anche il territorio di paesi terzi, presumibilmente anche il nostro paese. Non gradiscono mediazioni non richieste, ma in questo caso non esiste alcun dubbio che Washington sia stata preavvertita dal nostro governo. Lo prova il fatto che non si siano per ora avvertite prese di distanza. Anzi, l’ambasciatore Eisenberg, che di solito non fa sconti a nessuno, ha continuato a lodare il nostro paese e il presidente Trump ha addirittura promesso aiuti. Il clima non è quello del 2011.

Cioè?

È cambiato, anche per effetto della presenza alla Casa Bianca di un politico che non perde occasioni di cercare l’interlocuzione con la Russia. Le convergenze sono possibili, anche perché a Washington cresce di giorno in giorno la consapevolezza della complessità della sfida rappresentata dalle ambizioni cinesi. Il contenimento di Pechino è ciò che lega Trump a Putin.

È in corso una competizione fra Russia e Cina sul fronte degli aiuti in Italia?

Sicuramente. Ed è la vera ragione politica sia dell’arrivo dei militari russi nel nostro paese che del consenso accordato dagli Stati Uniti allo svolgimento della loro missione. Putin si è accorto della crescente fascinazione dell’Italia nei confronti di Xi, una cosa che irrita anche gli americani. E si è mosso di conseguenza. D’altra parte, i russi si sono attivati sinergicamente con gli Stati Uniti contro Huawei in diversi paesi dell’Europa centro-orientale. Il coronavirus a mio avviso accelererà questa dinamica.

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