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Il Cane a sei zampe contro il coronavirus? Sì, ecco come (da leggere)

La lotta al coronavirus segna un passo decisivo in avanti con la tecnologia messa a disposizione dall’azienda di Enrico Mattei, lungimirante e visionario innovatore. Lo strumento con cui si insegue questo obiettivo è la piattaforma Exscalate, realizzata da Politecnico di Milano, Cineca e gruppo biofarmaceutico Dompé, che ne è il proprietario, a cui da ieri si aggiungono le infrastrutture di supercalcolo e le competenze di modellazione molecolare di Eni. Tutti i dettagli

LA PARTNERSHIP CON CINECA

La partnership avviata con Cineca, un consorzio di ricerca non profit nel contesto del quale collaborano 18 università, centri di ricerca nazionali e il ministero dell’Università e della Ricerca italiano, ha l’obiettivo di sfruttare le potenzialità di supercalcolo dell’Hpc5 di Eni – l’infrastruttura di supercalcolo non governativa più potente al mondo a livello industriale – con le migliori competenze in ambito scientifico presenti in Europa, per fronteggiare al meglio e in tempi rapidi situazioni di pandemia di interesse sovranazionale come quella attuale.

Il team di lavoro congiunto – esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato – effettuerà la simulazione dinamica molecolare di proteine virali ritenute rilevanti nel meccanismo di infezione da Covid-19, per identificare, mediante l’impiego di banche dati contenenti 10mila composti di farmaci (già noti e che hanno superato la fase pre-clinica) l’eventuale inibizione nel processo di riproduzione. Successivamente si svilupperà una attività per la ricerca di nuove molecole specifiche anti-virali attraverso lo screening di miliardi di strutture. L’architettura ibrida dell’Hpc5 rende particolarmente efficiente gli algoritmi per la simulazione molecolare.

IL COMMENTO DI DESCALZI

L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, si legge in una nota diffusa dall’azienda – ha sottolineato come “in un momento di emergenza globale come l’attuale, dobbiamo mobilitare tutte le risorse disponibili con l’obiettivo di vincere la sfida che abbiamo davanti, e siamo onorati come Eni di poter dare il nostro contributo per provare a trovare delle soluzioni a questa sfida per l’umanità”.

COME FUNZIONA l’HPC5

Lanciato a febbraio, il supercomputer Hpc5 (acronimo di High Performance Computing 5) è considerato la macchina di calcolo più potente al mondo – tra i computer non governativi e tra le prime dieci del pianeta per livello e velocità di performance – in grado di eseguire 52 milioni di miliardi di operazioni matematiche in un secondo, in aggiunta al precedente (Hpc4) triplicandone la potenza di calcolo (da 18 a 52 PetaFlop/s). Fornito da Dell Technologies, è stato ideato per supportare la trasformazione green dell’azienda grazie al ruolo sempre maggiore che avrà nel miglioramento dei processi relativi alle nuove fonti energetiche rinnovabili (dallo studio dell’energia da moto ondoso, sviluppata in tandem con il Politecnico di Torino alla ricerca sulla fusione a confinamento magnetico in partnership con il Mit di Boston).

A titolo di curiosità, Hpc5 è una batteria di unità di calcolo in parallelo: in pratica, un insieme di computer che lavorano insieme per moltiplicare le prestazioni complessive, che hanno consentito da ultimo la scoperta del super giacimento a gas di Zohr, in Egitto, la più grande rinvenuta finora nel Mediterraneo.

UN CAMPIONE TECNOLOGICO E SOSTENIBILE

Il supercomputer è ospitato nel Green Data Center di Eni a Ferrera Erbognone, nel Pavese. La struttura è una delle più innovative per l’efficienza energetica a livello mondiale e permette di alimentare Hpc5 in parte con l’energia prodotta dal campo fotovoltaico installato presso il centro, fino al 50% della potenza necessaria, in parte dalla centrale termoelettrica di Enipower, accanto al centro.

Non solo: l’intero complesso può contare su un particolare sistema di raffreddamento, che regola la temperatura sfruttando direttamente, per almeno il 92% del tempo, l’aria esterna con un doppio vantaggio, infatti il ricorso ai tradizionali condizionatori per il tempo residuo impedisce l’emissione nell’ambiente di circa 7mila tonnellate annue di anidride carbonica che, unite al risparmio assicurato dall’efficienza informatica, superano l’asticella delle 20mila tonnellate annue. Inoltre, l’aria che serve a raffreddare gli impianti (sistema di free-cooling) viene filtrata dalle polveri, con la possibilità di eliminarne circa 3 mila chilogrammi all’anno. Si conferma ancora una volta l’ambizione del Cane a sei zampe di disegnare un gruppo sempre più green.

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