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F-35 e non solo. Guerini spiega le mosse della Difesa (con Nato e Ue)

L’emergenza coronavirus ha cambiato, forse non solo temporaneamente, la vita quotidiana degli italiani e di chi li rappresenta nelle istituzioni. Ma non può sospendere la democrazia, gli impegni presi dal governo, né tantomeno alterare la collocazione internazionale del Paese.

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini fissa i paletti durante la videoconferenza “Attività d’Impresa e Rischio Paese – I Volti di una Crisi” organizzata dalla Scuola Internazionale Etica&Sicurezza, Aipsa e Citel. L’occasione è informale. Un briefing questo mercoledì per capire come “fare sistema” nella gestione in sicurezza della crisi. Con il ministro, la direttrice della Scuola Paola Guerra, e un team di professionisti del settore, il presidente di Aipsa e Svp Global security e Cyber defence di Snam Andrea Chittaro, l’head of security di Enel Francesco Ceccarelli, Manuel Di Casoli, Cfo di Fiera Milano Spa.

“L’emergenza è una sfida per le democrazie liberali – confida Guerini – lo stato d’eccezione mette a dura prova le dinamiche della partecipazione democratica, richiede la ricerca di modalità nuove”. Ma il Parlamento non può mettere i lucchetti, né la democrazia rimanere sospesa in un limbo.

Se il rischio di sospendere il lavoro delle istituzioni rappresentative deve essere evitato in tutti i modi, non va sottovalutata la portata geopolitica della crisi e l’impatto che la campagna internazionale di aiuti per il coronavirus può avere sulla postura internazionale del Paese. “Sarebbe miope non vedere anche la portata geopolitica di questa emergenza” dice Guerini, che con la politica internazionale ha una certa consuetudine, anche alla luce della sua esperienza di presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica).

Sulla missione solidale di Mosca in Italia, “From Russia With Love“, Guerini chiarisce: “È un’iniziativa importante dal punto di vista sanitario e l’aiuto dei medici russi a Bergamo è stato molto utile. “Siamo grati a tutti”, chiarisce, ma, aggiunge, “i pilastri della nostra sicurezza sono la Nato e l’Ue, e la pandemia non cambia i fondamentali della collocazione politica e internazionale del Paese”.

Sul piano interno, se un merito si vuole attribuire all’emergenza sanitaria è quello di aver riacceso i riflettori sulle priorità strategiche del Paese, e su un comparto, la Difesa, che fin dall’inizio è in prima linea per allentare la morsa del virus. “Abbiamo fatto un lavoro costante, ma discreto, e infatti non abbiamo dato un nome all’operazione di risposta all’emergenza”.

“Nei prossimi mesi” continua Guerini “continueremo a condurre una riflessione sulla cultura della Difesa”. Il ministro parla di una “lettura sbagliata” di chi, anche ora, contrappone gli investimenti nella Difesa a quelli della Sanità, come fossero reciprocamente esclusivi. È il caso dell’interrogazione sugli F-35 rivolta proprio a Guerini del senatore M5S Gianluca Ferrara e firmata da ben 50 colleghi di partito, che ha trovato un fronte compatto e contrario nel Pd.

Nessun rimorso per il lavoro fatto finora dalla Difesa, anzi. Il titolare di Palazzo Baracchini ripercorre con un certo coinvolgimento emotivo le operazioni di sanificazione delle Rsa nel suo Lodigiano, dove l’epidemia ha colpito per prima e più forte, e poi la rete di interventi su scala nazionale.

Non sono mancate difficoltà nel reperimento dei materiali, a partire dalle mascherine. “Il tema di tornare a presidiare alcune produzioni che avevamo dismesso negli ultimi anni è un problema che ci siamo posti. Questa è una delle lezioni apprese nell’esperienza di questa emergenza. Per potenziare la produzione di dispositivi di protezione individuali come Difesa abbiamo riconvertito un nostro stabilimento militare, e tra maggio e giugno saremo in grado di contribuire al fabbisogno nazionale con 5 milioni di mascherine FFP2 e FFP3 al mese”.

Ostacoli a parte, il bilancio rimane positivo, dice Guerini. Dal trasporto in biocontenimento dei cittadini all’estero alle sperimentazioni per la sanificazione delle superfici, fino al trasporto di ventilatori ed equipaggiamento medico, la Difesa italiana ha fatto da precursore per gli altri Paesi europei e Nato nella gestione della crisi. “Ho un confronto serrato in ambito della ministeriale Nato e Ue, e siamo stati chiamati a più riprese a esporre il nostro lavoro, a scambiare esperienze. Siamo fieri del lavoro fatto”.

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