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Idee per la Fase 3. Il caso dei brain trust del New deal

È vero che una delle malattie cruciali della nostra classe politica, tra l’altro figlia in parte significativa del populismo e/o del nuovo dilettantismo, è il “presentismo”, la pressoché totale assenza del pensare e, tantomeno, progettare al di là del breve o brevissimo termine. Ma rimane grave il fatto che in seno allo stesso governo e, in pratica, a tutta la classe politica non si veda emergere alcuna idea relativa alla terza fase dell’emergenza Covid-19, al come uscire dall’emergenza, al come progettare il rilancio dell’economia, della società, del Paese. Step by step: qualcuno potrebbe obiettare, siamo immersi nel pieno delle polemiche sui limiti dell’impostazione della seconda fase. Ritengo, invece, che i cittadini e gli operatori potrebbero accogliere anche con spirito diverso i vincoli e i sacrifici imposti da una seconda fase che vari hanno potuto trovare deludente se gli fosse stato presentato qualche indirizzo di fondo, una prima visione, su come il Paese potrebbe riprendere progressivamente il cammino della crescita e dello sviluppo.

E allora, preso atto dei limiti della classe politica (e di conseguenza anche della classe di governo), forse vale la pena proseguire nella via adottata dal premier Giuseppe Conte, quella di affidarsi alle “competenze”, questa volta in una versione un po’ corretta. Visto che il 2020 segnerà praticamente una depressione (vuoi che la discesa del Pil sia dell’8% come dice il Def, vuoi che sia del 9,1% come sostiene il Fmi), mi sovviene un parallelo con il metodo con cui ha affrontato la grande depressione all’inizio degli anni Trenta negli Usa il presidente americano Franklin Delano Roosevelt, che varò il progetto del New deal affiancato solo da un gruppo di cinque esperti: tre professori della Columbia University, uno di Harvard e un giudice federale.

E il New deal, che si sviluppò tra il 1933 e il 1937, fu una manovra di successo molto complessa che agiva su fattori economici, monetari, finanziari, infrastrutturali, di welfare state, industriali e altri. Tornando ai giorni nostri, dopo aver seguito sin qui la giusta linea del ricorso alle “competenze”, ma incluse in comitati un po’ pletorici, come il comitato tecnico scientifico e il comitato Colao (composto da ben 17 membri dalle professionalità più disparate) la scelta dovrebbe essere quella di affidarsi per la terza fase, quella della ricostruzione, da cominciare a preparare sin da ora, ai consigli di un “brain trust” (il concetto fu appunto per la prima volta introdotto da Roosevelt)  più ristretto, fatto di personalità dotate delle principali competenze richieste per la ricostruzione e il rilancio dell’economia.

Molto in sintesi, quali sono i fabbisogni essenziali per favorire la ripartenza, la crescita, lo sviluppo. Un piano strategico di rilancio e rinnovo delle infrastrutture, aumentandone la competitività e la sostenibilità, facendo ricorso anche ai fondi europei.

La selezione degli investimenti strategici per lo sviluppo sostenibile del Paese. Un grande progetto a tappeto di semplificazione normativa e burocratica che alleggerisca realmente per i cittadini e soprattutto per le imprese gli iter decisionali della pubblica amministrazione.

Per fortuna, il Paese dispone di risorse umane e professionali elevate, capaci di presiedere all’impostazione di progetti di questo genere. Penso ad esempio a personalità come lo stesso Vittorio Colao per quanto riguarda soprattutto l’industria e il sistema delle reti, a Carlo Cottarelli (non a caso già presidente del Consiglio incaricato, pur per un giorno) per quanto riguarda la finanza pubblica e l’economia in genere, e a Sabino Cassese la cui competenza in materia di semplificazione normativa e burocratica indiscussa. Spetterebbe poi eventualmente a loro avvalersi anche del contributo del comitato di esperti già in essere.

Grazie al loro coinvolgimento, si potrebbe fra l’altro aprire uno squarcio nella miopia della politica, motivare adeguatamente le forze sociali e offrire ai cittadini una visione e una prospettiva sul futuro che vada al di là delle critiche e lamentele quotidiane su questa o quella chiusura o riapertura o sui contenuti del modulo da mostrare alle forze dell’ordine.

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